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venerdì 18 dicembre 2015

Non è La Paz

US FIORENZUOLA 1922 a domicilio della Varesina, campionato di serie D 2015-16
in alto da sinistra: Corradi, Sessi, Girometta, Fogliazza, Piva, Volpe,
accasciati: Guglieri, Masseroni, Mameli, Sereni, Petrelli. (a Venegono)
Trasferta in quota. Ultima uscita dell'anno in quel di Sondrio per i Rossoneri di Alberto Mantelli.
Rimandato il ritorno al successo fra le mura amiche al prossimo anno, si va in quel di Sondrio per cercare di chiudere al meglio questo il girone di andata. 
I precedenti in quota nella storia dell'Us Fiorenzuola non sono incoraggianti. In serie C, contro Aosta sempre perso. Un pò meglio in serie D, contro il Valle d'Aosta nella stagione 2003-04: un calcio di rigore di Sandro Melotti regalò il successo ai Rossoneri allenati da Galli. Anche a Trento, contro il club di casa giallo-blu sempre perso. Della trasferta di Bolzano nell'annata 1988-89 non possiedo il risultato. Invece nell'inverno del 2000-01 in serie C2 l'abbiamo espugnata con una rete dell'ex juventino Luca Dosi contro l'Alto Adige Sud Tirol allenato da Sannino. Nel 2002 pareggiato 0 a 0. Nella gara di esordio del campionato di serie D 2004-05, perso per una rete a zero contro i padroni di casa del Bolzano Bozen con una ciurma di giovanissimi (c'era anche il nostro Dennis Piva). Quel Fiorenzuola mise a segno la miseria di 31 punti, penultimo in classifica a fine anno, con retrocessione diretta. Quell'anno l'ultima della classe era l'Arco affrontato all'ultima di campionato: vittoria di misura con goal di Lele Pizzelli a evitare l'ultima posizione.
La squadra partirà alla volta di Sondrio nella giornata si sabato. Trasferte lunghe, in posti insidiosi. Quanto abbiamo temuto negli anni passati le trasferte in terra Toscana.
Nella Sondrio dell'ex Luca Colombo non fa caldo, anzi fa freddo. Piuttosto freddo. E i metri sopra il livello del mare non sono 3600 ma solo 360. Ci attende di certo una sfida non facile, ma Sondrio non è La Paz.
Tornado ai giorni nostri, sul sito della Bustese ho letto il commento del pareggio al Comunale di domenica scorsa: grossa delusione per  un pareggio ottenuto in superiorità numerica contro il Fiorenzuola che è risultato davvero "poca cosa". Non mi incazzo, ci si rincontra in aprile e chissà.. Non mi incazzo perchè questo maledetto e sventurato 2015 è oramai concluso. Alcuni segnali positivi si sono rivisti domenica scorsa. Proviamo a ripartire.
Ricordo un Fiorenzuola espugnare Imola in un momento veramente difficile lo scorso anno. Chissà che razza di molla era scattata in quella settimana precedente a quella trasferta.
La panchina di Alberto Mantelli è ancora a rischio, dopo Sondrio poi ci si dovrà preparare per un girone di ritorno all'arma bianca, sfruttando la sosta natalizia.
In settimana, c'è stato l'addio di Francesco Volpe che ha salutato tutti, compagni di squadra e dirigenti. Un addio con stile da parte del laterale partenopeo. Chissà, forse in un Fiorenzuola con un gioco diverso o con una caratura tecnica maggiore Volpe avrebbe fatto vedere quello che tutti noi ci aspettavamo. Chissà. Buona fortuna Fox.
Giovedi 17 dicembre, si è chiuso il mercato di riparazione dei dilettanti. E' arrivato uno dei due obiettivi dichiarati dal presidente Pinalli (un difensore e un centrocampista). E' Andrea Molinelli play-maker di centrocampo, classe 1993 originario di Castel San Giovanni, arrivato dalla Pergolettese.
