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venerdì 3 aprile 2009

IL GRANDE BLUFF, il FIORENZUOLA tutto Sudamericano


..Oscar Colombo, Guillerme Gagliardi, Pablo Rotundo, Diego Gaston Romancikas, Sablic, Daniel Javier Bisogno, Bonifacio Gustavo Juan Nikitiuk, Soto, Leonardo Peres, Padula, Pedro Santarciere, Di Francesco, Juan Ignacio Rivara, Sablic, Marcos Alejandro Lencina, Leandro Valinotti..


(19 agosto 2001) Gazzetta dello Sport
Fiorenzuola: in panchina Mario Kempes
L' ex campione del mondo porta con sé 15 giocatori argentini pronti per essere tesserati
Fiorenzuola: in panchina Mario Kempes A Fiorenzuola sta nascendo un' isola argentina. Uno dei nuovi proprietari della società emiliana, Alessandro Aleotti, già presidente della squadra milanese del Brera, proprio in queste ore sta per concretizzare un' altra idea originale e brillante: per rilanciare il Fiorenzuola (appena ripescato in serie C2, dopo essere retrocesso ai playout) ha deciso di puntare su un gruppo di quindici giocatori argentini, tutti però con passaporto italiano. A guidare il drappello c' è un volto famoso, Mario Kempes, attaccante della nazionale campione del Mondo nel 1978. Sarà proprio lui il prossimo allenatore del Fiorenzuola. Per realizzare questo progetto sudamericano, Alessandro Aleotti ha stretto un accordo con una società di Buenos Aires, la Global, che ha avuto il compito di selezionare i giocatori. Così ieri sera la comitiva è partita dall' Argentina, con destinazione Europa. E' in arrivo all' aeroporto di Milano da dove proseguirà per Fiorenzuola, per formalizzare gli accordi verbali raggiunti in questi giorni con la società emiliana. Nello stesso tempo verranno avviate le pratiche per il tesseramento dei giocatori, che comunque si preannunciano abbastanza semplici. In serie C, infatti, non esistono limiti per il tesseramento di extracomunitari ed in ogni caso tutti i giocatori che arrivano, assicura Aleotti, sono in possesso anche del passaporto italiano. Kolyvanov in prova al Lecco (ni.bin.) Igor Kolyvanov è arrivato ieri mattina a Lecco e s' è messo a disposizione di Roberto Donadoni. L' ex attaccante del Foggia e del Bologna, svincolato, potrebbe essere tesserato dalla squadra lariana. Con il Lecco si è allenato anche Maurizio Ganz, al quale la società di Franco Cimminelli ha fatto un' offerta-record per la serie C1: 800 milioni per un anno. All' attaccante russo, che ha 33 anni e in due stagioni ha giocato una gara intera e 7 spezzoni (senza reti), sarà fatta un' offerta ingente (si parla di quasi 500 milioni). Altri affari. Un bel rinforzo per il Mestre, che ha tesserato Sebastiano Vecchiola, attaccante che si è svincolato dal Ravenna dopo l' esclusione dalla C1. Il Taranto, ceduto il portiere Gori all' Ancona, ha richiamato Capasso da Campobasso: ai molisani invece va Cimadomo, oltre a Vadacca dell' Ancona (era al Tricase). Prossima la cessione di Wilson dal Taranto all' Alessandria. IL BENEVENTO CON LA PRIMAVERA - Il Benevento, per la prima gara di coppa Italia oggi a Fasano, schiererà molti giovani della Primavera: manca l' ok della Lega sull' impiego dei 6 giocatori, già sotto contratto lo scorso anno, per i quali non è ancora stata presentata la fidejussione a garanzia. TRIESTINA IN VENDITA - (ni.bin.) La Triestina inizia la stagione con il piede sbagliato. Il sasso nello stagno l' ha lanciato il presidente Amilcare Berti, il manager che alla prima stagione in sella alla società alabardata ha vinto il torneo di C2. Berti spiega: «Metto in vendita la società. Mi sono disamorato, mi aspettavo di più dalla città dopo la promozione. Ho anche impegni professionali che non mi consentono più di stare vicino alla squadra. Cerco qualche altra soluzione, magari l' appoggio di un club di serie A».
Binda Nicola

