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giovedì 31 dicembre 2009

CALCIO e TIFO tra cinema e film

Mica tutte le ciambelle escono con il buco... fra buchi nell'acqua, documentari, colossali flop ed esperimenti mal riusciti, pellicole di azione, opere diventate cult, parodie e comicità ecco alcuni film legati al mondo del Calcio e al fenomeno del tifo organizzato:

ULTIMO ULTRAS (2009)Il film “L’ ultimo ultras” diretto dal regista Stefano Calvagna, descrive la piaga della violenza negli stadi e apre un punto di vista inedito anche sul mondo dei supporters organizzati.
Il film “L’ ultimo ultras” parla con toni duri e pungenti, ma è anche un film colorito e folcloristico senza riferimenti a squadre realmente esistenti e senza la presenza di poliziotti in scena, proprio per mettere in luce soltanto il lato della tifoseria organizzata nuda e cruda.
La TRAMA del film “L’ ultimo ultras” è incentrata sul personaggio di Giovanni: latitante dopo aver ucciso un giovane allo stadio durante uno scontro tra ultras. Giovanni, accanito tifoso ultras e scommettitore, conosce persone che cambieranno la asua vita: Sergio, un capo tifoseria di una squadra locale, Lucrezia, una giovane prostituta, Marina, cassiera ad un ufficio scommesse di cui si innamora, e Alice, una violinista.
Nel CAST del film “L’ Ultimo Ultras” ci sono gli attori Stefano Calvagna (regista del film e attore), Francesca Antonelli, Mattia Sbragia, Mauro Meconi, Giulia Elettra Gorietti.


SECONDO TEMPO (2009)Un film ("Secondo tempo") per raccontare la curva, gli ultras, la violenza. Lo sta girando Fabio Bastianello, che in un'intervista concessa a "sportemotoriblogsfere" ammette le difficoltà del tema spiega le tecniche di ripresa per rendere il più veritiera possibile la storia
La storia, come si legge sul sito della pellicola, "si sviluppa attorno alla figura di un poliziotto infiltrato che sta svolgendo un?indagine a carico di un gruppo ultras. Un errore arbitrale allo scadere del secondo tempo (da cui il titolo del progetto) scatenerà la violenza sugli spalti e, attraverso gli occhi del protagonista, parteciperemo contemporaneamente ad altre quattro vicende".
Alcune scende del film saranno girate il 5 luglio allo stadio Olimpico di Torino. Per preparare le scene di scontri, molti attori si stanno sottopendo ad una vera e propria preparazione atletica." Gireremo per 105 minuti in presa diretta ", ha spiegato il regista, "senza mai staccare la camera. Loro dovranno recitare, partecipare agli scontri, spostarsi da un lato all'altro della curva senza sosta. Servirà fiato e preparazione fisica. Non è semplice gestire una situazione del genere in una curva di uno stadio".
I propositi sono buoni. La speranza è che per una volta il cinema riesca a raccontare il mondo ultras come veramente è. Senza volontà di creare mostri o banalizzandolo come è stato fatto più volte in passato.


ULTRA' (1990)
Cast: Claudio Amendola, Ricky Memphis, Giuppy Izzo, Fabio Buttinelli, Michele Comparino, Fabrizio Franceschi, Fabio Maraschi, Antonello Morroni, Alessandro Tiberi
Regia: Ricky Tognazzi
Sceneggiatura: Graziano Diana, Simona Izzo, Giuseppe Manfridi
Data di uscita: 1990 Genere: Drammatico
Il venticinquenne Luca, soprannominato Principe, capo dei più scatenati ultrà romanisti, dopo due anni trascorsi in carcere per un episodio di violenza, torna in libertà alla vigilia di una partita di calcio tra la squadra della Roma e quella della Juventus. Egli intuisce che molte cose, durante la sua assenza, sono cambiate, anche se Red, il suo migliore amico, e Cinzia, che era la sua ragazza, non trovano il coraggio di dirgli che si amano e hanno progettato di trasferirsi insieme a Terni, dove sperano di trovare lavoro. Il gruppo degli ultrà parte per Torino, e Red accetta di condurre con sè Fabio, il fratellino undicenne di Cinzia, appassionato tifoso. Durante la notte trascorsa in treno, affiorano spesso gli attriti latenti fra Principe e Red. Poichè Principe si vanta insistentemente davanti all'amico degli ardenti rapporti amorosi che dice di aver avuto con Cinzia e alcuni amici alludono al probabile trasferimento di Red a Terni, questi trova finalmente il coraggio di confessare a Principe la verità. La mattina seguente, giungendo a Torino, gli ultrà romanisti sono accolti da una sassaiola, prima ancora di scendere dal treno, e trovano alla stazione la polizia e gli ultrà avversari, coi quali scoppiano subito tafferugli, che causano lunghi accertamenti in questura, in modo che i romanisti giungono allo stadio quando la partita è già iniziata. Subito nei locali dei gabinetti scoppia la battaglia coi rivali. Durante un duro corpo a corpo con un nemico, Principe ferisce incidentalmente col proprio coltello lo Smilzo, un buon ragazzo timido e infantile che era accorso in suo aiuto, e il ragazzo muore poco dopo fra le braccia di Red, il quale accusa, davanti agli amici, Principe di essere colpevole di quella morte. Ma Principe nega la sua responsabilità, e, divelti alcuni tubi, per usarli come spranghe, guida i più scalmanati alla vendetta.
