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martedì 30 giugno 2020

Mare nostro blu


Si boccheggia. Siamo sulla graticola da giorni in Val d'Arda

La piscina di Fiorenzuola ha riaperto

godiamoci questa isola di refrigerio, il nostro mare blu

domenica 28 giugno 2020

Da Fuorigrotta a Fiorenzuola, la storia di MAURIZIO DE FALCO

I primi calci nel Napoli, poi le valigie per raggiungere Fiorenzuola, con un sogno: diventare calciatore professionista come tanti altri giovani selezionati e approdati nel settore giovanili professionistico dell'Unione Sportiva.
Dal rione Fuorigrotta a Fiorenzuola, il racconto-intervista del centrale campano.

Maurizio, sono passati circa vent'anni, che ricordi hai di Fiorenzuola?
Sono stati anni molto belli. Era la mia prima esperienza lontano da casa. Una esperienza bellissima. La mattina andavamo a scuola, nel pomeriggio dopo gli allenamenti facevamo un giro in piazza e la sera tornavamo agli alloggi di Covatorta. Dopo cena in camera si chiacchierava e si giocava alla play. Dopo gli Allievi Nazionali ricordo bene il mio esordio in serie C a 17 anni. Tutti mi volevo bene e stavo bene. Sono rimasto anche dopo la retrocessione nel primo anno di serie D, giocando a centrocampo con i vari Melotti e Ciceri. Stravedevano per me ma io ero ancora immaturo di testa e me ne sono andato da Fiorenzuola. Vi dico la verità, me ne sono pentito tanto. Se si potesse tornare indietro sarei rimasto.

E dopo Fiorenzuola dove sei andato a giocare?
Sono stato quasi un anno nel Crociati Parma ma verso la fine dell’anno me ne sono andato perchè non volevo più stare lontano da casa. Sono dunque tornato in Campania e ho giocato due anni a Valdiano e due anni nel Faiano sempre tra serie D ed Eccellenza. Poi ho trascorso quattro stagioni con la Calpazio dove mi sono trovato molto bene, con un presidente e uno staff tecnico da seria A. Una vera società modello. Dopo questa esperienza bellissima sono andato in Sicilia a Gela ma le cose non sono andate bene. La mia esperienza in bianco-azzurro è durata solo due mesi fino a dicembre, quando è arrivata la chiamata del Crevalcore, di nuovo al Nord. Nella società bolognese ho trascorso un triennio positivo, ma l’esperienza più bella è stata quella da voi a Fiorenzuola. Ero un bambino quando sono arrivato; ricordo l’esordio in serie C e l’anno dopo in D. Era tutto ben organizzato e l'ambiente mi voleva bene. E' stato un peccato andare via. Un errori di gioventù.
Se avessi conosciuto mia moglie molto prima sicuramente la mia carriera da calciatore sarebbe stata diversa. Con lei avrei fatto scelte diverse.


Quando un calciatore può affermare di avere avuto un presidente e uno staff "da serie A" ? 
Si, quando ti trovi davanti degli uomini veri prima di tutto. E in secondo luogo quando la società non ti fa mai mancare niente nelle loro possibilità. Un altro aspetto fondamentale è il rispetto della parola data. 

Ricordi qualche partita in particolare con la maglia del Fiorenzuola (giovanili e prima squadra)?
Sicuramente la vittoria in casa del Milan nell'anno degli Allievi Nazionali con alla guida Stefano Pompini. Eravamo veramente forti e siamo arrivati a disputare le fasi finali mettendo sotto l’Atalanta di Pazzini e Montolivo.
In prima squadra l'esordio assoluto in coppa Italia allo stadio dei Marmi contro la Carrarese agli ordini di mister Fabio Querin. Avevo solo 16 anni. Poi nell'anno della serie D (quello dello spareggio contro la Bergamasca, 2002-03 n.d.r.), non ricordo l'avversario, quel giorno avevo fatto veramente una grossa partita. A fine gare Andrea Ciceri e Sandro Melotti si erano complimentati con me per la prestazione offerta per la squadra.
La cosa più bella era giocare allo stadio Comunale, e vivere lo spogliatoi con i grandi che avevano più esperienza di me.

Sei ancora legato al mondo del calcio?
Si, gioco e alleno in provincia di Bologna. A settembre inizio con la Scuola Calcio a Pieve di Cento. Con la prima squadra devo valutare alcune cose per poi decidere.

Giocare nei dilettanti al Sud e al Nord. C'è molta differenza?
Giocare al Sud è più difficile, c'è più "cazzimma" come la chiamiamo noi. Cattiveria.

Se un giorno veniamo a Napoli con te dove ci porti di bello?
Credetemi, Napoli è tutta bella. E se venite un giorno con me vi porto dove ha giocato il più grande di tutti i tempi: lo stadio San Paolo.

Mi ha fatto molto piacere che vi ricordate ancora di me. Un grosso saluto a tutti.

sabato 27 giugno 2020

"il Fiore nella storia" Noi c'eravamo

25 anni fa, nel momento più alto della storia calcistica rossonera con addosso una maglietta...



venerdì 26 giugno 2020

Conferme in attacco: ci sarà ancora ARRONDINI

Spillo, Airone chiamatelo come vi pare, lui parla poco e pensa ai gol.
E' stato uno dei colpi più redditizi della campagna acquisti dello scorso anno. Da under, dal primo gol in maglia rossonera alla prima di campionato contro il Breno, al sigillo nel big-match del Martelli contro il Mantova di Lucio Brando, solo il Coronavirus ha fermato a quota 6 il bottino di reti di DAVIDE ARRONDINI. Sicuramente sarebbe arrivato in doppia cifra.
Ricordiamo ancora quando in una umida domenica di febbraio il pullman del Classe sbarca dalla Romagna in pianura Padana. La prestazione di personalità del centravanti marchigiano, capace di fare reparto da solo in mezzo a gente come Varoli e Bruzzone non sfugge al Tm Luca Baldrighi che suggerisce a Di Battista di prendere nota del nome del ragazzo. A fine gara ne nasce quasi un caso, un equivoco con i dirigenti ospiti.
Oltre ai gol preziosi, stupisce di questo attaccante dalle lunghe leve il modo di proteggere il pallone e i movimenti nel crearsi i varchi. C'è chi lo vede come un Van Basten della serie D noi vediamo in lui più un Luca Toni. Potrà essere esagerato, ma davvero con lui in campo sembra di rivedere al Comunale l'attaccante Campione del Mondo.
Il ragazzo ventunenne sembra a posto con la testa. Mister Tabbiani riesci a fare uscire il meglio dai giovani. Il futuro è davanti a Davide. 
Un altro anno a Fiorenzuola per confermarsi sui livelli importanti della scorsa stagione.