(20 agosto 2001) Gazzetta dello Sport
Kempes a Fiorenzuola: «Il calcio è uguale ovunque»
L' argentino campione del mondo ' 78 allenatore in C2 con 16 giocatori sudamericani Kempes a Fiorenzuola: «Il calcio è uguale ovunque» DAL NOSTRO INVIATO MALPENSA - Capelli lunghi, ma non come allora. Fisico non proprio atletico. Mario Kempes è sbarcato ieri in Italia, dove allenerà il Fiorenzuola. Sino a qualche mese fa guidava l' Independiente Petrolero, in Bolivia, ma «a metà campionato sono finiti i soldi e sono andato via». Non è mai stata facile la vita in panchina di Mario Kempes, tra i più grandi attaccanti d' Argentina, l' uomo che nel 1978 conquistò il mondo con 2 gol all' Olanda nella finale di Buenos Aires chiudendo il mondiale da campione e capocannoniere. «Ho allenato in Indonesia, Albania, Venezuela e tre anni in Bolivia». In situazioni anche avventurose (nel ' 97 in Albania scoppiò la guerra civile) mai però in Argentina: «Lì è impossibile: c' è un clan che non fa entrare nessuno», accusa. Lui dopo la Bolivia è rientrato a Buenos Aires e ora parte dall' Italia, da una squadra appena ripescata in C2. Allenerà però giocatori sudamericani, perché a Malpensa con lui sono sbarcati 16 giocatori, tra argentini e uruguaiani (tutti con passaporto italiano), che giocheranno per il Fiorenzuola. Regista dell' operazione è Alessandro Aleotti, il presidente del Brera (Eccellenza): ha concluso l' acquisto del Fiorenzuola e ha stretto un accordo con la Global, la società argentina titolare dei contratti di questi calciatori. E' tutto fatto, ma perché Kempes alleni il Fiorenzuola ci vorrà almeno un' altra settimana: all' accordo mancano solo le firme tecniche (notai e commercialisti) e ieri Aleotti non è riuscito a ottenere che l' attuale dirigenza richieda per lui i tesseramenti. «Non saremo pronti per la 1ª di campionato, la giocheranno i giovani - dice Aleotti -: serve una settimana per un transfer. Vorrà dire che partiremo per la 2ª di campionato». Aleotti trasuda comunque entusiasmo e rigetta il sospetto di un' operazione mercantile: «Sembra uno dei racconti di Soriano: una squadra tutta sudamericana trapiantata in pianura Padana. Il trionfo dell' integrazione, perché i giovani saranno italiani, Kempes li sceglierà nel vivaio del Fiorenzuola. Certo, è calcio professionistico e ci sono anche delle logiche economiche ma non c' è speculazione». Altro clima rispetto alle gare fra Independiente Petrolero e Real Potosi, a 4.000 metri d' altezza sul livello del mare. Kempes e i suoi - tutti con trascorsi discreti fra Argentina e Uruguay in prima e seconda divisione - ora aspettano a Pian Borno (Brescia) di poter raggiungere Fiorenzuola. Kempes è sicuro del successo, partire dalla C2 non lo spaventa: «Mi hanno chiamato 20 giorni fa, ho valutato idee e giocatori, ho detto sì. Il calcio è uguale in ogni categoria, in A coi campioni è più semplice. Noi i più forti? Pensiamo di esserlo, puntiamo ad arrivare fra le prime 5 (ai playoff, ndr) ma è sempre meglio arrivare primi». Ricetta semplice per l' uomo che fece impazzire il suo Paese: «I ragazzi lo sanno, chi no gana (non vince) va a casa». Manlio Gasparotto
Gasparotto Manlio

"Sogni di cuoio"
Un gruppo di giovani calciatori sudamericani arriva in Italia, ma solo i migliori giocheranno in C2 nel Fiorenzuola...