Recensioni:
"Siamo nel realismo più crudo, accentuato da un ricorso al romanesco che potrà accrescere l'insofferenza per i comportamenti bestiali." (Giovanni Grazzini, Il Messaggero)
"Ammiriamo la disinvoltura registica di Tognazzi con le perplessità suscitate dai narratori buoni a tutte le storie e della scelta di un soggetto tanto evocato nei dibattiti sui tumultuosi dopo partita da lasciare poco margine a una trattazione dai connotati originali." (Alfio Cantelli, Il Giornale)
"Tognazzi ha scritto una sceneggiatura precisa e grandiosamente trucibalda, in cui la violenza del linguaggio è necessaria e scientifica." (Irene Bignardi, La Repubblica)
"Tognazzi è ormai un regista solido e sicuro, di qualità molto serie." (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
"Efficace, duro, vittimista, sentimentale, il film sembra rimanere esterno al fenomeno, esterno e sommario nel disegno dei personaggi." (Lietta Tornabuoni, La Stampa)
"Unendo il tema del disagio giovanile a quello più specifico, della violenza legata allo sport e alle sue manifestazioni, Tognazzi osserva con occhio freddo e analitico le miserie di una bestialità che appare gratuita: ma sa esprimere con il cuore la sua volontà di capire." (Mirella Poggialini, L'Avvenire)


ULTIMO STADIO (1988)Un film di Alan Clarke. Con: Gary Oldman, Lesley Manville, Phil Davies
Titolo originale: The Firm.
Drammatico, durata 65 min.
Sposato e padre di una piccina, impiegato in un'agenzia immobiliare, il trentacinquenne Bex Bissek ha una seconda vita come capo dell'Inner City Crew, banda di violenti hooligans in competizione con i Buccaneers nella scorta alle squadre inglesi di calcio in trasferta sul continente. Sarà vittima del suo fanatismo teppistico dopo aver sconfitto sul campo l'odiata banda rivale. Prodotto dalla BBC, è un film TV con “le scansioni di un allucinante reportage più che una storia di fiction e Clarke lo controlla con estrema sicurezza realistica.” (C. Bertieri, U. Casiraghi). Pochi minuti di calcio giocato: l'azione si svolge fuori dagli stadi. Un documento sulla degenerazione violenta del tifo sportivo con un finale di pessimistico sarcasmo.


HOOLIGANS (1995)
Hooligans è un film-documentario diretto dal regista Philip Davis e conosciuto anche con il titolo originale inglese I.D.
Esso tratta principalmente del fenomeno hooligans nel calcio inglese degli anni '80 e le sue connessioni con il mondo della violenza e dell'estremismo politico.
Quattro poliziotti si infiltrano nel gruppo hooligan che supporta la fittizia squadra dello Shadwell Town F.C., con lo scopo di svelare l'identità del leader. Tuttavia, quando i poliziotti entrano in contatto con un mondo fatto di frequenti bevute e violente risse, John (Dinsdale) diventa rapidamente come uno dei teppisti su cui avrebbe dovuto investigare.
La trasformazione di John in un violento e tossicodipente hooligan, lo porta alla rottura con la fidanzata e all'inizio di una nuova relazione con la proprietaria di un pub, Lynda (Reeves). La sua nuova identità si rivela quando, durante uno scontro, colpisce con una pugnalata un tifoso del Tyneburn.
Il film si chiude con John che abbraccia la nuova vita di neo-Nazi con la stessa rapidità con la quale era diventato un hooligan.
