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giovedì 9 gennaio 2020

Arrondini come Pircher

Arrondini come Hubert Pircher, anzi meglio...
perché grazie allo scatto istintivo del giovane talento di Pesaro il Fiorenzuola è riuscito nell'impresa di sbancare il campo dell'AC Crema 1908 in inferiorità numerica.
Uno sta al mare Adriatico, l'altro alle Dolomiti. Opposti ma in qualche modo uniti da un filo immaginario. Li accomuna il fatto di avere indossato o avere addosso la stessa maglia, quella dell'Us Fiorenzuola con caratteristiche molto simili, ...e quel gol di Crema. Oltre al rossonero, uno ha vestito i colori bianconeri da piccolo nel Cesena, l'altro quelli dell'Ascoli ma in serie A. Uno è nato il 5 marzo del 1959, l'altro quarant'anni dopo, esattamente il 29 marzo 1999. Davide è salito in Valdarda per crescere e mettersi in mostra. Hubert era sceso in Valdarda sul viale del tramonto della carriera. Entrambi di fisico asciutto e alti, molto alti. Davide, 5 centimetri in più.
Corre l'anno 1986 e a uno calmo e corretto come Danilo Bertelli viene mostrato il cartellino rosso. Se lo ha estratto uno come Stevanato ci crediamo.
Senza il numero 9 di Casalmorano, uno dei bomber più prolifici della storia rossonera, uno dei più abili a fare breccia nei cuori dei tifosi fiorenzuolani, ci pensa Pircher a metterla dentro.
La reazione della squadra di casa del presidente Noris Lacchinelli non tarda ad arrivare e la rete di Lucini al 70' che trafigge il portiere ex Piacenza Stefano Veneziani frutta il pareggio.
Erano campionati dove si segnava poco. Le classifiche marcatori si chiudevano con in vetta attaccanti che a stento arrivavano a 15 gol. A volte anche meno. Con la vittoria che valeva 2 punti il peso di un pareggio era notevole e molte squadre vivevano alla domenica di catenaccio.
La società di via Campo Sportivo 1 voleva la promozione in serie C in quegli anni e si ingaggiavano pezzi da novanta ogni estate. In quel Fiorenzuola spiccavano due nomi: Marco Torresani e come detto Hubert Pircher. Nella rosa non mancavano altri elementi di grande valore e rendimento come i fratelli Porcari e il matto di Mazza in mezzo al campo.

Quella volta a Crema non arbitrò uno qualunque….

Divisa rigorosamente nera in quegli anni. Giovanni Stevanato da Mestre, ha arbitrato fino alla Serie D, ma si è tolto le migliori soddisfazioni come Assistente Arbitrale, diventando Internazionale nel 1998. Nel computo delle sue gare si contano 150 partite in Serie A, 50 partite internazionali ed altrettante in Serie B. Giovanni Stevanato si racconta così: “Sono stato una persona fortunata, ho avuto molte opportunità per crescere. I ricordi più belli si legano ai cinque derby d’Italia tra la Juventus e l’Inter e, ancora, alla trasferta con Pierluigi Collina per la partita tra Uruguay e Colombia valida per le qualificazione al Mondiale in Corea e Giappone del 2002 oltre al derby a Teheran disputato davanti a centomila spettatori maschi”.
Dopo aver calcato i più prestigiosi campi internazionali con la Serie A e la Champions League è stato Componente per molte stagioni di Organi Tecnici Nazionali come la C.A.N. D e soprattutto la C.A.N. A-B dove si è occupato della gestione tecnica degli Assistenti Arbitrali.
Dopo la nomina ad Osservatore UEFA nel gennaio 2009, a livello di collaborazioni internazionali Stevanato è stato chiamato per formare gli Assistenti delle federazioni del Qatar e dell’Ucraina.








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