Anche senza Volpe, nonostanze le tante assenze, abbiamo giocatori di tecnica e qualità che gli altri non hanno. In alta Lombardia anche se farà freddo forse servirà un Fiorenzuola attento e pò sudamericano, strafottente di quei che lo attanagliano da troppo tempo. Un Fiorenzuola con personalità e grinta da vendere.
Sondrio non è La Paz. Forza US FIORENZUOLA 1922 !

il CALCIO in ALTITUDINE
Gli oltre 3600 m s.l.m. di La Paz creano in effetti non poche difficoltà agli avversari, costretti a giocare in condizioni di aria rarefatta, con conseguenze quali affaticamento più rapido e maggior velocità (e spesso imprevedibilità della traiettoria) dei palloni calciati. Condizioni cui invece i boliviani sono perfettamente abituati.
Varie nazionali e squadre straniere si sono lamentate di tale situazione, chiedendo un intervento della FIFA.
In un primo momento il massimo organo calcistico internazionale ha reso nota, il 27 maggio 2007, la propria decisione di vietare che gare internazionali potessero svolgersi a più di 2500 m s.l.m. Il tutto ha generato inevitabili proteste non solo boliviane, ma pure da parte delle federazioni calcistiche dell'Ecuador (il cui stadio nazionale, l'Olímpico Atahualpa di Quito, sorge a 2850 m s.l.m.) e della Colombia (ove El Campín di Bogotà si trova a 2640 m s.l.m.).
La Bolivia ha avviato una campagna di protesta, culminata con una partita giocata, il 2 giugno, dal Presidente della Repubblica Evo Morales e da alcuni membri del governo in un improvvisato campo da calcio sulle Ande a oltre 5000 m s.l.m., a dimostrare che si può giocare a pallone anche a simili altitudini.
L'iniziativa dei politici boliviani ha sortito gli esiti sperati. Il 27 giugno, infatti, la FIFA ha infatti modificato la propria decisione, portando a 3000 m s.l.m. il limite massimo cui si può giocare una partita internazionale, ma alla Verde è stata concesso uno speciale permesso per poter giocare all'Hernando Siles.
Qualora la FIFA fosse restata sulla propria decisione, la Bolivia avrebbe potuto scegliere come nuova sede nelle proprie gare internazionali l'Estadio Olímpico Patria di Sucre (capitale costituzionale del Paese, posta a 2790 m s.l.m.) oppure l'Estadio Félix Capriles di Cochabamba (posta a 2.548 m s.l.m.).
"La finale di Coppa Libertadores val bene una pillola blu. E’ quanto avrebbe pensato lo staff del San Lorenzo de Almagro, impegnatonella semifinale di ritorno della Champions League sudamericana. Nonostante il rassicurante 5-0 rifilato all’andata al Bolivar, la società ha paura di non farcela. Scendere in campo a La Paz, 3600 metri d’altezza sul livello del mare, non capita tutti i giorni e il fisico potrebbe non reggere. Ecco quindi la soluzione: secondo quanto riportato dal Clarìn, i calciatori assumeranno il Viagra prima di giocare i 90 minuti che dovrebbero consegnare la qualificazione per l’atto finale della Libertadores contro i paraguaiani del Nacional di Asuncion."
http://www.ilfattoquotidiano.it/
Vincere in Bolivia non è mai facile per nessuno. Vincere lontano da La Paz, Sucre o Cochabamba, per la Bolivia, è ancor più difficile. La storia calcistica della nazione, che ha nel nome e non solo nella bandiera il riferimento al Libertador Simón Bolívar, si può riassumere così. Se guardiamo, infatti, quanto accaduto nelle prime quaranta edizioni della Copa América, scopriamo che i boliviani sono arrivati solo due volte sul podio, che solo due volte hanno ospitato la competizione e che ovviamente le due circostanze coincidono.