La squadra di calcio al centro del film, lo Shadwell Town F.C., ha dato il nome ad un gruppo ultras che segue le sorti del Rimini, chiamato appunto Shadwell.


ARANCIA MECCANICA (1971)
Arancia meccanica (A Clockwork Orange) è un film del 1971, diretto da Stanley Kubrick.
Siamo a Londra, nel 1980. Alex è il capo di un quartetto di giovani teppisti che trascorrono le loro giornate nell'esercizio di efferate violenze e stupri, dopo essersi drogati. A farne le spese sono un mendicante selvaggiamente picchiato, una banda rivale fatta a pezzi, una ragazza di strada violentata e infine uno scrittore, massacrato di botte fino a procurargli una paralisi agli arti, mentre sua moglie, di cui abusano, morirà qualche tempo dopo. Alex, inoltre, è appassionato della musica di Beethoven, di cui si serve per immergersi in sogni innaturali. Scontenti per il suo dispotismo, i compagni, allorché uccide una ninfomane, lo colpiscono e lo lasciano nelle mani della polizia. Condannato a 14 anni di reclusione, il giovane si finge mite e ottiene, dopo due anni, di venire sottoposto ad una specie di lavaggio del cervello, un trattamento di condizionamento al bene mediante nausea per il male. Rimesso in libertà, dopo essere diventato remissivo e pacifico, sono gli altri ora ad essere violenti con lui: la famiglia lo respinge, due suoi amici - divenuti poliziotti - lo seviziano, lo scrittore sua vittima cerca di farlo impazzire. Dopo un tentativo di suicidio, viene ricoverato a spese dello Stato in una clinica, dove gli verrà restituita la sua primitiva fisionomia.


THE WARRIORS (1979)
I guerrieri della notte è un film del 1979, diretto da Walter Hill.
La trama del film è ispirata sia all'omonimo romanzo, che è a sua volta una metafora dell'Anabasi tradotta in un contesto di guerra tra bande giovanili rivali. L'Anabasi, scritta come autobiografia dallo storico ateniese Senofonte che, come mercenario, aveva partecipato ad una guerra civile persiana, narra come 10.000 mercenari ellenici si siano ritirati attraverso l'impero persiano, dopo che il loro reclutatore e capo (Ciro il giovane, pretendente al trono imperiale) era stato sconfitto in battaglia. I guerrieri greci, proprio come i Warrioris del film, dovranno attraversare l'impero basandosi solo sulle proprie forze, attaccati da tutti i popolo sottomessi all'impero (con un parallelismo rispetto alle altre gang rivali) e inseguiti da un esercito nemico. Riusciranno nel loro intento, rivedendo il mare in una penisola della Turchia settentrionale (Coney Island?).
Nella città di New York, in una notte d'estate senza luna, viene indetta una grande adunata di tutte le bande giovanili che controllano i quartieri della città. L'appuntamento è in uno stadio nel parco del Bronx.
I ragazzi tramite il passaparola si informano e arrivano da ogni dove: a piedi, con la metropolitana, con gli autobus, per giungere allo stadio dove si terrà il grande evento. Si vedono bande con divise caratteristiche di ognuna, tra cui dei ragazzi vestiti come giocatori della squadra di baseball New York Yankees, essi sono i Baseball Furies.
Il promotore di questo raduno è il capo dei Riffs, Cyrus, carismatico individuo che viene acclamato come un santone dalle delegazioni delle bande giovanili. Egli, avvolto in una specie di kimono in seta, arringa la folla e chiede di unire le proprie forze. Insieme tutte le bande giovanili di N.Y. hanno oltre 60.000 adepti, più della polizia. Invece di consumare le proprie forze nel combattere contro il gruppo dell'isolato vicino, il grande disegno di Cyrus è quello di unire queste forze e sfidare sia la polizia che la criminalità organizzata. Al raduno gli accordi erano di non portare armi di sorta. Ma ad un certo punto, uno dei ragazzi, Luther, il capo -mentalmente instabile- di una banda minore chiamata i Rogues, spara a Cyrus che cade morto sotto gli occhi della folla. Uno dei membri dei Guerrieri (Fox), una formazione che si distingue per i corpetti in pelle senza maniche, vede chi è stato, ma non fa in tempo a parlare perché Luther arringa la folla dicendo che a uccidere Cyrus è stato Cleon, il capo della delegazione dei Guerrieri. Non c'è modo di spiegare la verità e lui si difende come può a pugni, fino a quando non viene attaccato da un ragazzo che lo indebolisce a colpi di arti marziali e accerchiato dagli uomini dei Riffs, che lo uccidono. A quel punto arriva anche la Polizia, evidentemente informata dei fatti, che fa una immensa retata tra gli astanti.