giovedì 25 giugno 2020

25 anni fa quante lacrime versate

Chissà. Se il penalty di Bottazzi fosse finito alle spalle di SuperMan Pagotto, se l'oltranza della terribile roulette dei calci di rigore ci avesse alla fine giustamente premiato... chissà forse ora saremmo in serie C o forse addirittura al posto del Cittadella nei Cadetti. 
Ma ci pensate, il Fiore in serie B? Robe da non credere ai giorni nostri.
Spareggio per la serie B, 25-6-1995  Pistoiese-FIORENZUOLA  4-3 dcr (0-0)
25 anni fa, saranno state le 20 e qualche minuto, gli occhi gonfi un nodo la gola. 
Poi tutti zitti e muti sui pullman per il rientro in Val d'Arda, mentre a Pistoia è tutta una baraonda arancione. 
La nostra grande occasione letteralmente incendiata dalla sorta.
Quella sera abbiamo pianto come dei bambini, per ore e ore. Non volevamo sentire parlare di calcio. La testa sotto il cuscino tutta la notte. 
Che dispiaceri può dare il gioco più appassionante del mondo. Mamma mia se ci ripenso oggi mi vengono ancora i brividi.
Molti di quelli che erano allo spareggio nel calderone infernale del Dall'Ara di Bologna o seduti nei bar in città davanti alla diretta TV sono alla domenica allo stadio Comunale. 
Il calcio non è una moda. Il calcio è passione vera.


La Pistoiese salvò la società, i ricordi di Gianluca Barni di "Linea Libera"
[...] Da una partita messasi subito male per l’espulsione di Gutili, dal Pagotto paratutto a un Fiorenzuola che stava disputando “la partita della vita” (e col senno di poi avrebbe meritato quella promozione, più di noi, almeno in quella gara. Per la stagione complessiva, regolare e playoff, la Pistoiese si era strameritata il ruolo di vice dello strepitoso Bologna) a una sofferenza indicibile, passando per tempi regolamentari e supplementari. Emozioni su emozioni: da infarto. Poi quei rigori, che il nostro, nella concitazione del momento, ribattezzò “tiri dalla bandierina” (e io pensai davvero a come fosse arduo segnare tirando dal corner: l’avevo visto fare solo a Vito Chimenti, in un allenamento, ai tempi della A).

Infine, Andrea Bottazzi sul dischetto e a me che viene naturale, si direbbe oggi, “gufarlo”: “è un mancino… è nervoso…” o qualcosa di simile. L’errore, l’esplosione di gioia. Il trionfo. Il Clag lanciato in aria dai suoi uomini. I tifosi della Pistoiese felici. Le lacrime, la voce rotta dalla commozione. I battiti accelerati del cuore. Ebbene che cosa successe a quel punto? Che eravamo già attorno alle 20, 20.15 e che il “mitico” volle che intervistassimo tutti (se patron Egidio avesse dovuto pagare gli straordinari, sarebbe andato in rovina). Ricordo che fummo gli ultimi a uscire dallo stadio, per la contentezza, immensa, degli addetti allo stadio felsineo. Rientrammo a Pistoia a mezzanotte e oltre. Un giro per le piazze cittadine… pur sapendo che il lunedì pomeriggio avremmo fatto 5 ore consecutive di diretta televisiva. Per far sentire la voce di tutti. Roba da matti. Pazzi d’arancione, sì. [...] 

Finale Play Off, Bologna, Stadio “Renato Dall’Ara”, 25-06-1995
Pistoiese–FIORENZUOLA  4-3 dcr (0-0)
PISTOIESE: Pagotto, Russo, Gutili, Cotroneo, Bellini, Mignani, Nardi, Pregnolato (120' Rubino), Lorenzo, Mazzoleni (73' Toniolo), Zanini. All. Clagluna. A disp.: Trombini, Barbini, Mannari.
FIORENZUOLA: Rubini, Terrera, Crippa, Vecchi, Galletti (115' Foglio), Da Rold, Scazzola (69' Nitti), Trapella, Serioli, Bottazzi, Clementi. All. D'Astoli. A disp.: Serena, Mazzaferro, Milanetto.
Arbitro: Dagnello di Trieste
Sequenza rigori: Zanini (P) gol; Clementi (F) parato; Mignani (P) parato; Trapella (F) gol; Lorenzo (P) gol; Nitti (F) gol; Nardi (P) gol; Serioli (F) gol; Russo (P) gol; Bottazzi (F) palo.
Ammoniti: Cotroneo e Pregnolato (P), Terrera (F)
Espulsi: Gutili (P) al 58' per aver colpito un avversario a gioco fermo.
Angoli: 10-1 per il Fiorenzuola
Note: giornata di sole torrida. Terreno in buone condizioni. Spettatori 7754 in maggioranza pistoiesi (5 pulman da Fiorenzuola, circa 2000 fiorenzuolani presenti di cui circa 1200 in curva A.Costa). Presenti in tribuna: Ariedo Braida d.s. Milan, allenatore Alberto Zaccheroni, Roberto Boninsegna, Tarcisio Burgnich, e Francesco Guccini, l'ex rossonero Giovanni Rossi e Gianni Seghedoni. giornalista inviato per Libertà: Carlo Annovazzi. Diretta tv tele+. Diretta Radio Sound Piacenza.

