sabato 30 maggio 2020

"L'Extraterrestre" SANDRO MELOTTI si racconta sulle pagine del blog


"L'Extraterreste" epiteto scelto dal giornalista fiorenzuolano Filippo Ballerini nel tessere le gesta di Sandro Melotti negli articoli del lunedì del quotidiano "La Cronaca". Sono passati quasi quindici anni ma i ricordi dei tifosi rossoneri restano intatti. Melotti, l'uomo "tuttocampo", il giocatore di altra categoria del Fiorenzuola che strabiliava le platee dei campi di serie D ed Eccellenza dopo tanti anni da professionista. 
"Extraterrestre portami via" canta Eugenio Finardi imbracciando la chitarra. A Sandro chiediamo di tornare per una volta extraterrestre e portarci con la mente a rivivere i ricordi più belli in rossonero, ripercorrendo le tappe della sua carriera.

Perché quella di SANDRO MELOTTI è una storia che merita di essere rinarrata. Una storia come tante di calciatori che non sono arrivati alla serie A ma si sono tolti delle grosse soddisfazioni regalando emozioni a molti appassionati sportivi. 
Una storia con al centro una passione sbocciata su quei campetti di paese che non esistono più. Il campetto di questa storia è quello dietro le scuole di Sorbolo, nella bassa parmense. Con gli zaini a fare da porta, andando a fare il portiere a turno. Figlio unico, papà Lino è patito di Pallone. La prima maglia da calcio ha i colori rossoblù della squadra del paese: il Sorbolo Calcio. A 12 anni passa al Viadana poi Gianni Erminetti già collaboratore dell’Inter si accorge di lui e lo porta a Suzzara dove in breve tempo esordirà in prima squadra in serie C2, agli ordini di Busatta (ex tecnico anche del Fiorenzuola n.d.r.).
MELOTTI prima con il 10 poi con il 7 sulle spalle è stato più di un capitano a Fiorenzuola. Ha rappresentato un simbolo per intere generazioni di Fiorenzuola.

Sandro, il calcio è cambiato ma dobbiamo ammetterlo: ci manchi tanto in mezzo al campo. Giocatori come te non ne fanno più, e per questo vorremmo ripercorrere assieme la tua storia

Due spareggi per la serie B con le maglie del Gualdo e del Brescello…
A Gualdo, facevo parte di una squadra giovane che veniva dalla vittoria del campionato di C2. Agli ordini di mister Novellino giocavamo un bel calcio e avevamo chiuso il campionati terzi alle spalle della Reggina e dell’Avellino di Boniek. Della finale play-off di Pescara del giugno 1995 ricordo l’euforia dei tre/quattro mila nostri tifosi al seguito in mezzo a un mare di avellinesi. Una gara molto equilibrata. Siamo passati in vantaggio poi, causa un calcio di rigore giusto, abbiamo incassato il gol del pareggio e siamo andati alla lotteria dei rigori. La cosa strana è che nei cinque rigori gli errori erano stati dei rispettivi rigoristi (due per parte). Ad oltranza hanno vinto loro. Giocarsi la serie B a 22/23 anni non è cosa da poco; per la carriera di molti di noi vincere quella gara poteva rappresentare tanto. E’ stata una grandissima delusione. A volte mi riguardo le immagini ma non i calci di rigore. Avevo tirato il quinto, mettendo la palla alle spalle di Landucci. Non li guardo perché mi emoziono. Assieme al Fiorenzuola, porto Gualdo nel cuore per i 5 anni di militanza, in pratica la mia gioventù calcistica. E’ un posto che porto nel cuore e non dimenticherò mai.
Nello spareggio del Bentegodi dell’anno 2000, a venti secondi dalla fine dei tempi supplementari eravamo in serie B. Allo scadere il Cittadella pareggia strappandoci dalle braccia la promozione. La regola era cambiata, chi nella finale era meglio piazzato in caso di pareggio vinceva. Quell’anno al Brescello era stato particolare. Mi sono rotto la clavicola non riprendendomi bene fisicamente. La cosa bella è che a dicembre eravamo terz’ultimi e poi a maggio abbiamo chiuso al quinto posto staccando il pass per gli spareggi. Personalmente, non ero stato contento della mia stagione e avevo pagato un gol sbagliato a Lecco (non decisivo), nell'ultima di campionato. Quell’errore mi era costato una maglia da titolare nei play-off. Non l'avevo presa affatto bene non giocare nemmeno un minuto a 27 anni. Ma fa parte del calcio. La delusione per la sconfitta era stata diversa rispetto a quella vissuta con il  Gualdo, perché sono sincero, mi sono sentito tagliato fuori, sbagliando, perché un giocatore deve ragionare per la squadra e non singolarmente. Mi era dispiaciuto per tanti miei compagni. Evidentemente le finali play-off non facevano per me.