Tutti scappano per sottrarsi alla cattura, ma la notizia dell'assassinio di Cyrus è oramai arrivata alla radio 'ufficiale' delle gang: sono stati i Guerrieri, e il vice di Cyrus dà l'ordine di intercettarli e portarli da lui, passando tale ordine alle bande locali. I Riffs sono una banda diversa dalle altre: oltre che numerosi sono inquadrati come un vero e proprio gruppo paramilitare, formato solo da afroamericani. Quando il vice di Cyrus appare allo schieramento tutti rispondono compatti 'sì capo!'.
I guerrieri scappano e si dividono. Alcuni sono arrestati. quelli che riescono a cavarsela devono vedersela con innumerevoli pericoli. Inseguiti dalla polizia, devono fare decine di km attraversando tutta New York da nord a sud per tornare a Coney Island. Nel mezzo vi sono un gran numero di bande, e la dj della 'loro' radio passa le informazioni sulla posizione del gruppo e li spinge ad attaccarli.
I Guerrieri hanno anche dei problemi di 'leadership'. Ora che il loro capo è stato catturato, chi deciderà per tutti? I Guerrieri sono tutti ragazzi forti e combattivi, ma qui vi è necessità di stabilire una linea di condotta 'avveduta', più che usare la sola forza. Swan è riflessivo e di buon senso, ma Ajax contesta le sue decisioni e di fatto la banda non trova il consenso tra chi sia il capo tra loro. Numerose le battaglie che sostengono, come quella con la banda dei 'giocatori di baseball' (i Furies, appunto) e quella contro gli "skinhead", ovvero i Turnbulls Ac's. I Furies, apparsi come fantasmi, senza dire una parola, agitano le mazze contro i Guerrieri che, in inferiorità numerica, scappano. Mentre la colonna sonora sottolinea la tensione dell'inseguimento (che dura oltre 2 minuti), Swan e Snow deviano non visti e prendono il gruppo degli inseguitori alle spalle. Ajax, meno scaltro, si scontra frontalmente con il resto della banda e sconfigge direttamente il capo. Finita la successiva scazzottata con la vittoria dei Guerrieri, la questione di chi 'comanda' è ancora aperta, ma Ajax si mette a perdere tempo con una ragazza seduta su di una panchina, che si rivelerà una poliziotta anti-adescamento, così viene ammanettato alla panchina, catturato e picchiato dai poliziotti accorsi sul posto mentre cercava di resistere. Swan nel frattempo si è allontanato con gli altri tre della banda, mentre un altro gruppo di Guerrieri viene attirato da un gruppetto di ragazze, che sembrano ospitali. Invece, appena i ragazzi si sono accomodati da loro cercano di catturarli armi alla mano (anche loro sono una banda femminile, le Lizzies). I Guerrieri scappano dopo una breve colluttazione, nonostante le ragazze gli sparino addosso. In questo frangente i Guerrieri sanno finalmente perché sono continuamente attaccati dalle altre bande: non è una questione di territorialità, ma di essere accusati di avere ucciso Cyrus.
Nel frattempo, al gruppo di Swan e Ajax si è unita una ragazza della banda degli 'Orfani', che pure inizialmente aveva aizzato i suoi contro i Guerrieri. Dopo una serie di discussioni, diventa rapidamente la ragazza di Swan.
Tra le ultime battaglie della notte vi è stata anche quella con i 'pattinatori'( Punks ), un selvaggio scontro in un bagno pubblico nella metropolitana di NY. Anche qui i Guerrieri riescono ad avere la meglio.
All' alba Swan e i suoi sono praticamente tornati a casa, ridotti ad un gruppetto di superstiti (uno catturato, un altro finito sotto una metropolitana dopo una colluttazione con un poliziotto), gente stanca e scioccata dopo avere passato la notte in una città così deserta e ostile. A quel punto vengono avvicinati dalla banda guidata dal vero assassino di Cyrus, Luther, deciso ad eliminare i componenti della gang per non lasciare testimoni e potersi guadagnare la reputazione dell'Uomo che ha vendicato Cyrus, conquistando quindi un posto di grande prestigio tra le bande.
