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giovedì 18 gennaio 2018
"Ecosostenibilità"
Girone a 20 squadre, trasferte lunghe addirittura fissate il mercoledì pomeriggio. Si parte da questo ragionamento: la nostra prima esperienza in serie C forse è costata in proporzione meno della serie D di oggi.
Tante trasferte vicine e quelle più lontane erano comunque nell'ordine dei 300 kilometri (Treviso, Pieve di Soligo, Cittadella e Valdagno).
Crema, Stradella, Pavia, Suzzara, Legnano, Palazzolo sull'Oglio, Ospitaletto poca roba in termini di carburante e tempi di percorrenza. Grossi grattacapi per le norme di agibilità sugli impianti che dovevano essere in grado di ospitare almeno 2500 spettatori.
Eravamo appena rimasti orfani dei mondiali di ITALIA 90' e ci accingevamo a vivere il primo campionato da Professionisti con una totale rivoluzione dell'organico: via mister Marco Torresani, via "Rambo" Ravasi, Spagnuolo, Meani, Vercesi, Quaresmini e Loda.
C'erano molta voglia di fare bene in quegli anni in Valdarda. Una serie C cercata per sette anni.
Una volta raggiunta, per mantenere la categoria si decise di affidare la guida tecnica a un esperto che aveva allenato addirittura in serie A: Gianni Seghedoni, modenese e ferrarista doc. Finita l'era Finlocat che fatica per trovare uno sponsor da stampare sulle divise.
I grandi lavori della defunta Coperativa Edile Valdarda per sistemare lo stadio Comunale e ampliarlo. Con le prime partite da disputare alla Galleana di Piacenza (Coppa Italia) e al "Francani" di Salsomaggiore.
Il calciomercato estivo con il primo rinforzo: Silvano Mazzi centrocampista mantovano di esperienza arrivato dalla C1. Samaritani comprato poi lasciato libero, idem Ramacciotti. L'ex Piacenza Roberto Serena fra i pali, il marchigiano Mimmo Baldacci ex Suzzara nuovo libero la difesa, dal Carpi (serie C1) l'attaccante Massimo Spezia a dar manforte al bomber di Noceto Stefano Pompini, e tanti altri. A novembre per rinforzare la squadra, due arrivi importanti: il difensore Camillo Milani e il centrocampista Ferdinando Fornasier.
Era la serie C2 girone B. Erano i tempi delle maglie larghe a dismisura inguardabili ai giorni nostri. Nemmeno l'ombra di tatuaggi e calciatori stranieri in campo. Le regole ferree dei giovani da schierare non esistevano ancora. La vittoria valeva due punti quindi il pareggio era d'oro e ne sappiamo qualcosa noi del Fiorenzuola di Seghedoni. Si giocava ancora con la neve, con il pallone arancione e con Pompini in attacco avevamo una media rigori invidiabile. Non arrivavano i compulsivi aggiornamenti online sui risultati degli altri campi, arrivavano a dirigenti e giornalisti nell'intervallo e a fine partita con il telefono a fili. PC, MI, PR, CR, MN, BS, BG, TV... i parcheggi erano un brulicare di sigle che indicavano sulle targhe delle autovetture senza marmitte catalitiche la provenienza. Era forte il senso di appartenenza al territorio.
Perché non tornare a pensare in grande ?
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