mercoledì 24 giugno 2020

BATTAIOLA rinnova con l'Uesse


Prima Anelli poi Valizia, Vagge, Libertazzi e ora Battaiola, non ci possiamo di certo lamentare con la società per i numeri 1 avuti in squadra.
Fra voli plastici e rigori respinti, in un crescendo di tecnica e valori siamo arrivati ai giorni nostri ad affidare guanti e maglia numero a un certo NICHOLAS BATTAIOLA.
Esordio da giovanissimo in serie C nella Cremonese, vittoria del campionato di serie D 2016/17 al Monza a soli vent'anni, l'ottimo campionato a Ciliverghe e le chiamate di Gubbio e Francavilla nei professionisti. Le credenziali di questo ragazzo di Soresina erano notevoli al suo approdo in Val d'Arda. 
Nicholas si è confermato in rossonero, difendendo i pali ogni domenica con ordine, sicurezza, disinvoltura e maestria.
Melodico rapper nelle serate. Azzimato e reattivo sulla linea bianca alla domenica. Noi di Fiorenzuola lo abbiamo visto volare da uno stipite all'altro della porta. E poi il pezzo forte, le palle basse. Il coraggio e la scaltrezza nelle uscite e nel lavorare i palloni con i piedi per i compagni di fronte ai più sadici e famelici centravanti del girone.
Nato a Cremona nell'agosto del 1996, il guardiano di Soresina, il portiere più stiloso della serie D, può togliersi ancora grosse soddisfazioni in carriera e crescere ancora con le dritte del maestro Emilio Tonoli.
La conferma di BATTA non poteva essere acquisto migliore per il nuovo Fiorenzuola di mister Tabbiani e del Diesse Bernardi che sta nascendo.


martedì 23 giugno 2020

La città ricorda le sue 150 vittime


La nostra comunità ha voluto ricorda unita, le sue 150 vittime dei cento giorni che hanno cambiato il mondo. 

I nomi dei cari defunti scanditi sotto la Torre e l'altana di palazzo Gonzaga, in Piazza Molinari, il cuore della città. 
I fiori posati sul sagrato della nostra "Chiesa Grande". 
La Santa Messa con le parole toccanti di Monsignor Giuseppe Illica.
Parrocchia e Comune di Fiorenzuola d'Arda hanno voluto organizzare un momento di preghiera per le famiglie che in questi mesi sono state colpite dal lutto causato dalla pandemia Coronavirus.





sabato 20 giugno 2020

FACCHINI, under di talento per il Fiorenzuola 2020-21

Cerchi un giovane di talento su cui puntare per la tua squadra? 
Peccato, perchè FILIPPO FACCHINI ha rinnovato ancora per un anno con i colori della sua città.
Chiamato in causa lo scorso anno per colmare le assenze forzate di Bruzzone e Corbari, il giovane difensore dell'anno 2002 ha dimostrato qualità e sangue freddo in un ruolo fra i più complicati: il difensore centrale.
Tanti meriti alla società per il lavoro che sta svolgendo con i giovani. Tanti meriti a mister Tabbiani che non si è minimamente posto il problema di consegnargli la maglia da titolare. Non ha inventato nulla, e ha parlato chiaro: "Fai quello che ti dico io e Vincenzo" ..preso alla lettera, Filippo con personalità e voglia di imparare ha stupito tutti.

giovedì 18 giugno 2020

TOGNONI resta Rossonero

Nonostante le lusinghe di numerosi club, con richieste anche dalla serie C, la freccia toscana resta colorata di rosso e nero anche per la stagione 2020-21.
L'acquisto last-minute dello scorso anno che cambiò volto alla manovra offensiva valdardese rinnova con la società di via Campo Sportivo 1. 
Il numero 7 rimane dunque riservato a MARCO TOGNONI che continuerà a lavorare alle dipendenze di Luca Tabbiani dopo le positive parentesi nella Lavagnese e nel Savona. 
22 presenze (su 24), 4 gol, ma soprattutto un'infinità di palle gol servite a Piraccini e Arrondini nel primo anno di Fiorenzuola. 
25 anni. Tirato, imprendibile ed imprevedibile sulla fascia di destra. Di lui, hanno impressionato la potenza, la velocità, e la predilezione per l'assist vincente. Ancora oggi a Mantova, ammettono di aver perso i sensi sotto i colpi di Tonno lungo la corsia da lui occupata, in quella fantastica domenica di Novembre.
I tifosi rossoneri esultano per la conferma e sognano in grande. Per Tonno un altro anno da dividere tra Montignoso e la nostra città

mercoledì 17 giugno 2020

Primi tasselli

La volontà di ETTORE GUGLIERI era nota a tutti. Restare a Fiorenzuola e chissà, chiudere un giorno la carriera in Rossonero. 
Per la società di via Campo Sportivo 1 il rinnovo del capitano rappresentava una priorità. La scelta di continuare insieme è stata dunque spontanea e immediata. 
Ettore era arrivato in Val d'Arda nel primo anno in serie D della gestione Mantelli. 
Sono passati sei campionati da allora, e questo ragazzo di 36 anni continuerà a essere il simbolo del Fiorenzuola di oggi. 
Nel prossimo campionato Guglie potrebbe tagliare il traguardo delle 200 presenze con la maglia del Fiorenzuola ed entrare nella elite delle nostre bandiere.
Quando hai in casa un giocatore così non c'è bisogno di gettarsi sul mercato scandagliando osservatori e procuratori. Con ANTONIO ZACCARIELLO si va sul sicuro anche per la stagione 2020-21. 
Il nuovo Ds Bernardi era alla Reggiana quando Antonio portava la fascia di capitano della formazione Berretti granata. 
A 21 anni si è già messo alle spalle due campionati di serie D da protagonista. Senza retorica, è risultato fra i migliori per continuità di rendimento nel Fiorenzuola di mister Luca Tabbiani. Quando giostra a centrocampo è tutta una esplosione di gioia e triccheballacche. Antonio è pronto per il terzo anno consecutivo a esprimere le proprie idee in rossonero e a prendere a morsi la zona centrale del rettangolo di gioco.

domenica 14 giugno 2020

Novità in casa ACADEMY


Il nuovo responsabile tecnico dell'ACADEMY Rossonera non ha bisogno di presentazioni.