Swan non smentisce il suo carattere indomito, e nonostante Luther lo minacci con una pistola (quella usata al raduno) lo disarma lanciandogli un coltello sull'avambraccio. A quel punto arrivano in massa i Riffs, guidati dal loro nuovo capo. Luther crede di vedere finalmente i Guerrieri massacrati, ma al vice di Cyrus un ragazzo, ascoltato come testimone, ha raccontato quello chi ha realmente sparato a Cyrus. Così i Riffs si dirigono contro la banda di Luther che incredulo, viene portato via per essere presumibilmente linciato assieme ai suoi compagni. La notte, come la battaglia per la sopravvivenza dei Guerrieri, è conclusa, e i ragazzi tornano alle loro case mentre il sole già splende basso sul mare.


L'ALLENATORE NEL PALLONE (1984)L'allenatore nel pallone è un film commedia italiano diretto dal regista Sergio Martino e ambientato nel mondo del calcio italiano. Il film, distribuito nelle sale cinematografiche il 26 ottobre 1984, ha come protagonisti Lino Banfi, interprete dell'allenatore calcistico Oronzo Canà, Camillo Milli e il duo comico Gigi e Andrea.
Il film è diventato un cult per i fan di Banfi (come dimostrano le vendite del recente DVD e per gli appassionati di calcio, grazie anche ai numerosi protagonisti reali del Campionato di calcio italiano degli anni ‘80 come giocatori, allenatori, commentatori e giornalisti sportivi, più altri sostituiti da comparse.
Le immagini della partita in cui la Longobarda è promossa in Serie A, Sambenedettese-Longobarda, sono in buona parte tratte dal repertorio di una partita di Serie B del 1983/84 tra la Samb e la Pistoiese, giocatasi alla penultima giornata di quel campionato allo Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto. A provarlo c'è anche il cartellone pubblicitario della Banca Toscana che era sponsor istituzionale degli arancioni. La prima scena di esultanza del pubblico, che si vede alla fine dell'incontro, è in verità quella dei tifosi della Sambenedettese, che pareggiando quell'incontro 1-1 si poterono salvare con un turno di anticipo (la Pistoiese invece retrocesse). Le restanti scene di quel match, nonché tutti gli altri incontri del film, furono girati allo Stadio dei Marmi e allo Stadio Flaminio di Roma. Uno degli spezzoni delle partite della Longobarda (Il gol di testa dell'Inter) fu usato l’anno successivo per il film Mezzo destro, mezzo sinistro dello stesso regista.
La prima partita di campionato Roma-Longobarda è stata girata allo Stadio dei Marmi. Nel sottopassaggio degli spogliatoi dello stesso stadio è ambientato l’incontro tra Canà e i giocatori della Roma Pruzzo, Graziani, Ancelotti, Chierico, mentre gli altri giocatori che indossano la maglia della Roma erano invece delle semplici comparse.
Gli esterni della casa lombarda di Canà, dove si svolsero le contestazioni e la manifestazione di giubilo prima dell’ultima di campionato, sono stati girati a Marino in provincia di Roma.
Le riprese del ritiro della squadra sono state girate presso l’hotel La locandina, vicino a Frascati.
La scena in cui Canà ruba il pallone a Zico per il rito Vudù è stata girata nei campi di allenamento dell’Udinese, più precisamente allo Stadio Moretti di Udine che in seguito alla corstruzione dello Stadio Friuli (1976) divenne il campo d'allenamento della società friulana. Negli anni 90 è stato abbattuto e ora al suo posto sorge il parco urbano Alfredo Foni.
L’inseguimento di Canà alla stazione ferroviaria, prima che Aristoteles (Urs Althaus) raggiunga l’aeroporto e ritorni a casa in Brasile, è stata girata a Roma Tuscolana (qui tutti i cartelli azzurri con il nome della stazione furono coperti). Curiosa la presenza della scritta W la Longobarda su di una colonna della banchina.
Verso il termine del film, Aristoteles suona la chitarra per Michelina in un dehor sulle rive di un lago che, secondo la sceneggiatura, rappresenterebbe un lago del Nord-Italia; in realtà le riprese furono fatte nei pressi del Lago Albano di Castel Gandolfo.
Canà sollevato in aria dai tifosi.Il finale del film e l'ultima partita del campionato Longobarda-Atalanta sono stati girato allo Stadio Flaminio; gli spogliatoi inquadrati prima dell'inizio della partita e durante l'intervallo sono effettivamente quelli del medesimo stadio. Al termine della partita, durante l’invasione di campo, la sceneggiatura prevedeva che i due gemelli ultrà della Longobarda (Antonio e Luigi Soldati) portassero Oronzo Canà in trionfo sulle spalle, ma durante le riprese le comparse presero il povero Banfi per i testicoli; questo infortunio ispirò la penultima scena comica del film, inizialmente non prevista nella sceneggiatura.
