giovedì 29 luglio 2010

MODS, Cultura e Stadio


Figli della classe operaria del dopoguerra. Figli di proletari e borghesi alla ricerca di un appartenenza e decisi ad affermare la loro diversità. Il taglio ricercato, con i capelli lunghi ai lati. Lo stile effemminato. Gli abiti attillati realizzati a mano, il parka, cappotti con il colletto in velluto, abiti di mohair. La musica americana imparentata con jazz, blues rhythm'n'blues, occasionalmente ska giamaicano. In sella a scooter italiani (la vespa e la lambretta). Le anfetamine preferite alla marijuana per titare l'alba nei bar e nei pub. Gang in tutte le città composte da 50 a 100 ragazzi, che prendevano il nome dal quartiere, e guai ad oltrepassare il confine. L'inno: "My Generation" degli Who. La musica degli Small Faces di Stave Marriott, i Jam di Paul Weller, Solomon Burke, dusty Springfield. "Il Football, la musica e la moda!" le tre grandi passioni dei Mods.

MODS e TIFO
Il binomio Mods-tifo è sempre esistito sin dai primi anni in Inghilterra. Nonostante questo però non è accertabile uno stretto legame tra i Mod, e la cultura da stadio tipica invece degli stili herbert e casual.
Il recarsi allo stadio per tifare la propria squadra di calcio era una scelta più che altro individuale, e non una ragione o un motivo di appartenenza al gruppo, anche se a lungo andare questo tipo di pratica fu causa di divisioni interne al movimento. La principale fu quella tra Mod e hard Mod, avvenuta verso metà degli anni Settanta, principalmente per ragioni sociali, ma dove la "cultura da stadio" giocò un ruolo importante. Gli hard Mod era abituali frequentatori degli stadi inglesi, dove spesso si mischiavano ai primi skin inglesi, nel tifare e - soprattutto - nel cercare il contatto fisico con gli avversari e con la polizia, al contrario dei coetanei Mod, di ceto sociale superiore, preferivano non partecipare a questo pratiche tipiche di quell'epoca.
« La prima volta che vidi uno Skinhead fu quando il Chelsea venne a giocare a Leicester nel 1968. Arrivarono a tonnellate. Rimasi affascinato dai loro vestiti e dal loro gusto. »
(Nigel Mann, citato in Paolo Hewitt, Mods. L'anima e lo stile, Arcana, Milano, 2002)
Anche in Italia la presenza Mods, dagli Ottanta ad oggi, è attestata nelle curve degli stadi a fianco degli ultras a titolo strettamente personale poiché non vi è nessun legame ufficiale tra i due movimenti. Dei tanti striscioni recanti la dicitura "Mods" apparsi nelle curve, alcuni appartengono a frequentatori della scena Modernista, come i Granata Mods del Torino, o i Mods Roma tifosi dell'A.S. Roma, i Mods Bologna, i Mods Inter, i Mods Lecco, i Mods Teramo... altri a gruppi di giovani, che in un primo tempo erano Modernisti per poi successivamente perdere i legami col movimento , altri addirittura a personaggi semplicemente ispirati dal nome.