Estate 2001. Una ventina di giovani calciatori argentini e uruguayani arrivano in Italia: i migliori entreranno a far parte di una squadra di serie C2, il Fiorenzuola, senza alcun problema di nazionalità o passaporto perché discendono tutti da italiani.
L’innovativo progetto “ha valenze quasi letterarie, ricordando i racconti di Osvaldo Soriano” sostiene orgoglioso il presidente del Brera Calcio, Alessandro Aleotti. È stato lui, insieme alla società Global Sporting Footbal, a ideare ed organizzare quello che in realtà dovrebbe diventare soprattutto un business calcistico. Ad allenare il gruppo dei sudamericani viene chiamato Mario Kempes, campione argentino, autore dei due goal che nel 1978 portarono la sua squadra alla vittoria del mondiale, divenuto celebre anche per essersi rifiutato di stringere la mano ai generali che assistevano all’incontro.
È una grande occasione per venti ragazzi che hanno lasciato famiglie, affetti, lavoro convinti di firmare un redditizio contratto e iniziare subito a giocare in Italia.
Il film percorre in tempo reale l’altalenante dipanarsi della vicenda catturando nelle testimonianze dei responsabili del progetto, del procuratore, dei tecnici, della gente, dello stesso Kempes, ma soprattutto nel quotidiano dei ragazzi, aspetti inquietanti annidati nel patinato e complesso mondo del pallone. Tra promesse e speranze, entusiasmi e ambiguità, pericolose omissioni e attese estenuanti, la romantica vicenda di un gruppo di ragazzi, che per realizzare il sogno della loro vita sorvolano l’oceano percorrendo a ritroso il tragitto già percorso dagli avi, annega in un dedalo incomprensibile di prosaicità, nodi burocratici, storie di fideiussioni, inconfessati campanilismi.


Roma, 28 luglio 2004 - "Mario Kempes ha rappresentato la speranza argentina".

Così Darwin Pastorindefinisce l'eroe della finale del mondiale argentino del '78, quello vinto dalla nazionale sudamericana sulla temibile Olanda grazie a due reti dell'asso sudamericano. Kempes e la speranza di un popolo che si è tuffato nelle sue gesta per evadere dalla dura realtà di una un paese povero ed oppresso dalla dura dittatura dei colonnelli. Kempes e la speranza di una nazione che ha affidato alle sue reti e a quel gesto di rifiuto di stringere le mani ai gerarchi, il proprio riscatto.
Lo stesso tema, la speranza, ritorna nel film in uscita il 27 agosto, "Sogni di cuoio" nato da un'idea di Gianluca Arcopinto e diretto da Cèsar Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio. È la storia di 20 giocatori argentini e uruguaiani, tutti discendenti da famiglie italiane (quindi con doppio passaporto) che nel 2001 vengono ingaggiati dall'imprenditore Alessandro Aleotti per sostituire in blocco i calciatori del Fiorenzuola. Lo scopo è quello di creare un business, di ottenere un ritorno nella previsione che due o tre di essi esplodano. Per i giocatori, che hanno lasciato a casa famiglia, affetti e lavoro, la speranza di riscattare la propria identità ed il miraggio dell'Eldorado italiano, del calcio ricco, del calcio dei sogni. Ad allenare la squadra viene chiamato proprio Mario Kempes, il campione simbolo del riscatto. È un sogno per i venti sudamericani, un sogno che però svanisce in circa quaranta giorni. Ai giocatori ingolositi da false promesse, una volta in Italia, non viene offerto nessun contratto e non vengono pagati. È il triste finale di un film creato da una storia vera, da immagini autentiche che avrebbero dovuto testimoniare la nascita di un grande progetto.
"Non è solo un film sul calcio - sottolinea Pandimiglio -. È anche una storia di immigrazione di ritorno. Il viaggio di questi venti ragazzi fatto anche per capire le proprie origini capire da dove vengono".
È un film che parla di calcio ma non è un film sul calcio. La storia di un gruppo di calciatori-lavoratori e del loro tentativo di riscatto sociale.