In un recente sondaggio, il tuo Gualdo 1994-95 è risulto la migliore squadra della storia del club biancorosso. Eri a Gualdo Tadino nell’anno del terremoto? Meglio giocare al Nord o al Sud?
Ho lasciato l’Umbria l’anno prima del terremoto, condividendo la tragedia tramite il racconto dei miei ex compagni e dei conoscenti. Un esperienza forte e sicuramente non facile, che aveva “fortificato” la squadra che si allenava di giorno e alla sera si recava al tendone per dormire assieme alla gente del paese.
Nei due anni di Ravenna, ad inizio carriera, avevo giocato poco. Nella primavera del 1992 mi contatta il direttore sportivo del Gualdo neo-promosso dall’Interregionale. Il Ravenna voleva che giocassi con più continuità e io volevo giocare. Senza sapere com’era e dov’era Gualdo, accettai e fu una scelta azzeccata.
Ripensando ai ricordi, rigiocherei tutta la mia carriera al Sud. I campi del Mezzogiorno ti danno tanti stimoli e una adrenalina particolare. Non so dirvi cosa significa giocare in una squadra del Sud ma da avversario è stato veramente molto bello. Al Nord è tutta un’altra cosa per calore, emozioni e cornice di  pubblico. La differenza l’ho notata parecchio avendo iniziato da giovane subito nel girone centro-Sud della serie C.
Melotti ai tempi del Brescello in serie C1

Del Neri, Novellino, Cavasin, Jaconi, D’Astoli. Riesci ad accostare una virtù e una cosa che ti ha trasmesso e che hai fatto tua da allenatore per ciascuno di questi tuoi ex mister
Del Neri martello pneumatico. Ero a Ravenna e avevo 19 anni e fino al giovedì non lo vedevo perché facevo il militare. Sul campo era un vero martello pneumatico che lavorava in maniera maniacale. Non mollava mai. Non l'ho apprezzato fino fondo molto perché ero giovane. Messo da parte in una squadra fortissima e non avevo l'età per capire determinate cose. 
Cavasin un personaggio. Nel vero senso della parola, con le sue concezioni, idee e i suoi integratori. L’ho avuto a Gualdo Tadino dopo Discepoli e venivo da un infortunio prima al ginocchio e poi al legamento della caviglia. Un allenatore indubbiamente preparato. Affabile, e con le sue fisse come tutti gli allenatore. Devastante in allenamento sotto certi aspetti, con sedute sempre al massimo. Quando faceva il torello non potete immaginare le entrare sulle gambe che faceva.
Jaconi da dimenticare. Del tecnico lecchese che detiene il record nazionale di promozioni, ben 11 (n.d.r.) non ho un buon ricordo. Ero arrivato a Castel di Sangro per fare la serie B in un gruppo che giocava assieme da tanto. Persona squisita che ha fatto carriera, però ho imparato da lui cosa non fare. Mi ha lasciato fuori dopo 7 partite che giocavo e non mi ha detto le cose in faccia. E le persone che non dicono le cose in faccia per me perdono. E ne ho avuto prova adesso che sono allenatore. Bisogna sempre dire le cose come stanno.
D’Astoli allenatore di valore. Un carattere tosto, forse fin troppo. Con lui nella prima esperienza al Brescello mi sono trovato benissimo. Mi ha insegnato tanto senza tanti giri di parole e sempre davanti agli altri. E  quando ragionavo capivo che aveva ragione e imparavo. Era preparato e focoso e si riusciva anche a scherzare. Ero partito benissimo dopo che avevo iniziato a fare quello che mi chiedeva. Subito tre gol e poi una maledetta operazione alla caviglia con un lungo tempo di convalescenza. Cambiava modulo senza problematiche, un pregio per un allenatore di quel tempo.
Novellino il top. Aveva un modo tutto suo per approcciarsi. A Gualdo ha fatto andare a mille una la squadra tatticamente perfetta che giocava di ripartenza, con un 4-4-2 ermetico. In campo ci trovavamo praticamente ad occhi chiusi.
Vorrei ricordare però che tutti gli allenatore mi hanno dato qualcosa, non solo quelli saliti alla ribalta. Da Busatta a Barducci, da Paolo Nicoletti a Bruno Nobili nel Gualdo. Anche nelle serie minori con: Baratta, Perazzi, Galli, Maia a Villanova e Bacchini a Noceto a fine carriera. Tutti mi hanno lasciano qualcosa. Tutti gli allenatori ti trasmettono qualcosa di importante. Sta poi ai calciatori capire. Quando sei giovane non è facile. Più passa il tempo e più percepisci le sfumature delle esperienze vissute, e in certi momenti quello che ti è stato dato ti viene utile. Per questo bisogna sempre guardare indietro.