Ha allenato il Fiorenzuola nel campionato di serie D 2011-2012. Ha un attività di consulenza nel ramo della telefonia, la Lucci Comunication, insediata da tempo in città, e nella vicina Piacenza è più di un istituzione per i fulgidi trascorsi in maglia biancorossa negli anni d'oro della serie A.
I ricordi più freschi sono legati alla vicenda Pro Piacenza di due anni fa, alla farsesca Cuneo-Pro Piacenza con la ferma presa di posizione di Lucci allora responsabile del settore giovanile rossonero contro l'intenzione della società di mandare in campo in serie C allo sbaraglio i giovani del settore giovanile, per cercare di salvare la stagione.

Nella conferenza stampa di presentazione Lucci ha tracciato obiettivi e idee in cantiere. Presenti i presidenti Luigi Pinalli, Giovanni Pighi, Daniele Baldrighi e gli organi di stampa.

SETTIMIO LUCCI, 55 anni, rappresenta un indubbia garanzia in materia di giovani. Terminata la carriera da calciatore con la maglia dell'Ancona, è tornato nella "sua" Piacenza iniziando il percorso da tecnico della giovanili. 3 anni nel vivaio biancorosso poi il trasferimento al settore giovanile professionistico del Pizzighettone. 
Dal 2009 al 2011 allena nel Parma, prima dell'esperienza al Fiorenzuola. Nel 2015-2016 vince il campionato di Promozione alla guida della Vigor Carpaneto per poi tornare ad occuparsi di giovanili.
Con la nomina di Lucci escono allo scoperto le ambizioni della società di via Campo Sportivo 1 in tema di giovani e crescita.

Ascolta le prime parole di SETTIMIO LUCCI, neo responsabile tecnico del settore giovanile del Fiorenzuola:

mercoledì 10 giugno 2020

il Fiorenzuola, il derby della Lanterna a 19 anni, le sere in ritiro senza riscaldamento, intervista a LUCA TABBIANI

"E arrivarono i liguri e si accaparrarono alcune delle cose più preziose che possedevamo". Sembra una frase presa da un libro di storia, e forse lo è per davvero. Il centenario dell'Unione Sportiva è a un passo con una pubblicazione in cantiere e quello che hanno messo in atto Tabbiani e Cammaroto a Fiorenzuola è qualcosa di davvero importante, che rimarrà certamente nelle pagine più belle.
I due "si sono presi" una fetta della nostra città, quella legata al pallone, e non solo. Anche in provincia e nelle zone limitrofe gli estimatori non mancano. Si sono assicurati la stima e la riconoscenza dei tifosi rossoneri, degli appassionati sportivi e dei dirigenti con la professionalità e i risultati ottenuti sul campo. 

Il tecnico di Oregina parla con noi di passato e presente, nella homepage del blog

Circa un anno fa, una sera d'estate arriva la chiamata di Di Battista. Su due piede cosa hai pensato?
Su due piedi, quando ho buttato giù il telefono ho pensato che mi stava passando davanti una grande occasione. Conoscevo le competenze di Simone Di Battista che aveva lavorato nel girone A in cui allenavo, e sapevo le sue qualità nel costruire squadre forti. In più Fiorenzuola è una piazza conosciuta per la categoria serie D, con una società che si avvicina di più ai professionisti che hai dilettanti. Poi sono arrivato al campo la prima volta e mi sono trovato davanti a una struttura che ha poco a che fare con la serie D. Non conoscevo personalmente la società anche se sentivo parlarne in maniera veramente positiva. E dopo che ho avuto modo di conoscere i vari dirigenti ho capito ancora di più la grande opportunità che mi ha dato il Direttore. Il primo anno, nei sette mesi le cose sono andate bene, ora bisogna “cancellare” quanto abbiamo fatto e iniziare a pensare di fare di nuovo bene perché il mondo del calcio cambia ogni minuto che passa.

Il binomio vincente con Vincenzo Cammaroto prosegue. Quando e dove vi siete conosciuti, e come si è cementato il vostro rapporto?
Tre anni fa ero a Savona e ho avuto Vincenzo come giocatore in una esperienza che per me non è andata. Spesso ci confrontavamo da allenatore e giocatore e quando poi sono stato mandato via abbiamo continuato a sentirci e a confrontarci, mantenendo vivo il rapporto. L'anno dopo Vincenzo doveva decidere se continuare a giocare o provare a fare un esperienza assieme. Io sono andato ad allenare la Lavagnese e gli ho proposto di venire a lavorare con me. Lui ha accettato ed è partita la cosa. Vincenzo è un valore aggiunto per la squadra. Ha fatto il difensore per tutta la carriera a ottimi livelli e ha tante competenze nei dettagli. Negli aspetti singoli del ruolo del difensore. A me piace lavorare tanto con la palla, mentre senza palla mi piace lavorare nel collettivo. Lui lavora di reparto, sull'aspetto singolo del giocatore. Poi cura i calci piazzati, in maniera accurata sia in possesso palla che a sfavore. Poi lavoriamo assieme sui video analizzando gli avversari. E’ per me un collaboratore di altissimo livello, abbiamo un rapporto splendido anche fuori dal campo e spero vivamente di continuare a lavorare assieme.
Cammaroto, Tabbiani e Luca Baldrigni
Agli ordini di Giorgio Roselli arriva il doppio salto dalla C alla B a pochi chilometri da Fiorenzuola. Ricordi qualche aneddoto legato al tecnico perugino e ai trascorsi alla Cremonese?
Roselli è stata una persona fondamentale per la mia carriera calcistica. Sono arrivato alla Cremonese in C2 e giocavo punta, e lui mi ha cambiato ruolo. Una svolta. Non avrei fatto la carriera che ho vissuto se non avessi avuto lui come allenatore, perché da centravanti non sfruttavo le mie caratteristiche. Ho nel cuore tanti aneddoti legati a quegli anni. Ricordo che non c’erano tantissimi soldi e volte dovevamo pulire gli spogliatoi noi calciatori. Pareggiavamo una partita e ci mandavano in ritiro, ritrovandoci a dormire nelle stanze senza riscaldamento di un albergo di Tabiano Terme. Eravamo un pò in conflitto ma alla fine è stata la nostra forza. Ci siamo uniti contro tutto e tutti e alla fine siamo riusciti a fare qualcosa di davvero importante. Nell’anno della C1 avevamo una squadra di altissimo livello, capace di vincere il campionato con quattro giornate di anticipo. Quando fai una doppia scalata è particolare. Non è mai facile vincere due campionati di fila. La tua autostima come singolo giocatore sale alle stelle. Negli anni di Cremona noi compagni di squadra abbiamo creato un rapporto particolare con la città. Ho vissuto 4 anni che mi hanno fatto crescere molto.