Pagina 43 (17 gennaio 2002) - Corriere della Sera
LA STORIA / L' argentino campione del mondo nel ' 78 aveva atteso per mesi la panchina del Fiorenzuola
Kempes in fuga anche da Casarano: ora ci prova nella serie C in Spagna
In agosto finì in un agriturismo in mezzo alla Pianura Padana con una pattuglia di connazionali Dietro ai suoi movimenti c' è la Global, società di intermediazione che gestisce 500 giocatori
LA STORIA / L' argentino campione del mondo nel ' 78 aveva atteso per mesi la panchina del Fiorenzuola Kempes in fuga anche da Casarano: ora ci prova nella serie C in Spagna «Sembra uno dei racconti di Soriano» (A. Aleotti, possibile acquirente del Fiorenzuola, 18/8/2001). «Mi ispiro a Menotti e Bilardo» (Mario Kempes, nuovo allenatore del Casarano girone H dilettanti, 3/12/2001). «Mi dispiace per questo addio, ma penso che in ogni cosa bisogna crescere» (Mario Kempes, nuovo allenatore del San Fernando, serie C spagnola, 16/1/2002). A parte che di questo Soriano non se ne può più, oltretutto deve avere anche degli influssi vagamente iettatori. Altrimenti non si spiegherebbe la parabola non certo esaltante di Mario Kempes, «matador» del Mundial ' 78 (6 gol, 2 all' Olanda nella finale vinta 3-1 dall' Argentina), matato, però, dopo esperienze in Indonesia, Albania, Venezuela e Bolivia, dallo strano ambiente del calcio italiano. Era arrivato in agosto, un signore di mezza età con i capelli lunghi di allora, i chili in più di oggi e con un plotone (16) di connazionali da arruolare come calciatori. Doveva occupare il Fiorenzuola, insieme con Alessandro Aleotti, «inventore» del Brera calcio e con la Global, società anonima argentina d' intermediazione con sedi a Buenos Aires e Savona (il rappresentante italiano abita lì). Invece occupò un agriturismo nel centro della pianura Padana, dove ora c' è la nebbia e d' estate le zanzare. Alla fine, dopo molte trattative e altrettante punture, l' affare naufragò. Kempes sparì (ottobre), per poi ricomparire a Casarano (Lecce) a inizio dicembre. Gli argentini al seguito (a più riprese) sono undici. Domenica, in occasione dei primi tre punti (bilancio: 1 vittoria, 2 pareggi, 1 sconfitta) ce n' erano in campo otto. Insomma, un miglioramento, ma poi è arrivata l' offerta del San Fernando, C spagnola, zona di Siviglia, e l' ex campione del mondo, con la moglie Julia e la figlia Natasha, ha salutato la squadra, puntuale come sempre all' allenamento delle 9, e se n' è andato (lo sostituisce Luigi Bodi). Soffriva di nostalgia, non si era ambientato, anche per la lingua. «E poi aveva diritto a un contratto professionistico» spiega Maurizio Montali rappresentante italiano della Global, società che è una specie di grande procuratore che piazza giocatori a mucchi e, come voleva fare a Fiorenzuola, prende in appalto la guida tecnica, in toto. A Casarano, infatti, il presidente Eugenio Filograna, proprietario della Postalmarket, ha affidato tutta la gestione sportiva alla Global, presieduta dall' italo-argentino Gerardo Zembrino. Ora, oltre a interessarsi di diritti Tv, la società amministra le sorti di 500 giocatori (e tecnici), non solo argentini. «Anche di valore - spiega Montali - come Clemente Rodriguez terzino sinistro del Boca Juniors, classe ' 80 e Alberto Montano, centrocampista dell' Ecuador». I giocatori-Global in Italia sono 27, 11 a Casarano, 6 al Fanfulla (Lodi), 4 a Codogno, il resto al Sassuolo. «Vogliamo aprire un ciclo». Di argentini, soprattutto dalle serie minori che rischiano la chiusura, ne potrebbero arrivare tanti. A Casarano, ci assicurano, non vivono male. Niente agriturismo (bassa stagione), ma appartamenti del signor Postalmarket. Ma altrove? Carraro, Galliani e Sensi, finito il loro balletto per il potere, dovrebbero gettare un occhio al piano di sotto. C' è un altro mondo laggiù e non tutti i suoi abitanti vivono come in un racconto di Soriano. Roberto Perrone I PROTAGONISTI MARIO KEMPES Nato a Cordoba il 15 luglio 1952, ha vinto con l' Argentina la Coppa del Mondo del 1978 segnando sei gol e in particolare due all' Olanda nella finale. Ha cominciato la sua carriera all' Instituto Cordoba, è passato al Rosario Central e quindi al Valencia. Altre squadre: Salisburgo e River Plate. Ha allenato in Indonesia, in Bolivia, in Venezuela e in Albania. Mai in Argentina. «Laggiù è impossibile, c' è un clan che non fa entrare nessuno» LA GLOBAL Società di intermediazione fondata sette anni fa, ha sedi a Buenos Aires e a Savona. Presidente Gerardo Zembrino, rappresentante italiano Maurizio Montali. Ha sotto contratto circa 500 giocatori e tecnici non solo argentini. In questo momento in Italia ci sono 27 argentini sotto contratto con la Global.
Perrone Roberto


