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martedì 21 aprile 2009

PALENCIA 2009

Palencia 2009. Un viaggio e un'esperienza da ricordare... l'atmosfera da "Spaghetti Western" offerta dai paesaggi della Tierra de Campos ...la sfida di cartello contro il Burgos con la nostra pezza nella Balastera.
Una città ricca di storia e tradizione da visitare... la movimentata "noche palentina" la notte palentina.
E poi la grande bella gente di questi posto, allegra, simpatica, spensierata, ospitale...









































Si tracanna dal porrón "Birra e limone" e soprattutto "Calimocho"
IL CALIMOCHO
Il calimocho (dal basco kalimotxo) è una bevanda alcolica composto approssimativamente dal 50% di vino rosso (solitamente di bassa qualità) e il 50% da una bevanda analcolica a base di cola. Tra i nomi alternativi ricordiamo rioja libre (da rioja e cuba libre), e kali o motxo (abbreviazione del nome basco). Spesso viene consumato in originali caraffe denominate porrón.
Probabilmente nato nel nord della Spagna, più precisamente nei Paesi Baschi, si è diffuso successivamente in tutta la nazione iberica; nel corso degli anni è diventato comune anche nel resto d'Europa e non solo. In Cile questa bevanda è conosciuta come jote (grifone in spagnolo cileno), in Croazia come bambus (bambù in croato), in Repubblica Ceca come houba, in Italia come Venerabile, in Ungheria come vadász (cacciatore) o vörösboros kóla.
La parola kalimotxo è stata usata nei Paesi Baschi meridionali fin dagli anni '70. Divenendo una parola di uso comune in tutta la Spagna è stata in seguito adottata la grafia castellana calimocho. In catalano è in uso anche la grafia calimotxo.
Dopo la diffusione in Italia di questa bevanda il nome è stato talvolta italianizzato in calimocio.
LA CITTA' DI PALENCIA
Palencia è una città della comunità castigliana in Spagna, capoluogo della omonima provincia, nella regione della Tierra de campos a lato del fiume Carrion. È situata a 749 metri dal livello del mare e dista 235 km da Madrid. Ha un'estensione di 94,71 km² e una popolazione di 82.286 abitanti (2007). È sede vescovile.
STORIA. Abitata nell'antichità da una popolazione celtiberica fu conquistata ai Romani da Pompeo che pose fine alle guerre celtiberiche nel 70 a.C. La città, chiamata Pallantia, prosperò sotto il dominio romano e di questo periodo gli scavi effettuati nel territorio hanno messo in luce diverse testimonianze: mosaici, stele, ceramiche. Continuò ad essere importante anche sotto i re visigoti. Anche del periodo visigoto si hanno testimonianze importanti, soprattutto la chiesa di San Juan de Banos, la cripta della Cattedrale e le numerosi necropoli nella zona. Gli Arabi nel 711 invasero la città e la popolazione l'abbandonò fuggendo sui monti dove nacquero nuovi villaggi. Il re di Navarra, conte d'Aragona e conte di Castiglia Sancho el Mayor nel XI secolo risuscitò Palencia dalle sue rovine. A lui seguì un'epoca di predominio dei vescovi, Palencia fu un'importante sede episcopale che favorì il pellegrinaggio a Santiago e il relativo "camino" che attraversa la provincia da est ad ovest. Il Cid, nella seconda metà dell'XI secolo, adibì un edificio a lebbrosario, il primo in Spagna, oggi in questo posto è la Chiesa di san Lazzaro.
Tutto ciò determinò la rinascita della città. Nel secolo XII precisamente nel 1113 e 1124 si tennero due concili.
Il re Alfonso VII di Castiglia fu il più deciso promotore della città, creò il primo consiglio libero e nel 1175 vi stabilì la prima università spagnola, avendo come studente d'eccezione Domenico di Guzman (1170-1221), il santo che combatté con le armi gli Albigesi ma poi, visto l'esito sfavorevole della guerra , cambiò metodo e fondò l'ordine dei Domenicani ottimamente agguerrito per convertire gli eretici.
Un episodio singolare si verificò nel 1388 quando, essendo gli uomini impegnati a combattere altrove, la città fu difesa dalle donne dall'assalto delle truppe guidate da Giovanni di Gand duca di Lancaster(1340-1399), che tentava, invano, di conquistare la Castiglia rivendicandone il possesso per avere sposato Costanza figlia del re don Pedro. In segno di riconoscenza per questo atto d'eroismo il re don Juan I autorizzò le donne della città a portare sul corpetto una sciarpa color oro e sui capelli un laccio dello stesso colore, come usa ancora oggi nel costume tradizionale palentino.
EVENTI E MANIFESTAZIONI. Ogni chiesa ha la sua festa che viene sempre celebrata anche con danze e canti e cerimonie varie, ma la festa maggiore, come in quasi tutte le città spagnole, è quella della Settimana Santa, durante la quale ogni giorno ci sono processioni e cerimonie nelle diverse parrocchie in gara fra loro, che si concludono il giorno di Pasqua con la grande processione nella piazza Mayor col "Rompimiento del Velo", concerto di campane, musica e danze tradizionali.
la festa di San Antolin, il patrono della città che dura più giorni ma ha il suo giorno centrale il 2 settembre, giorno in cui è consuetudine recarsi nella cripta della cattedrale e bere l'acqua miracolosa del santo. Questa cripta è legata a una tradizione secondo la quale il re Sancho el Mayor aggirandosi nei dintorni di Palencia a caccia e inseguendo un cinghiale, entrò in una grotta dove l'animale si era rifugiato ma, mentre si preparava a colpirlo con la lancia, il braccio gli si paralizzò; il re comprese di avere profanato un eremo e promise di edificare una chiesa se San Antolin avesse fatto il miracolo di guarirlo e così fu.
La festa del Bautizo del Nino si svolge il 1° gennaio e celebra il battesimo di Gesù: comincia alle prime ore del pomeriggio con una messa nella chiesa di san Miguel seguita da una processione preceduta da una statua in legno di Gesù bambino e dai fedeli vestiti dei costumi tradizionali che danzano al suono dei tamburelli e cantano i villancicos canti medioevali natalizi. Dopo la processione, seguendo l'usanza dei battesimi, le autorità e la "madrina" lanciano dal balcone della canonica caramelle e dolci ai sottostanti.
Legata a una tradizione è la festa di Santo Toribio che ricorda l'episodio di quando Toribio vescovo di Astorga, venuto a Palencia per combattere l'eresia gnostica, fu accolto a sassate e costretto a rifugiarsi in una grotta nel posto dove c'è oggi la sua cappella . Di lì a poco si verificò un'inondazione del fiume Corrion che venne interpretata come castigo divino, sicché in segno di pentimento si iniziò la tradizione di questa festa che, oltre alle cerimonie religiose, ricorda il fatto con il lancio ai cittadini di pane e formaggio, anziché pietre, da parte della Corporazione comunale
Altre feste si svolgono per ogni chiesa con modalità simili, si differenzia la festa di San Antonio legata alla tradizione dell'agricoltura in cui il 17 gennaio ai riti religiosi vengono portati nella chiesa di san Miguel gli animali e le sementi per la benedizione e la cerimonia viene accompagnata da danze e antichi canti in lode del Santo e dei miracoli compiuti da lui.