Corbari adora "i marubini", e Luca? Hai avuto modo di provare la cucina cremonese, e della cucina della nostra zona cosa ti piace di più?
Direi senza dubbio i salumi. Sono una cosa speciale. Rispetto a quelli che abbiamo in Liguria sono di un altro mondo. Salame, coppa e prosciutto crudo sono qualcosa di eccezionale dalle vostre parti. A dire la verità non vado matto per gli anolini mentre adoro i tortelli all’erbetta. sono veramente pazzeschi. Devo dire la verità, dalle vostre parti a tavola si sta volentieri.

Hai giocato al Sud in una delle piazze più importanti del Mezzogiorno. Cosa ha significato per te l’esperienza di Bari?
Mi è servita tantissimo. Vivono il calcio in una maniera molto forte, vicini alla squadra ma molto critici quando le cose non vanno bene. Maturare un’esperienza in una città grande, con tanto calore, è stato fondamentale per raggiungere un maggiore equilibro. Al San Nicola, un giorno ti puoi sentire un eroe, sette giorni dopo un fallito davanti a quarantamila spettatori. Se a Bari ti fai travolgere dal troppo entusiasmo o dal troppo pessimismo non ne esci vivo. Nella nostra professione è fondamentale mantenere un equilibrio quando diventi allenatore. Bari mi ha aiutato molto in questo.
Lasci Bari per seguire Rolando Maran. Pregi e virtù del tecnico trentinoCon Maran ho trascorso diversi anni della mia carriera. Una persona con valori importanti, bravissimo nella gestione del gruppo e delle dinamiche all'interno dello spogliatoio. Un tecnico molto competente con uno staff preparato. Con il suo vice Christian Maraner avevamo pure giocato assieme. Avevano una marcia in più. Sono contento perché quello che hanno fatto fino ad ora e sono sicuro che continueranno a togliersi grandi soddisfazioni.

Dal Sud siamo risaliti a Trieste ora torniamo a Genova, la tua città. Se veniamo un giorno a trovarti dove ci porti?
Dipende in che stagione. Sicuramente d’estate è bello visitare le riviere. Se scegliamo Ponente vi posso portare al mare a Varigotti e a Bergeggi. Se preferite la parte di Levante: Chiavari, Recco, Rapallo sono zone molto belle da visitare. Se si vuole andare in città direi i vecchi vicoli che noi chiamiamo Carrugi e sono molto particolari e caratteristici. Ultimamente sono stati eseguiti lavori al porto antico dove c’è l’Acquario e l’Expo. Poi proporrei la Passeggiata di Nervi o quella di Corso Italia, dove si può fare aperitivi e mangiare attaccati al mare.

E la giornata tipo di mister Tabbiani quando è libero dai pensieri del calcio?
Il mio giorno libero è il lunedì. Diciamo quasi libero. Al mattino porto Noemi, la mia bambina più piccola a scuola anche se fra poco crescerà e non vorrà più essere accompagnata. Nel pomeriggio accompagno sempre la piccola in piscina mentre la figlia più grande Asia, la accompagno a ginnastica quando fa brutto tempo. Alla sera ci si ritrova tutti a casa per la cena in famiglia. Nella mattinata riguardo la partita che abbiamo giocato alla domenica e con Vincenzo Cammaroto ci confrontiamo preparando "i tagli" da mostrare ai ragazzi il martedì alla ripresa degli allenamenti a Fiorenzuola.

Ad Albenga e Pontedecimo in pratica trent'anni fa il Fiorenzuola conquistò la serie C. I nostalgici fiorenzuolani si ricordano bene i palazzi a ridosso dei campi, gli spazi stretti, e l'agonismo degli avversari. E' diverso fare calcio in Luguria rispetto all'Emilia?Diciamo che in Liguria c'è più "dilettantismo" fra virgolette, ma non per colpa dei dirigenti ma per questioni legate alle strutture. Le società hanno a disposizione un campo dove dal mattino alla sera ininterrottamente si allenano tantissime squadre. Per farvi un esempio, sul campo di Ligorna si allenano più squadre tra Prima categoria, Seconda e Promozione. Tutti sono legati a orari e al poco spazio. Ed è molto complicato costruire qualcosa e di importante. Come detto le società dilettantistiche devono dividere le strutture con altre società. Savona prende affitta i campi per gli allenamenti, incastrando disponibilità e orai. Tutti i campi sono in sintetico e si usurano con il tempo diventando pericolosi. L'agonismo non manca per il fatto che i campi sono più piccoli. Essendo in mezzo alle case, non si hanno spazi estesi come al nostro Comunale. Dopo la riga di campo c'è il muro così devi ridurre prima istintivamente la velocità. I ritmi sono alti perché è più facile coprire il campo però la qualità puramente tecnica è a mio avviso leggermente meno alta rispetto al nostro girone e a quello Lombardo.

Qual’è la partita che vorresti rigiocare?
Quest’anno direi quella contro il Mezzolara, perchè abbiamo fatto una brutta gara e ci hanno messo in grande difficoltà soprattutto sotto l’aspetto tattico. Mi sono sentito un pò in colpa verso i miei ragazzi, perché non ero riuscito a dare le direttive giuste per affrontare quella gara. E quindi mi sono detto non vedo l’ora di rigiocare al ritorno per vedere se riusciamo a riscattare la gara dell’andata. Non abbiamo perso solo quella partita, ma contro il Mezzolara ho sbagliato diverse cose io e quindi anche rivedendola mi sono accorto che non avevamo lavorato bene in determinate situazioni, ma poi non ci hanno fatto giocare per via della sospensione del campionato.