Ti abbiamo visto fare cose incredibili su ogni zolla del Comunale. Ma a Melotti dove piaceva giocare?
In mezzo al campo come a Fiorenzuola. Da giovane ti mettono un po' di qua e un po' di là e dunque ho iniziato da esterno nel classico 4-4-2 del tempo, ma non avevo il passo. A trent’anni mi hanno messo in mezzo al campo. Davanti alla difesa o nei due di centrocampo a fare la mezzala, o dietro alle punte come nell’anno che ho realizzato 18 gol.

Nel 2002, biondo platino, decidi di lasciare i professionisti e dal Gubbio passi al Fiorenzuola. cosa ti aveva spinto a fare questa scelta?
Avevo avuto una richiesta dalla C2 ma era lontano, e siccome ero andato da solo a Gubbio mi pesava il fatto di essere lontano dalla famiglia. Ho chiesto a Riccardo Francani, allora Diesse del Fiorenzuola che già conoscevo, di poter aggregarmi al gruppo per la preparazione estiva. A Settembre mi è stato chiesto di entrare a far parte della squadre e senza esitare ho accettato la proposta del presidente Pinalli. Ha avuto così inizio una delle avventure che con quella di Gualdo hanno caratterizzato la mia carriera, riservandomi tante soddisfazioni ed emozioni. Il Fiorenzuola era appena retrocesso in serie D, non era facile ma in me era forte il desiderio di restare vicino alla famiglia. Ci siamo salvati ai play-out contro la Bergamasca. All’andata a Zanica avevamo sbagliato una miriade di occasioni da gol. Nella gara di ritorno siamo passati in vantaggio, poi pareggio, poi siamo andati sotto, raddrizzando tutto alla fine, tagliando un traguardo davvero importante.

Il secondo anno realizzi in rossonero 18 gol e molti fiorenzuolani si ricordano della vittoria in casa contro il Casale in 9 contro 11
Annata importante. Siamo arrivati a un soffio dai play-off che meritavamo di disputare, segnando per tutto l’arco della stagione raffiche di gol ogni domenica. Era una squadra giovane e un po' “pazza” che giocava sempre all’attacco e capitava a volte di incappare in batoste. Tutta la squadra girava bene e questo se accade permette al singolo di fare qualcosa in più. Ecco spiegato i miei 18 gol in campionato più 2 realizzati in coppa Italia nell’anno calcistico 2003-04.
Di Fiorenzuola-Casale ho ricordi limpidissimi. I piemontesi venivano da 17 risultati utili consecutivi. Una partita che aspettavamo perché all’andata avevamo perso 3 a 0, qualcuno di loro aveva fatto un pò il gradasso e noi non avevamo la fama di squadra molto raccomandabile. Siamo andati in vantaggio in 10, abbiamo retto per tutta la gara e poi vinto in 9, con una grande prestazione collettiva contro un avversario che poi ha vinto il campionato.