La prima volta, nel 1963, fu addirittura vittoria, ma paradossalmente conta meno. Uruguay e Cile disertano la competizione perché si rifiutano di giocare a La Paz, a 3600 metri sul livello del mare, le altre nazionali protestano e ottengono che si giochi anche a Cochabamba, a “soli” 2230 metri d’altezza. Il Brasile, comunque, convoca gente come Marco Antônio, Flavio Almeida da Fonseca, Claudio Danni e Procopio Cardoso e, se pensiamo che l’anno prima con Vavà, Pelé, Amarildo e Garrincha si era confermata campione del mondo, capiamo quanta importanza dia alla manifestazione. L’Argentina non è da meno e porta una squadra di tanti giovani che poi non saranno famosi. Detto questo, i padroni di casa sono bravi ad approfittare del fattore campo e del fattore altitudine. Un rocambolesco 4-4 in rimonta sull’Ecuador nella partita e poi solo vittorie nel girone all’italiana che vede confrontarsi tra loro le sette partecipanti (anche il Venezuela è, infatti, assente). Il secco 2-0 con cui la Bolivia regola a Cochabamba il Paraguay vale, a conti fatti, la Copa, ma i risultati più prestigiosi sono il 3-2 all’Argentina e il conclusivo 5-4 al Brasile. Quel giorno segna una doppietta Victor Ugarte, centravanti di buona tecnica, spesso indicato come miglior giocatore boliviano di sempre, la cui fama non è, però, mai andata oltre il paese andino, anche per le non fruttuose apparizioni in Argentina col San Lorenzo e in Colombia con l’Once Caldas.
www.calcioromantico.com
LA PAZ - Ancora un punto e la Bolivia è ai Mondiali dopo 43 anni di assenza: ma il travolgente cammino della nazionale sudamericana sta scatenando polemiche e discussioni. Primi fra tutti uruguayani e brasiliani: a La Paz hanno scoperto stupiti come la cenerentola del calcio sudamericano sia cambiata e hanno anche rispolverato la vecchia e discussa questione dell' altitudine. "Giocare a La Paz - ha scritto Fernando Calazans sul quotidiano ' O Globo' dopo il 2-0 sul Brasile - è un' inutile crudeltà alla quale vengono sottoposti i giocatori. La Fifa dovrebbe vietare che si disputino gare ufficiali a 3600 metri di altezza, ancora di meno se si tratta come in questo caso di partite per la Coppa del Mondo". Ma critiche in questo senso si sono alzate un po' ovunque: e molti preferiscono parlare dei 3600 metri d' altitudine dello stadio olimpico Hernando Siles, anziché ammettere che la nazionale boliviana sta giocando davvero un calcio superiore a quello di moltissime altre squadre rinomate del Sudamerica. Ad esempio, molti giornalisti hanno messo particolare enfasi nel raccontare di come i giocatori venezuelani, dopo aver perso per 7-0 a La Paz, abbiano dovuto fare ricorso a sei bombole d' ossigeno per recuperare il fiato. Dimenticato, o forse sottovalutato, il fatto che proprio quegli stessi giocatori boliviani erano riusciti a sconfiggere in casa i venezuelani per 7-1, in una partita svolsati a Puerto Ordaz al livello del mare. Ma davvero l' altitudine è così influente nel rendimento dei giocatori di casa? Secondo il medico sportivo Ruben Dario Oliva, che a La Paz ci è andato in diverse occasioni con la nazionale argentina, il problema dell' altitudine così come viene visto da molti non esiste. Per Oliva è più un fatto psicologico che fisico: "Tutte le volte che siamo andati a giocare a La Paz con la nazionale argentina siamo arrivati soltanto un giorno prima della partita e i giocatori, tranne qualche rarissimo caso di adattamento più lento, non hanno avuto nessun tipo di difficoltà. Tra l' altro abbiamo corso più noi dei boliviani e abbiamo anche vinto". 
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