Qual’è invece la partita che vorresti rigiocare da calciatore?
Ho avuto la fortuna di giocare il derby Genoa-Sampdoria da titolare a 19 anni. La vorrei rigiocare perché allora ero giovane e spensierato, che è una cosa bella, ma rigiocare con qualche anno in più avrei apprezzato più cose. Per me che sono di Genova e sono genoano dalla nascita avere avuto l’opportunità di giocare in un Marassi pieno il derby della città è una cosa unica. La vorrei rigiocare per rivivere quelle sensazioni che solo una partita così può dare. Tutto esaurito, coreografia pazzesca, tanta tensione e agitazione tutta la settimana che porta alla partita. Tutte sensazione che sono state molto belle. Rigiocarla nel pieno della carriera sarebbe stato più emozionante sotto diversi aspetti.

A proposito di derby, scendiamo in Toscana e nei tabellini dei marcatori di giornata di Lucchese-Pisa c'è il tuo nome marchiato a fuoco in zona Cesarini… 
Segnare in quella circostanza è stata una bella emozione perché c'era tanta gente per un derby sentito in serie C. La partita era bloccata sul vantaggio lucchese e fare gol alla fine è sempre veramente speciale. Segnare nei minuti finali di una gara significa provare un'emozione diversa. Poi ricordo che eravamo dalla parte opposta e abbiamo fatto tutto il campo io e i compagni per andare a festeggiare con i nostri tifosi giunti al Porta Elisa numerosissimi. 

Come è iniziato tutto? Come è sbocciata la tua passione per il calcio? 
E’ nata come per tutti i ragazzi del nostro paese. Fin da piccolo ho giocato a pallone per strada e poi nella scuola calcio. Da noi in Italia, il sogno di tutti i bambini è poter fare di questo sport un mestiere. Una passione che ti porta forse la nostra cultura, la nostra storia. 

Si dice che Pinalli straveda per Tabbiani. Un presidente storicamente non facile a prendere in simpatia allenatori e calciatori. Come hai fatto a entrare nelle grazie del presidente? 
Ma, io penso sia una cosa reciproca. Ho un ottima opinione del presidente. Con Pinalli mi sembra di parlare con un padre anche se lavoriamo insieme da poco (solo sette mesi). Abbiamo subito creato un rapporto bello, e si percepisce quando stai bene con una persona. Sarà forse alchimia, non lo so, io sinceramente lo reputo una persona speciale, con un grande cuore, sempre vicino ai ragazzi, mai parlato in maniera sbagliata davanti alla squadra. Ha sempre mantenuto un equilibrio costante. Io non so se lui realmente stravede per me, io sinceramente sì, perchè ci fa stare veramente bene a Fiorenzuola. 

In una recente intervista Melotti ha ammesso di invidiare il tuo modo di approcciarti e coinvolgere ogni singolo componente della squadra. E’ una cosa che ti è spontanea oppure è ricercata con il lavoro? 
Sono contento perché è un bel complimento. Sandro è venuto spesso a vedere i nostri allenamenti e prima delle sessioni facevamo colazione assieme al bar. Ci siamo confrontati spesso. Quando ho iniziato a fare l’allenatore mi sono dato alcune regole. Una di queste è di cercare di coinvolgere tutti nelle proposte che faccio. Ho avuto tanti allenatori e la cosa che mi dava più noia era quando si consideravano solo gli undici che giocavano alla domenica. Quando inizio una stagione il mio obiettivo è coinvolgere tutti e mantenere un’alta intensità negli allenamenti che è fondamentale per ottenere risultati. E se vuoi richiedere l’intensità anche da parte di chi gioca meno occorre rispettare ogni singolo come persone e come giocatore e fare scelta in maniera onesta. Durante la settimana trattare tutti allo stesso modo. La soddisfazione più importante, ancora di più dei risultati è a fine anno è quando tutti ti riconoscono il lavoro e capiscono che sei stato onesto con loro. Per essere onesto è necessario coinvolgere tutti e capire che tutti quelli che iniziano un avventura sono importanti. Se 5 o 6 ragazzi mollano e si allenano a bassa intensità ne risente tutta la squadra come del resto quando si ottengono risultati per la gente contano quelli che emergono la domenica ma per noi che alleniamo il merito è di tutta la rosa che mantiene un’intensità alta. 


Nei rapporti umani nel mondo del calcio cosa metti in testa alla classifica dei valori? 
Questa domanda si ricollega alla precedente. I valori per me sono molto importanti e in testa alla classifica metto l’onesta. Parlo nel ambito di tutte le componenti della società: dai “capi” a tutti quelli che lavorano per il club, a noi allenatori e ai ragazzi. Venire al campo con l’idea di divertirsi e con il piacere di venire è un altro aspetto fondamentale. Onestamente, non in tutte le annate capita. Una delle cose belle della passata stagione, è che mi sono reso conto che io e i ragazzi venivamo al campo contenti. Non vedevo l’ora di arrivare a Fiorenzuola. Si è instaurato un rapporto con i ragazzi molto bello e onesto, con una continua voglia di confrontarsi e a volte di “scontrarsi” in maniera onesta. Sono sicuro che questi aspetti possono fare ottenere dei risultati importanti. Credo tanto anche nei valori umani del gruppo. Una squadra è composta da tante persone. Non sono solo i ventidue. A volte il rapporto sbagliato con un fisioterapista o un magazziniere, per fare un esempio, può creare problemi in una squadra. Tutti fanno parte di una macchina che va, ognuno per il suo compito. Quando ognuno fa bene il suo lavoro con onestà tutti lo percepiscono e sono stimolati a dare qualcosa in più. Questa è una delle cose belle che ho trovato a Fiorenzuola. 

Ti sei già confrontato con il nuovo Direttore Sportivo Marco Bernardi? 
Si, abbiamo già iniziato a parlare anche in questa fase attuale un pò particolare, in quanto in serie D non ci sono regole ancora certe sulle date di partenza sull’età dei giovani da schierare che è una componente importante per costruire una squadra in serie D. Marco è un ragazzo giovane, con tante conoscenze, e percorre molti chilometri per visionare calciatori e squadre. E’ un ragazzo educato e ci siamo trovati subito in sintonia. Anche se sembrerebbe prematuro sono convinto che si potrà fare un ottimo lavoro. Abbiamo un’ottima base di calciatori che ha fatto molto bene lo scorso anno. Il mio desiderio è quello di rivedere il maggior numero possibile di calciatori che ho già allenato lo scorso anno, il quanto li reputo ragazzi con valori umani importanti. Ci sono elementi come Guglieri e Corbari per citare solo sue nomi, che hanno un forte senso di appartenenza a questa società. Mi auguro che si possa ricomporre gran parte del gruppo della passata stagione. 