Fermi, Piccolo, Fumasoli, Colicchio, Marcucci, Lambrughi, Guglieri. Tanti ex rossoneri fanno le cosìdette fortune del Pizzighettone che fa la C2 e che vai ad abbracciare dopo l’esperienza di Fiorenzuola. Quali erano i segreti del “miracolo” Pice di Venturato?
Dopo i primi due anni fantastici di Fiorenzuola era giunta la possibilità di tornare a fare la C vicino a casa che per uno che ha sempre fatto i professionisti non è cosa da poco. Accettai sbarcando in una realtà che aveva perso i play-off contro la Cremonese l’anno prima. L’ossatura c’era poi, con alcuni innesti importanti come Coralli, Porrini e il sottoscritto potevamo ambire al primo posto ma siamo arrivati secondi con due punti in meno della capolista Pro Sesto allenata da Motta. Abbiamo completato l’opera andando a vincere i play-off contro Sassuolo e Valenzana. Credo non sia corretto parlare di miracolo Pizzighettone, ripensando a quegli anni. Era un gruppo di calciatori veramente forte capace di raggiungere la C1 grazie alla continuità di un lavoro iniziato alcuni anni prima.

Dopo Melotti, nel frammezzo Piva e Petrelli e infine al braccio di Guglieri la preziosa fascia di capitano del Fiorenzuola dei giorni nostri. Non gente da poco in questo gioco del destino. Che ricordo hai di Ettore compagno di squadra a Pizzighettone?
Ettore in quell’anno di Pizzighettore non aveva giocato tanto se non sbaglio. Veniva dall’esperienza di Voghera in serie D. Era giovane ma si vedeva già che era un ragazzo con doti tecniche e serietà. Tutte virtù che ha ampiamente dimostrato in carriera.

In finale, nella Bassa, vi sbarazzate della Valenzana, ed è serie C1, ma tu fai di nuovo ritorno a Fiorenzuola... una scelta di vita?
Non ero stato confermato. Qualche richiesta interessante dalla D era arrivata però a Fiorenzuola nei due anni che ero stato mi ero trovato veramente bene. Avevo lasciato il Fiorenzuola con un sesto posto in D ora lo ritrovavo in Eccellenza. Accettare di tornare mi era sembrata la scelte migliore, per cercare di dare una mano per risalire la china e non allontanarmi da casa. In fondo la categoria non è mai stata una prerogativa nelle mie scelte. Sono sempre andato dove, prima di tutto, mi trovavo bene e dove mi sentivo in sintonia con le idee di fare calcio delle società.

Svelaci i segreti del Fiorenzuola 2007/08 che si riprende la serie D
I segreti? Credetemi, eravamo veramente forti in un campionato molto difficile, con avversarie toste come: Dorando Pietri (che poi è diventato il Carpi di oggi), il Fidenza di Franzini e la Pavullese di Sasà Greco. Rispetto ad oggi, l’Eccellenza di quell’annata era molto competitiva. Eravamo stati bravi a fare gruppo, uniti nel molto difficile della stagione ovvero dopo Scandiano quando avevamo perso l’anticipo. E qui mi tolgo un altro sassolino dalla scarpa. L’unico appunto che faccio alla società in sei anni di Fiorenzuola. L’avere concesso l’anticipo agli avversari per l’impegno di coppa Italia, con noi in lotta per la promozione, dopo la sosta e quindici giorni di attesa non gestiti bene. Tornando alla nostra squadra, oltre alla coesione il gruppo era formato da calciatori fortissimi come: Franchi, Fermi, Valla, Lambrughi, Armani, Orrù e giovani interessanti come Critelli, Fantini, Zane e Luca Rosi che aveva segnato all’Anzolavino alla scadere ritrovandoci da terzi a primi in testa alla classifica nel giro di pochi minuti. Ma se ripenso ancora a quell’anno, bravi veramente bravi a restare unite nei momenti di difficoltà e le squadre che lo sanno fare vincono. Ora, parlando da allenatore sono sempre più convinto che la differenza la fanno i giocatori. Mister Perazzi fu veramente bravo nel compito non facile di tenere unito quel gruppo. I miracoli nel calcio non esistono, ve l’ho già detto. Esistono le squadre forti composte da giocatori forti che si allenano bene e danno tutto per i compagni. 