« Canà: In che cosa consiste questa bizona: voi sapete che le norme generali di tutti gli allenatori del mondo più o meno usano le stesse formazioni, c'è 4-5-1 o 4-4-2, io invece uso una cosa diversa: il 5-5-5.
Speroni: Ma mister, che si gioca in quindici?
Canà: Sono sedici, perché ti sei dimenticato il portiere. »
(Spiegazione della Bizona)


MEZZO DESTRO MEZZO SINISTRO (1985)
Mezzo destro, mezzo sinistro (talvolta Mezzo destro mezzo sinistro, 2 calciatori senza pallone) è un film del 1985 diretto da Sergio Martino.
Andrea Margheritoni è un calciatore a fine carriera che milita nel campionato statunitense. Il film inizia illustrando una sua domenica-tipo: si fa espellere volutamente per andare a letto con la moglie dell'arbitro ma quest'ultimo poco dopo sospenderà la partita e tornando in anticipo a casa scoprirà la tresca. Vista la brutta avventura avuta, Andrea sarà costretto a tornare anzitempo in Italia dove, con l'aiuto del calciatore e suo vecchio amico Gigi Cesarini, cerca di farsi ingaggiare dalla Marchigiana, una squattrinata squadra neo-promossa in serie A.
Nonostante rischi di far affogare, in uno strampalato tentativo di salvataggio, l'avarissimo presidente rimasto in panne col proprio yacht, Andrea sarà ingaggiato insieme a Gonçales, un improbabile brasiliano particolarmente attento alle clausole contrattuali ("esto no es contemplão in mio contratto" è la sua frase ricorrente) ed al danese Kèkkonen (il cui cognome palesa la sua omosessualità).
In campionato la squadra è però un disastro, fatica ad assimilare gli schemi dell'allenatore Coligno, che conduce gli allenamenti a ritmo di musica sinfonica, ed il rendimento di Andrea è scarso, dovendo impiegare tutte le proprie energie nella relazione con la focosa Mirtilla, la titolare della ditta "Pollo Ruspante", sponsor della squadra. Dopo tentativi estremi, come portare la squadra in ritiro in un santuario, arriva l'inevitabile esonero di Coligno; la squadra viene affidata all'argentino Fulgencio, un vero sergente di ferro, che sbatte Gigi ed Andrea in panchina e lancia Carlo Vacca, un giovane attaccante della primavera che segna gol a raffica.
I due esclusi non riescono a riconquistare il posto da titolari neanche con lo stratagemma di spompare il giovane Vacca mettendogli nel letto la passionale Mirtilla. Andrea avrà comunque l'occasione di riscattarsi e di conquistare il cuore della bella giornalista Daniela in una partita di Mitropa Cup in Germania, dove segnerà e salverà un goal sulla linea.
Il film è stato girato in gran parte a San Benedetto del Tronto nelle location del mare, del porto e dello Stadio Riviera delle Palme. Le scene iniziali, nelle quali la Russinova gira tra gli ombrelloni alla ricerca di stelle del calcio, è stata girata sulla spiaggia sambenedettese, mentre il dialogo tra Coligno e Beccaceci sulla lista di giocatori da acquistare avviene tra le banchine del porto della città marchigiana, precisamente a ridosso dell'ingresso del Circolo Nautico cittadino. La finale della Mitropa Cup è invece stata girata all'interno dello stadio Cino e Lillo Del Duca della vicina Ascoli Piceno. Questo si evince dal fatto che, al momento dell'entrata di Margheritoni, si può leggere dietro la panchina uno striscione sulla tribuna inneggiante alla squadra ascolana.


IL PRESIDENTE DEL BORGOROSSO FOOTBALL CLUB (1970)Il presidente del Borgorosso Football Club è un film commedia italiano del 1970, diretto da Luigi Filippo D'Amico ed interpretato da Alberto Sordi.