Siamo alla fine Luca, abbiamo dimenticato qualcosa? 
Vorrei ringraziare la società per avermi dato la possibilità di dare continuità a. lavoro iniziato lo scorso anno. Aggiungo che tutti, staff e ragazzi non nascondiamo ovviamente l’ambizione di salire di categoria. Come ho avuto modo di dire a Luca Baldrighi, persona molto importante che vive con noi le partite in campo e con il quale ho un rapporto speciale, il mio sogno sarebbe salire nella categoria superiore con il Fiorenzuola. Ho la fortuna di lavorare in una società di un certo livello e di grandissimi valori umani. Vedo grande potenzialità come strutture e organizzazione e quindi penso sia lecito avere questo sogno. Il che non vuol dire che si partirà con l’assillo di dover vincere perchè è complicato, la squadra sarà giovane come sempre, ma per questo non è detto che non si possono raggiungere traguardi più importanti di quelli raggiunti nell’ultimo triennio. Io e i ragazzi portiamo questo sogno nel cassetto, condiviso in più di un occasione negli allenamenti e prima delle partite. E non è detto che questo sogno non possa accadere se lavoriamo come abbiamo fatto l’anno scorso. Ringrazio anche voi del blog per questa intervista, con tante domande personali. Speriamo di vederci presto su a Fiorenzuola, con la gente allo stadio, dando un ulteriore senso di normalità dopo mesi particolari per ognuno di noi. L’idea di vedere un giorno gente che si abbraccia in campo e sulle gradinate può voler dire che abbiamo superato questo problema e rivivere di quei contatti umani che abbiamo perso in questi ultimi mesi.

martedì 9 giugno 2020

tornano le vacanze di una volta

Stanno tornado le vacanze di una volta. Abbiamo visto l'Arda tornare preda dei bagnanti come negli anni 30 trasformando il tratto di torrente verso Castello, in un vero e proprio lido.
 A Fiorenzuola d'estate il clima è torrido e l'emergenza Coronavirus ha messo in moto, come del resto in tutta Italia, la voglia di vacanze senza rischi "fuori porta" nella seconda casa di collina.
La nostra bella Val d'Arda risplende come ogni anno. Forse ancora di più grazie allo stop forzato che ha arrestato le emissioni e il caos quotidiano.
Da Castell'Arquato alla Diga di Mignano fin su, verso Morfasso, è un brulicare di famiglie in viaggio nel week-end che salgono la vallata, con l'utilitaria carica di secchi, aspirapolveri e prodotti per le pulizie.
Gli alberghi, i campeggi e le strutture sono chiusi da anni. Un peccato. 
Vernasca, il ponte dei Puffi, Pedina (nella foto, collezione Morlacchini), Monastero, Castelletto, Pedina, Casali, Settesorelle, Vicanino, Vezzolacca, I Bravi, Sperongia sono tutti posti bellissimi. 
Legati alle nostre origini. Posti che meritano.
Per una volta tutto tornerà più vivo sulle nostre belle montagne.

lunedì 8 giugno 2020

L'ex DAVIDE BOSIO e la Quarantena al canale Instagram della Correggese


Il tempo mi è passato perchè ho dovuto studiare per presentare la tesi di laurea. 
LA TESI DI LAUREA. E’ stata un pò strana farla online davanti ad un computer, ma comunque rimane un traguardo bellissimo. Mi sono laureato in Management dello Sport ma io ho scelto questo ramo per poter poi insegnare nelle scuole. 
LA FESTA DI LAUREA. Ho festeggiato con un aperitivo insieme ai miei famigliari e via computer con i miei amici che poi sono arrivati davanti al mio cancello con una bottiglia, mantenendo ovviamente le giuste distanze. Mi ha fatto piacere anche se alla fine ero un pò ubriaco. 
LA SOLITUDINE. Allenarsi da solo non è come farlo insieme ai miei compagni ed è proprio lo spogliatoio quello che mi manca di più in questo momento. 
LE CABALE DI SAPORETTI. Al sabato pomeriggio dovevano andare in centro a Carpi a mangiare il gelato anche di inverno. Poi alle Galline di Correggio ci saremo fermati almeno 100 volte a mangiarlo. 
IL MIGLIOR GIOCATORE. Di quelli con cui ho giocato dico Andrea Landi (centrocampista della Correggese, ndr) perchè è il più completo. 
GLI ANNI MIGLIORI. A livello umano quelli da giovane a Montichiari, poi dico Fiorenzuola e Correggio. Anche se devo dire al verità mi sono trovato bene in qualsiasi posto sia andato. 
IL GOL PIU’ BELLO, IMPORTANTE ED EMOZIONANTE. Quello più importante ed emozionante è stato con il Carpenedolo, quando ero ancora un giovane, all’ultimo minuto e che ci ha permesso di salvarci. Quello più bello è stato in questa stagione nel derby con il Lentigione, di testa con un cross proveniente dalla sinistra. 
LA SVOLTA. La mia svolta da giocatore è quando sono uscito di casa per la prima volta e sono già quattro anni che che per giocare vivo in appartamento. Mi sono sempre trovato bene con tutti i compagni di stanza. 
ATTACCANTE PREFERITO. Dico David Trezeguet perchè mi ispiro a a lui. SQUADRA PREFERITA. Juventus e Brescia. 
FUTURO. Non so cosa succederà, ma l’importante è che riprendiamo a giocare normalmente.

fonti: canale Instagram Correggese Calcio - solodilettanti.it

giovedì 4 giugno 2020

Marco Bernardi, nuovo Direttore Sportivo rossonero

Reggiano, 34 anni di fede interista, si dice un gran bene di lui. Il profilo delineato era quello di un ragazzo giovane ma già con esperienza alle spalle. Dopo tanti colloqui la scelta dei tre presidenti Pinalli, Pighi e Baldrighi è caduta su MARCO BERNARDI ex Direttore Sportivo della rivelazione Correggese.