A 36 anni lasci il Fiorenzuola in serie D per sposare l'ambizioso progetto del Pallavicino in Eccellenza. Cosa è mancato alla società verdiana per raggiungere lo storico traguardo della serie D?
Si vado a giocare a Busseto, nel Pallavicino. Il primo anno eravamo gruppo con grosse potenzialità ma abbiamo pagato il ritardo nell'assemblarci come squadra. Quello poteva essere l'anno buono, ma nel finale il traguardo ci è sfuggito dopo avere rincorso la vetta. Nel secondo anno ricopro il ruolo di allenatore-giocatore e siamo stati una sorpresa del campionato. Nel terzo anno forse la squadra era stata sopravvalutata. Avevamo fatto bene nel girone di andata (secondi in classifica), poi i problemi fisici di alcuni giocatori, certi mugugni, e alcuni risultati negativi ci hanno tagliato fuori. Nonostante il mio esonero le cose non sono migliorate. In definitiva, il primo anno (stagione 2009-10) potevamo fare decisamente di più.

Oggi sei considerato uno fra i migliori allenatori dei dilettanti. Ti manca non avere iniziato il percorso da allenatore delle giovanili ?
Qui vi sbagliate. Quando ero a Busseto, nel Pallavicino, ho allenato la categoria Giovanissimi Fair Play di 12 anni di età. Un’esperienza bellissima ma devo riconoscere di non sentirmi portato per allenare i giovani della fascia di base. Devi insegnare tante cose, e non credo di essere in grado di dare quello che riesco a dare a una prima squadra; forse anche per come sono fatto caratterialmente. Sono convinto che è molto più difficile allenare i giovani nella fascia di base. All’estero per esempio, nei grandi club gli istruttori migliori sono dirottati alla guida delle formazioni del settore giovani. Poi mettiamoci i genitori che mettono pressione. Non fa per me. Quando ero calciatore ho sempre dato tutto per i compagni ma non avevo di certo un gran modo di farlo, lo riconosco. Però chi era con me sapeva che avrei dato tutto per il resto della squadra. I compagni ne avevamo la convinzione e accettavano il mio modo di fare un pò irruento. Il carattere che hai da calciatore te lo porti dietro anche in panchina. E anche per questo credo che allenare una formazione giovanile non faccia per me.

"le persone che non dicono le cose in faccia per me perdono" Sandro Melotti
le persone che non dicono le cose in faccia per me perdono" Sandro Melotti

Hai portato l’Agazzanese ad un passo dal sogno serie D, cosa ti è rimasto dell’esperienza in Val Tidone?
Ricordi stupenti di tutti e tre anni gli anni vissuti ad Agazzano. Dal primo anno di Promozione, alla salvezza in Eccellenza, agli spareggi play-off per la serie D nell’ultimo anno.
Un vero peccato essere stati tagliati fuori dalla differenza reti negli spareggi contro il Poggibonsi. Ma resta la soddisfazione di avere centrato un obiettivo che per l’Agazzanese è storia. Grazie a una squadra forte che ha saputo superato i momenti di difficoltà. Merito dei ragazzi che hanno sempre lavorato seriamente. Poi ancora oggi sento dire da qualcuno che siamo stati anche aiutati dalla fortuna. Fortuna? Siamo arrivati secondi dietro una Correggese stratosferica con una giornata di anticipo, lasciando dietro squadre importanti, con il secondo attacco del campionato. Se c’è stata fortuna dalla nostra parte ce la siamo andati prendere; e l’intelligenza delle persone sta nell’ammettere e dare merito a un gruppo di ragazzi che ha fatto qualcosa di veramente importante.