tratto da: La Gazzetta dello Sport

Articoli tratti dal quotidiano nazionale: La Repubblica



La storia tristedi Marioe i suoi fratellidi Francesco LutiFiorenzuola d'Arda. Sonnolenta provincia emiliana affacciata sull'Arda. Oppure esotica mecca del pallone ricco, a "due passi" dalla Plata, il Fiume che diventa Oceano, dove Buenos Aires e Montevideo si guardano in cagnesco. Un viaggio di quaranta interminabili giorni e un'illusione breve. Quella di ventitré giovani calciatori, venuti dal Sud America con la promessa di un posto di lavoro facilitato da un passaporto italiano, "figlio" delle fatiche di famiglia. Migranti di ritorno a Fiorenzuola, serie C/2 stagione 2001: ultimo gradino del nostro sgangherato professionismo, prima (e ultima) tappa di un sogno ricorrente dall'altra parte dell'Atlantico. Sembra un romanzo di Osvaldo Soriano, e invece è una storia vera, raccontata con passione e bravura da Cesar Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio, registi di "Sogni di cuoio". Un'idea di Gianluca Arcopinto diventata racconto in presa diretta a metà tra film e documentario. Il viaggio della speranza di Oscar Colombo, Guillerme Galliardi, Leonardo Peres, Gaston Romancicas, Daniel Bisogno, Pedro Santarciere, Leandro, Juan Ignacio Rivara. Nelle sale italiane dal 27 agosto. A regalare al viaggio un velo di poesia il racconto asciutto e ironico degli autori ma anche e soprattutto il ruolo di Mario Kempes, allenatore degli "italiani d'Argentina". Lui, l'eroe del Mundial vinto in casa nel ‘78, lui, che la notte del 25 giugno, dopo aver piegato l'Olanda, strinse in un abbraccio tutti gli argentini, ma non l'Argentina ufficiale e fascista del generale Videla e dei suoi complici. I venti ragazzi hanno lasciato famiglie, affetti, lavoro perché sicuri di firmare un redditizio contratto e iniziare subito a giocare in Italia. Il film ripercorre cronologicamente l'altalenante vicenda che li vede protagonisti. Dall'entusiasmo dei primi giorni alla frustrazione per una situazione dai tipici risvolti "all'italiana": dal latente razzismo (di ritorno) della ricca provincia del Nord, al mancato pagamento degli stipendi, fino alla fuga dei responsabili del progetto. Tra promesse e speranze, entusiasmi e ambiguità, pericolose omissioni e attese estenuanti, Oscar, Daniel, Guillerme e gli altri diventano sempre meno gruppo e sempre più squadra. Una squadra senza maglia e senza città. Tra un pranzo e l'altro (per i sudamericani, come per noi, la "mesa" è il luogo della socialità per eccellenza) scorrono le testimonianze dei tecnici, della gente, dello stesso Kempes, ma soprattutto dei ragazzi, in bilico tra il sogno di «incontrare il "Chino" Recoba» e le telefonate a casa, dove i sogni italiani fanno a cazzotti con la durissima realtà del secundo Mundo. Il 15 settembre 2001 è la data fissata per il passaggio di mano della società emiliana per cui esiste solo