La parola MOD è nient’altro che l’abbreviazione di Modernism, e identifica la subcultura giovanile che fiorì a Londra e nella parte meridionale dell'Inghilterra alla fine degli anni Cinquanta e raggiunse il suo massimo sviluppo alla fine degli anni Sesanta, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il modernismo nasce tra il 1958 e il 1962 nelle zone di Stepney e Shepherd's Bush a Londra. Ciò che lo caratterizza fin dalla prim'ora è una spiccata predisposizione verso tutto ciò che è nuovo ed insolito ("moving and learning" recitava uno dei motti dei Mod), la cura maniacale del proprio look e la musica. In equilibrio tra le sofisticatezze di Thelonius Monk e John Coltrane, l'eleganza ritmica di Booker T. & The MG's e la fisicità degli Who dunque, ecco i tagli di capelli "new french line" che si sposano col look "sharp" di giacche "tonic" a tre o quattro bottoni e pantaloni stretti (storicamente modello sta-prest) che terminano mai a più di due centimetri dalla scarpa.
Il simbolo del movimento Mod è un bersaglio stilizzato, fac-simile del logo ufficiale della Royal Air Force (l'aeronautica militare britannica), presente sui giacconi Parka che i Mods indossano per circolare su Vespa e Lambretta. Il movimento si fonda sulla moda, la musica, pillole e stile. Uno dei primi punti di riferimento sarà John Stephens, da Glasgow a Londra con il negozio in Beak Street e, poi, Cecil Gee e Lou Austin in Shaftesbury Avenue, Vince in Newburgh Street o His Clothes in Carnaby Street ma anche Sam Arkus nel West End, Lou Rose nell'East End e Bilgorri a Bishopsgate. Nello stile Mod, oggi come allora, oltre alla scelta degli abiti ha molta importanza anche la scelta della musica.
Da questo punto di vista non esiste un “genere Mod” ma un insieme di generi tradizionalmente ascoltati dai Mod riconducibili, sotto vari aspetti, agli anni sessanta. Solo per semplicità espositiva questi possono essere suddivisi in due rami. L’uno fa principalmente riferimento alla musica nera americana degli anni sessanta, come il Jazz, il R&B, il Soul e il Northern Soul, ma anche lo Ska giamaicano o il Bluebeat. L’altro rimanda ad alcuni artisti e band, parte del più ampio fenomeno della British Invasions degli anni sessanta, tra questi ricordiamo a titolo puramente indicativo e non esauriente: The Small Faces, The High Numbers che sarebbero poi divenuti The Who, The Kinks, The Spencer Davis Group, The Action, The Birds, The Artwoods e The Creation. L’elenco potrebbe continuare, includendo ad esempio l’Hammond-jazz di Brian Auger e tanti altri artisti fino a divenire sterminato.
In seguito, dopo il 1979 (anno in cui dopo i primi album dei Jam ed il film degli Who: Quadrophenia), inizia l'epoca revival con band quali: Lambrettas, Merton Parkas, Purple Hearts, Small World e Small Hours, che seppero sapientemente miscelare l'energia punk con la melodia e il suono delle Mod-band delle origini.
I Mod sono soliti ritrovarsi nei club notturni per ballare e mettere in mostra i loro abiti. Usano come mezzo di trasporto scooters tipicamente italiani come la Lambretta o la Vespa. Questi scooter vengono spesso adornati con molte luci e specchietti supplementari per richiamare l'attenzione.
Durante la seconda metà degli anni sessanta, sotto l'influenza degli Hippie, il movimento cominciò a mutare e a frammentarsi generando altri stili; uno tra questi furono gli hard Mod, forse quelli che di più si distaccarono dalla subcultura originale e che saranno riconosciuti come i primi skinhead.
I Mod si scontrarono spesso con altri movimenti giovanili, primi fra tutti i rocker, e più tardi i punk (il gruppo punk Exploited scrisse anche una canzone al riguardo contro i Mod intitolata Fuck The Mods), degenerando in vere e proprie battaglie tra le differenti fazioni rivali nelle strade cittadine, come accadde sul lungomare di Brighton e quello di Margate. Questi eventi misero in discussione la "Modern youth" (gioventù Mod) in Inghilterra alla fine degli anni Sessanta. Il film Quadrophenia (1979), basato sull'album omonimo degli The Who (1973), celebrò non senza una valenza nostalgica il movimento Mod.
Storicamente contemporanea, ma quasi sconosciuta la pellicola interpretata da Alberto Sordi e la prima da lui diretta, Fumo di Londra (1966), dove un maturo antiquario italiano viene irretito dalle bizarrie di un gruppo di giovani Mod londinesi per poi rimanere coinvolto in una gigantesca rissa in un bosco con una banda di rocker, mentre degli anziani benpensanti assistono flemmatici commentando ipocritamente, senza celare la loro maggiore vergogna generazionale.

I MODS in ITALIA
Un graffito in Piazza Capranica a Roma. Nel 1979 in Inghilterra scoppia il fenomeno del revival Mod e in Italia cominciano ad apparire i primi Modernisti. Nella primavera del 1980 il film "Quadrophenia" esce nei cinema italiani, a Roma iniziano a formarsi i vari gruppi di quartiere. Nel 1981 parecchie presenze Mod in tutta Italia grazie anche all'imperversare della Moda ska, sempre nella primavera dell'81 alcuni Mod di Roma si incontrano a Viareggio con un'altra dozzina di Mods italiani (principalmente di Milano) e decidono di organizzare un raduno per la Pasqua dell'anno successivo. Nel dicembre del 1983 si tenne il raduno noto come "Mod Alldayer" in un locale della capitale, in cui suonano gli Halfbeat di Roma, i Lager di Cosenza, gli inglesi Small World, gli spagnoli Brighton 64 e i romani Underground Arrows e la presenza del DJ Eddie Piller. Verso la fine dell'anno, gli Underground Arrows suonano in Inghilterra (primo gruppo Mod italiano con i Four By Art di Milano), esibendosi a Londra con due concerti. Il primo come spalla al gruppo inglese Fast Eddie all'Ilford Palais, il secondo in un pub come headliner. Negli anni successivi i raduni si svolgono a Rimini e Savona. Attualmente, le maggiori presenze Mod sono a Torino (Piazza Statuto), Roma (a Piazza Capranica), Rimini, Genova, Catanzaro, Mestre, Perugia, Terni, Teramo ed Arezzo, dove continuano ad organizzarsi feste e raduni nazionali ed internazionali in collegamento con le varie scene Mod europee. I complessi Mod più affemati sono gli Statuto (Torino), Minivip (Novara), Tailor Made (Torino), Link Quartet (Piacenza), Made (La Spezia) e gli Smodati (Milano), influenzati però non solo dal Modernismo ma anche dallo stile casual e skinhead. Vengono tuttora organizzate serate Mod, come il Flamingo Mod Club a Torino, il Buzz with the Fuzz a Milano, il Maximum Speed Mod Weekend in Liguria, l'Underground Blues a Teramo, il Soulvivors a Bologna, il Right Track a Roma e l'All Saints Mod Holiday a Lavarone.
I raduni Mod nazionali si svolgono ogni anno a Rimini durante il week-end di Pasqua e a Ravenna all'ultima settimana di Settembre. Il Modernismo Italiano trova il suo ideologo in Tony Face Bacciocchi (Piacenza, 31 ottobre 1961).