Come giocano le tue squadre?
Mi piace avere le due punte davanti. Centrocampo a rombo o con due uomini in mezzo, per cui prediligo il 4-4-2. Ad Agazzano per esigenze particolari sono passato al 3-5-2, un modo di giocare che non mi dispiace. Ai miei ragazzi chiedo molta semplicità; il calcio deve essere semplicità, non pretendo e non voglio complicarlo. Mi piace vedere la squadra andare in verticale. mi piace vedere fare giocare la palla, ma questa non deve essere indice di rischio. A volte le mie squadre arrivano in certi frangenti ad abusare dei calci lunghi ma questo ci permette di andare subito in verticale per creare occasioni e palle gol. In 4 anni, a questi livelli, credo che la mia filosofia abbia pagato. Personalmente adoro Klopp, che bada al gioco in verticale. Per me le partire si vincono tirando in porta e in queste categorie dove molti ti aspettano non voglio correre il rischio di perdere palloni e subire contropiedi.

A Bobbio quest'anno è andata molto bene vero? Com'è allenare in quota da quelle parti?
E’ andato sicuramente bene. Allenare in quota è come allenare dalle altre parti. Tre allenamenti a settimana, uno in alta Val Trebbia e due a Podenzano. Bobbio è un posto bellissimo, si sta veramente bene e si fanno le cose per bene che è uno delle cose più importanti quando alleni. C’è un gruppo dirigenziale che ci tiene molto, che ha voluto ripartire alla grande dopo la retrocessione in Prima Categoria. La società mi ha messo a disposizione una super squadra. Siamo arrivati a dodici giornate dalla fine, con dieci punti di vantaggio sulla seconda e una semifinale di Coppa Italia da giocare contro il Maranello. Prima dello stop per l’emergenza Coronavirus la squadra si stava comportando come la società si aspettava. Abbiamo fatto un pò fatica all’inizio perché quando parti per vincere devi inquadrare diverse cose, ma poi i valori sono emersi di un gruppo costruito per stravincere il campionato.

Trovi il tempo di seguire il Fiorenzuola?
Certamente. Il Fiorenzuola specialmente in questi ultimi anni è tornato a livelli davvero importanti, e non posso che esserne lieto. Quest’anno ho avuto la fortuna di seguire diversi allenamenti di Luca Tabbiani e sono rimasto veramente impressionato dal suo modo di porsi con la squadra. Aspetto che gli invidio molto. Con il suo modo di approcciarsi assieme ai suoi collaboratori, un staff sicuramente importante, riesce a mettere ciascun calciatore nelle condizioni di dare veramente tutto. Metteteci poi un Direttore Sportivo che considero “un fenomeno” per la categoria, una società solida, giovani bravi ed ecco spiegato tutto. Sono veramente molto contento del livello così importante raggiunto dal Fiorenzuola attuale.

Grazie di cuore SANDRO, per la bella intervista e per quello che hai dato sul campo per l'US FIORENZUOLA

venerdì 29 maggio 2020

Un capitano! C'è solo un capitano!

E' uno dei cori più gettonati, di quelli che Ennio Tribi ha fatto imparare a tanti giovani fiorenzuolani nella fase di iniziazione ai colori rossoneri; intonandolo con decisione ed orgoglio nelle annate dove il ruolo era ricoperto da un ragazzo meritevole. 
E' il caso di ETTORE GUGLIERI, colonna portante della squadra del presidente Pinalli. 36 anni, 6 campionati a Fiorenzuola (170 presenze e 7 reti) e tanta voglia di rimanere Capitano Rossonero.

Le parole del Capitano che guarda al FUTURO, in una recente intervista pubblicata da LIBERTA' :


giovedì 28 maggio 2020

Tabbiani e Pinalli ai microfoni di "GENTE DI SPORT"

A breve verrà annunciato il nome del nuovo Direttore Sportivo. L'accordo con il sostituto di Simone Di Battista è stato raggiunto. Grosse novità in vista per il settore giovanile rossonero ha annunciato Pinalli. 
La scelta di Luca Tabbiani di restare con il suo staff nella "famiglia" Fiorenzuola nonostante la corte di alcuni club di serie C. Questi alcuni dei temi caldi della video-intervista di SPORTPIACENZA.IT 
E poi i ricordi del presidente Pinalli dello spareggio di Bologna di cui cade la ricorrenza nel prossimo mese di Giugno. I pupilli di sempre: i gemelli del gol Luca Franchi e Andrea Lucci.