una lettera d'intenti. L'idea della nuova cordata rappresentata da Alessandro Aleotti (che nel 2000 portò Walter Zenga sulla panchina del Brera, in serie D) è quella di affidare a Kempes la panchina e ai ragazzi sudamericani la maglia del nuovo Fiorenzuola. Dopo tre decenni, la famiglia Villa sembra intenzionata a passare la mano. Ma i tifosi sono in subbuglio e hanno già avviato una raccolta di firme per convincere i Villa a non andarsene. Con successo. Tutto rimane com'era e il vecchio Fiorenzuola fa così il suo esordio in campionato. I ragazzi di Kempes continuano a guardare. E ad allenarsi. L'amichevole con la Bagnolese (vinta 3-1) è allora l'occasione per riprendere contatto col calcio vero, quello che prevede un avversario da superare, un arbitro e qualcuno che applaude o fischia al di là della rete. È l'ultima pagina agonistica di un gruppo diventato squadra fuori dal campo. Poca voglia di piangersi addosso e la speranza di trovare comunque una sistemazione nella terra dei nonni, uniti il giorno in cui, all'ennesima bugia sul pagamento degli stipendi (circa due milioni al mese a testa, per un anno) Daniel comunica «por todos» la decisione di interrompere gli allenamenti. Preoccupazione per i risvolti economici della vicenda, certo. Ma quella scolpita sulle facce dei ventitrè ragazzi è la delusione di chi ama il calcio fin da bambino, quando i soldi non c'entrano, e se ti tolgono il pallone è come se ti togliessero il cibo da sotto al naso. L'ultimo a mollare, manco a dirlo è lui, Mario Kempes, il campione "descamisados", giramondo della panchina. Albania, Indonesia, Venezuela e Bolivia le tappe di una carriera «costruita sui posti e le persone e non sui titoli o le squadre» come ripete ossessivamente. Il campetto di allenamento della periferia piacentina non assomiglia nemmeno un po' al Monumental di Buenos Aires, testimone del giorno più importante della vita calcistica di Kempes, il "tocco" però, quindici o venti chili dopo, è magicamente lo stesso. Sostenuto da una scelta musicale decisamente felice, il film è un affresco riuscito sull'emigrazione di ritorno, sulla circolarità della Storia, su quegli esseri umani che, di generazione in generazione, di paese in paese, in una sorta di moto perpetuo, continuano ad attraversare il mare, inseguendo un destino non sempre migliore. L'epilogo della vicenda, il forzato ritorno a casa dei 23 sudamericani, scaricati dal nostro calcio e non solo, è tutto nei versi di Pablo Neruda: altro sudamericano migrante, testimone di un calcio ormai morto e di ingiustizie ancora vive: «L'Esilio è rotondo: un cerchio, un anello: i tuoi piedi lo girano, attraversi la terra, non è la tua terra, ti sveglia la luce, e non è la tua luce, la notte giunge: mancano le tue stelle, trovi fratelli: ma non è il tuo sangue».

30 luglio 2004
pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 18) nella sezione "Sport"