Bernardi ha mosso i primi passi nelle stanze di una società poco più che ventenne, in Prima Categoria nel Real Casina, squadra del paese di residenza. Casina, paese montano coinvolto ogni estate in quella famosa kermesse del calcio estivo emiliano e del calcio mercato, il torneo della Montagna. Forse questa sua grande passione deriva proprio da lì. Lo scopriremo presto.
I rapporti con lo Scandiano del diesse Franco Rabitti sono buoni e proprio Rabitti si legge in alcune interviste diventa una figura di riferimento. E la Scandianese rappresenta il passaggio successivo. Campionato di Eccellenza 2011-12, salvezza anticipata ottenuta con Emore Iemmi allenatore e un certo Simone Silvestri in avanti, indimenticato dalle nostre parti. 
Nel campionato seguente c'è il primo incrocio con il Fiorenzuola del presidente Pinalli. E' l'anno del derby con la Lupa Piacenza, l'Emilia dei dilettanti freme per la presenza dei biancorossi. Bernardi ha traslocato alla Sampolese dei colori gialloverdi e di Alberto Biagini Direttore Generale. Si porta dietro l'esperto Omar Dallari nostra vecchia conoscenza. Sulle colline reggiane, la tribuna non ha copertura e sotto un acquazzone tremendo il Fiorenzuola di Mantelli consegna il primo dispiacere al neo-diesse rossonero. Un tris firmato da Gianluppi, Fogliazza e Luca Franchi. La creatura allestita da Bernardi si toglie lo sfizio di battere il Piacenza di Viali fra le mura amiche (2-0) chiudendo il campionato di Eccellenza con un buon 6° posto e la vittoria del torneo giovanile Cavazzoli. In quella Sampolese allenata da Piscina ha fatto molto bene Nicola Picchi tanto da convincere Mariano Guarnieri a portarlo a Fiorenzuola.
E arriva la chiamata della Reggiana per ricoprire il ruolo di Direttore Sportivo del settore giovanile professionistico, Marco accetta apprendendo all'ombra di Raffaele Ferrara, Diesse della prima squadra. L'esperienza granata dura un triennio. Nel 2017 il presidente Spagnoli lo vuole alla sua Imolese come responsabile dell'area scouting. Nel giugno del 2018 l'approdo alla Correggese del presidente Lazzaretti. Il risultato ottenuto è eclatante. Vittoria del campionato di Eccellenza a marzo per la squadra allenata da Serpini; ma a maggio gli 80 punti in classifica non bastano a soffiare lo scettro del record di punti del girone Emiliano di Eccellenza del Fiorenzuola 2013-2014 di Mantelli e Guarnieri (82 punti).
Bernardi è confermato da Lazzaretti anche nella stagione successiva. La prima esperienza in serie D si chiude con un 3° posto cristallizzato per lo stop Coronavirus, dietro alla corazzata Mantova e al nostro Fiorenzuola di Luca Tabbiani. Nelle file reggiane in luce due ex: Bosio e Saporetti.

Ora si appresta a vivere questa nuova avventura, la prima lontano da casa.
Il primo obiettivo sarà quello non facile di dare continuità al lavoro svolto a pieni voti dal predecessore Simone Di Battista, ricercando la giusta complicità con mister Luca Tabbiani e il suo affiatato staff.
Diamo il benvenuto a Marco con l'augurio che tutto l'ambiente rossonero accolga bene Marco, continuando sulla strada della collaborazione, della voglia di imparare e crescere lavorando gomito a gomito quotidianamente. Di continuare ad essere motivati e dare la massima disponibilità per il raggiungimento degli obiettivi comuni sia a livello di prima squadra che di settore giovanile.

Domani Venerdì 5 giugno alle ore 18 è in programma la presentazione ufficiale di MARCO BERNARDI. Segui la diretta Facebook di Us Fiorenzuola Calcio.


martedì 2 giugno 2020

il predestinato

In pochi lo ricorderanno. Il numero 7 sulle spalle, fisico possente. Roba da veri esperti in materia di storia rossonera.
Era approdato a Fiorenzuola nel dicembre del 2001, risalendo tutto lo stivale. Una brevissima parentesi da noi. La prima esperienza assoluta al Nord. Una missione disperata agli ordini di mister Ficcadenti conclusasi male. Titolare negli spareggi play-out contro il Trento di un giovane coetaneo, Luca Tabbiani.
Ed ecco dopo quasi vent'anni rispuntare il suo nome dalla Gazzetta dello Sport. Dopo l'esonero di Bepi Pillon la guida tecnica del Cosenza è passata quasi a sorpresa nelle sue mani. Dunque oltre ad Alessio Dionisi si aggiunge un altro ex rossonero alla schiera degli allenatori impegnati nel campionato cadetto. Stessa classe, quella dell'anno 1979 come il mister di Piancastagnaio e Luca Tabbiani. E nella città che ha dato i natali a D'Astoli già si sente parlare di ROBERTO OCCHIUZZI come del  predestinato.
Cresciuto nel settore giovanile rossoblu, l’esordio in B e la vittoria di due campionati da calciatore. Roberto Occhiuzzi, 40 anni compiuti lo scorso 11 novembre. Nato a Cetraro, calcisticamente è cresciuto nel settore giovanile del Cosenza squadra con la quale ha esordito anche in Serie B nella stagione 1998-1999 sotto la guida di Walter De Vecchi. Quindi una lunga gavetta fra serie C e serie D, fino al ritorno nel capoluogo calabrese con due campionati vinti tra il 2007 e 2099, dalla Serie D all’ex Serie C1. E nuovamente il distacco.
Il Cosenza lo ha richiamato nel 2014 per ricoprire il ruolo di allenatore dell’Under 17. Nel dicembre 2016, è stato promosso a vice allenatore della prima squadra al fianco di Stefano De Angelis, dopo l’esonero di Giorgio Roselli.
Con il successivo approdo di Piero Braglia sulla panchina dei Lupi, Roberto Occhiuzzi da secondo allenatore è diventato sempre più figura importante per staff, squadra e spogliatoio. Ora la grande occasione, tentare di salvare il nobile Cosenza dalla retrocessione in serie C.