Benito Fornaciari, impiegato del Vaticano e appassionato di filatelia, eredita dal padre Libero il Borgorosso Football Club, squadra di calcio dell'immaginario paese di Borgorosso (in realtà il film è girato a Bagnacavallo ed allo stadio di Lugo (e le casacche sono bianco nere come quelle della locale squadra di calcio del Baracca Lugo Calcio), entrambi paesi della provincia di Ravenna), in Romagna. Il calcio non è esattamente la sua passione, tuttavia, dopo un primo momento di disinteresse per la squadra, inizia a dedicarvisi completamente, con risultati disastrosi (oltre a giocatori scarsi, assume un allenatore sudamericano che in realtà è di Castellammare di Stabia...) che gli inimicano l'intero paese di Borgorosso. Ma ad un certo punto, dopo un salutare ritiro, le sorti della squadra sembrano cambiare, con Benito che assume le redini del club facendo da presidente-allenatore, e il Borgorosso risale in classifica fino a sfiorare la vetta: senonché, in una drammatica partita interna con gli eterni rivali del Sangiovese, si verifica un'invasione di campo e lo stadio viene squalificato. A causa della crisi che investe la squadra, un gruppo di imprenditori locali avversi al presidente riesce a costringerlo a dimettersi: ma Fornaciari, nella conferenza di addio al paese, con un astuto coup de théâtre presenta il suo ultimo ingaggio: nientemeno che Omar Sivori. I tifosi in festa, assieme al presidente e alla squadra, partono alla volta dello stadio. Celestino Guardavaccaro giovane talento un pò in sovrappeso acquistato per 30 milioni di lire. Il debutto da presidente contro l'Albana. La vittoria contro il Brighella. I tumulti del derby contro la Sangiovese. La sconfitta contro l'Excelsior. Molte della avversarie che prendono il nome da celebri vini. Un film tutto da ridere!
Trama
Benito Fornaciari, impiegato del Vaticano e appassionato di filatelia, eredita dal padre Libero il Borgorosso Football Club, squadra di calcio dell'immaginario paese di Borgorosso (in realtà il film è girato a Bagnacavallo ed allo stadio di Lugo, entrambi paesi della provincia di Ravenna), in Romagna. Il calcio [W>]-[>W] non è esattamente la sua passione, tuttavia, dopo un primo momento di disinteresse per la squadra, inizia a dedicarvisi completamente, con risultati disastrosi (oltre a giocatori scarsi, ingaggia un allenatore "sudamericano" - che in realtà è di Castellammare di Stabia - soprannominato stregone) che gli inimicano l'intero paese di Borgorosso. Ma ad un certo punto, dopo aver esonerato l'allenatore e imponendo alla squadra ritiri draconiani basati sul lavoro dei campi, Benito assume direttamente le redini del club facendo da presidente-allenatore e le sorti della squadra sembrano cambiare: il Borgorosso risale in classifica fino a sfiorare la vetta. Sennonché, in una drammatica partita interna con gli eterni rivali del Sangiovese, mentre la squadra sta perdendo su rigore provocato dal giocatore brocco Celestino, da lui comprato a caro prezzo, Benito entra in campo litigando con l'arbitro e innescando un'invasione di campo da parte dei tifosi con conseguente interruzione della partita e successiva penalizzazione della squadra con squalifica del campo di gioco. A causa della crisi che investe la squadra, un gruppo di imprenditori locali avversi al presidente riesce a costringerlo a dimettersi; ma Fornaciari, nella conferenza di addio al paese, con un astuto coup de théâtre presenta il suo ultimo ingaggio: nientemeno che Omar Sivori. Questo, se da un lato gli assicura il sostegno "per acclamazione" della tifoseria, per contrasto provoca il ritiro della cordata degli imprenditori, il fallimento e pignoramento di tutte le proprietà di Benito e perfino del pullman della squadra. Di ciò non si cura Benito che, ritornato presidente, parte con i tifosi in festa, assieme alla squadra su un autocarro per raggiungere lo stadio in campo neutro.
Riferimenti alla realtà
Probabilmente il Borgorosso F.C. - il cui inno è Siamo tutti Borgorosso - è una sorta di revisione cinematografica dell'A.C. Cesena (maglia bianco-nera), che negli anni sessanta venne acquistato dall'imprenditore e commerciante di frutta Dino Manuzzi; sotto la sua presidenza tale squadra in pochi anni passò dalla C alla B, quindi in Serie A all'inizio degli anni settanta, per raggiungere il suo culmine nella stagione '76-'77, con la breve partecipazione in Coppa UEFA.
L'acquisto a sorpresa di Omar Sivori (interpretato da sé stesso) è clamoroso ma verosimile, avendo il fuoriclasse argentino disputato la sua ultima stagione in Serie A nel campionato 1968-69. Un altro evidente riferimento alla realtà è nel primo allenatore ingaggiato da Fornaciari, che ricorda, nella parlata, nell'aspetto fisico e nelle convinzioni tattiche, Helenio Herrera.
Molte formazioni dilettantistiche o amatoriali hanno assunto la denominazione di Borgorosso ispirandosi a questo film.