La massima carica Rossonera non nasconde le ambizioni svelando l'intenzione di valutare la possibilità di un ipotetico inserimento del Fiorenzuola in una categoria superiore.

Ascolta l'intervista incrociata cliccando sull'immagine

mercoledì 27 maggio 2020

Fiorenzuola in serie C ? Parla il Presidente Pinalli

Che Fiorenzuola c'è in cantiere? Estrapoliamo da una recente intervista rilasciata a SPORTPIACENZA.IT il pensiero del patron rossonero 



[...] Se ci fosse la possibilità, attraverso le diverse riforme che probabilmente ci saranno, il Fiorenzuola sarebbe pronto per il salto di categoria?
«Dipende da cosa si intende per salto di categoria. Se parliamo di salire di un livello senza il regime fiscale dei professionisti allora sì. Si parla di una B a 40 squadre, una C Elite e una serie C2 equiparata fiscalmente ai Dilettanti. A questo ci staremmo. Diversamente, come ho sempre detto io, per fare il salto nei professionisti bisogna innanzitutto essere pronti e strutturati da un punto di vista societario. Lo saremo in futuro e per questo stiamo lavorando da anni». […]

Come ripartire? Un suggerimento da parte di un presidente in sella da quasi vent'anni...
[...]  «Il mio auspicio è che mettano regole certe, chiare e con largo anticipo. Bisogna capire che una società di Serie D, ma penso anche alle altre, è una macchina piuttosto grossa da mettere in moto e non lo si può fare se c’è incertezza nelle regole da seguire e nemmeno lo si può fare dall’oggi al domani».

«Torniamo al discorso delle regole chiare. Se un giocatore risulta positivo al contagio e si ferma l’intera squadra allora è inevitabile che andremo incontro a un altro stop. Occorre, invece, che il giocatore sia messo in quarantena ma se il resto del gruppo non è contagiato deve continuare. Lo dico chiaramente: non è pensabile che 20 squadre con rose di 22-23 elementi non abbiano nemmeno un contagio nei prossimi mesi. Sarebbe bello ma non è aderente alla realtà. Non possiamo iniziare un campionato in stile stop&go. Se si decide di mettere in moto la macchina, come ho detto prima, allora bisogna prevedere un sistema di regole che le permettano poi di viaggiare». [...] 


Clicca qui per leggere l'intervista integrale

Stasera alle 18.30 il presidente Pinalli e mister Luca Tabbiani saranno ospiti di "GENTE DI SPORT" sul canale web di SportPiacenza.it

martedì 26 maggio 2020

da Piacenza al Comunale di Fiorenzuola entrando "a macca"

Sembra impossibile ma è vero, correva l'anno calcistico 2006-07, il Piacenza partecipava al sabato alla serie B, il Fiorenzuola navigava alla domenica nel campionato di Eccellenza. Tanti giovani della provincia vestivano la maglia rossonera: da Piva a Orru, Dallagiovanna, Fantini, Barbato, Bongiorni, Carini e Critelli. Io raccontavo i pomeriggi rossoneri sul Forum dei tifosi biancorossi, postando in un apposito canale creato ad hoc firmando Papua; ti ricordi?

Riportiamo un post di un abbonato del Piacenza del tempo, diventato penna autorevole del Corriere Padano.