ECCEZZZIUNALE... VERAMENTE (1982)
Eccezzziunale... veramente (1982) è un film che racconta la vita "calcistica" di tre tifosi: il milanista Donato, l'interista Franco e lo juventino Tirzan.
La storia vede protagonista Tirzan tifoso juventino di origine meridionale, professione camionista, Franco, interista, e Donato milanista. Tirzan viene fermato da due vigili, uno romanista e l'altro fiorentino: ne viene fuori un dialogo incredibile a sfondo calcistico, mentre Donato si scontra in metropolitana con gli interisti dopo che il Milan ha perso la partita e Sandrino, il capo ultras interista, durante lo scontro scivola su una buccia di banana e cade a terra senza sensi (ma Donato pensa di essere stato lui a colpirlo). Franco invece è felicissimo ma deve tornare a casa dalla famiglia e soprattutto da una moglie e da una suocera che non sopporta, ma una gradita sorpresa lo aspetta: un tredici al Totocalcio. Franco allora si ribella ai parenti insulta le due donne e se ne va. Il tredici da oltre ottocento milioni è in realtà uno scherzo degli amici del bar ma Franco intanto si da alla bella vita: lascia il lavoro e a suon di cambiali compra una nuova macchina.
Tirzan deve partire per la Romania ma chiede ad un collega detto "lo slavo" ,che deve andare a Parigi, di scambiarsi i camion in modo che Tirzan possa andare in Belgio a vedere la Juventus e l'altro possa andare in Romania dalla sua compagna. Donato va all'ospedale a trovare il "nemico" interista, che, a seguito del trauma, ha perso la parola e la memoria. Qui il milanista conosce la fidanzata di Sandrino, Loredana (Stefania Sandrelli), che odia gli ultras, l'Inter e il calcio e allora Donato per compiacerle fa finta di essere d'accordo per fare colpo su di lei. Loredana s'innamora di lui, perché "diverso" da Sandrino e fanno l'amore.

ULTIMO MINUTO (1987)
Ultimo minuto è un film del 1987 diretto da Pupi Avati.
Walter Ferroni (Ugo Tognazzi) è il direttore sportivo-factotum (oggi diremmo general manager) di una squadra di calcio che sopravvive nella bassa classifica della Serie A degli anni '80 tra problemi finanziari, piccoli imbrogli e tanta passione. Dopo anni di difficoltà e di bilanci "aggiustati con la scolorina", Ferroni riesce a fare acquistare la squadra dal ricco industriale Di Carlo (Lino Capolicchio), credendo che questi si limiterà a finanziare la società lasciando a lui la gestione. Il nuovo presidente invece, con piglio imprenditoriale, lo rimuove dall'incarico e gestisce personalmente, inserendo nuovi manager accanto a quelli del vecchio staff di Ferroni prontamente passati al servizio del nuovo padrone.
La nuova gestione parte con baldanza, ma senza l'esperienza e i contatti di Ferroni incontra subito notevoli difficoltà. Il nuovo presidente impara a proprie spese che gestire una società di calcio è diverso dal gestire un'azienda. La squadra passa da una sconfitta all'altra, sino a quando lo stesso Di Carlo viene pesantemente contestato e minacciato dai tifosi. Il presidente si trova costretto a ritornare sui suoi passi e richiama Ferroni che, emarginando l'incapace allenatore, rende la squadra nuovamente competitiva assumendone di fatto anche la guida tecnica.
Tra le perplessità e l'ostilità di molti, dentro e fuori la società, vince la prima partita della sua nuova gestione con una mossa coraggiosa e disperata: sostituisce a pochi minuti dalla fine della gara con l'Avellino il vecchio e corrotto centravanti Boschi (Massimo Bonetti) con il giovane diciasettenne Paolo Tassoni della squadra "primavera" che realizza il gol decisivo, proprio all'ultimo minuto.
Il nome della squadra non viene mai detto nel film, ma i colori sociali (biancorossi) e alcuni particolari richiamano il Vicenza, archetipo e simbolo delle squadre minori della serie A in quegli anni. Nel finale le scene della partita contro l'Avellino, altra tipica squadra "provinciale" dell'epoca, sono state girate all'interno dello stadio Romeo Menti e montate con riprese della curva vicentina. La società è accreditata nei titoli di coda.
Molti anni dopo, in un'intervista, Italo Cucci rivelò che il personaggio di Walter Ferroni fu in parte ispirato alle figure di Italo Allodi e del primo Luciano Moggi.