Fiorenzuola-Pavullese 1-0
Marcatore: Mosti

Il Piacenza è solo una manifestazione della patologia di cui soffro. Tra una partita importante di serie A seguita in tv e un Fiorenzuola - Pavullese visionato sugli spalti non avrò mai dubbi sulla scelta.
Il perché è presto detto. Mancano 5 minuti alla fine del sopraccitato match, i rossoneri stanno conducendo in porto una sofferta vittoria. L’avversario è di rango, ha buoni elementi (portiere centravanti e ala dx su tutti). L’allenatore fiorenzuolano ha già deciso che ci si difenderà ad oltranza sostituendo le due punte principesche per infoltire centrocampo e difesa.
Non si soffre più di tanto perché, salvo un paio di svarioni incomprensibili, l’avversario sembra domo. Invece, Greco, il cui nome è conosciuto dai miei vicini di posto per la tripletta realizzata all’andata, raggiunge un pallone defilatissimo. Il centrale Donelli (mi pare) gli lascia alzare la palla, gliela lascia sistemare con un paio di palleggi e lo lascia per di più esibirsi in una bicicletta che forse deviata da qualcuno in area, si insacca.
Non ho capito se e chi l’ha deviata, di certo il guardalinee è sicuro del suo e resta immobile a segnalare fuorigioco.
Finimondo: proteste in campo, qualche ammonito, un espulso, ma il meglio lo regala l’allenatore ospite. Scatta al centro del campo invasato, urla, si sbraccia. Chiaro che così facendo il rettilineo aumenti il suo godimento e la voglia di beccarlo.
Lui, avendo perfettamente assimilato gli insegnamenti dei recenti moti catanesi e calabresi, risponde a tono alle ingiurie aggiungendo gesti espliciti. Dalla gradinata, parte un commando ultras composto da 4 signori tra i 50 e 60 anni che raggiungendo il trainer vicino alla recinzione comincia a far vibrare pericolosamente le transenne. Il mister torna in panca, l’assistente dell’arbitro finge di non aver visto, confidando in uno stemperamento degli animi. Ma alla fine manca davvero pochissimo, non c’è il tempo tecnico per rasserenarsi.
Il rettilineo rossonero compone una cacofonia volgare in onore del mister sconfitto. Costui indomito, invita a gesti di aspettarlo fuori, il paiolo è mimica abusata. Altri ultras, stavolta l’età media si alza, vanno a dar manforte al drappello iniziale e il pavullese che fa? Si muove alla ricerca del contatto fisico…
Lo trattengono, lui divincolandosi, lascia il giaccone in mano a chi lo frenava e si arrampica sulla pista di cemento.
Corre l’arbitro a riprenderlo e con il dito indice basculante lo rimprovera del poco tatto dimostrato nella circostanza, ma senza ricorrere a provvedimenti disciplinari.
Modello inglese, modello spagnolo, modello greco ortodosso, ma nessuno ha preso in considerazione il fatto che siamo in Italia. Non me la sento di affermare che c’è un solo coglione in questa vicenda. Sono spessissimo un coglione fazioso e lo sono così tanto che sabato non potrò andare allo stadio.
Volevo ringraziare la società Fiorenzuola Calcio per l’iniziativa che permette agli abbonati piacentini di assistere gratis alle loro partite, non tanto per i soldini risparmiati, ma per spargere la voce. Magari ci si tira dentro qualche altro pioccio.

Pescegatto's

La Classifica:
Crociati 44
Pavullese 42
FIORENZUOLA 41
Meletolese 40
Scandiano 39
Bagnolese 37
Crevalcore 36
Atletico Pico 29
la divisa del Fiorenzuola, campionato 2006-07

domenica 24 maggio 2020

Avanti con loro, TABBIANI e CAMMAROTO rinnovano


E' una domenica senza calcio. Ma per una volta il fine settimana ritorna ad avere un sapore particolare. Dopo la conferma del 2° posto con la chiusura anticipata della stagione 2019-20, un'altra meravigliosa notizia è arrivata nella giornata di venerdì.

Mister LUCA TABBIANI e il vice VINCENZO CAMMAROTO siederanno ancora sulla panchina dell'US FIORENZUOLA nella prossima stagione.

Si prosegue nel segno della continuità, cosa che non accadeva dagli anni della gestione Mantelli. 

Abbiamo visto nelle immagini di venerdì un presidente Pinalli soddisfatto e raggiante dell'accordo raggiunto. 
La conferma di Tabbiani e del sul staff era una delle priorità per la società di via Campo Sportivo 1. 
Il primo tassello è stato posto e il Fiorenzuola è fra le prime società ad essersi mosse in prospettiva del prossimo campionato, in un momento di incertezze e perplessità ma al contempo grande voglia di ripartire. 

Segnali incoraggianti per i sostenitori rossoneri e gli appassionati sportivi.

sabato 23 maggio 2020

Saluti dalle nostre Terme

correvano gli anni Settanta, a una manciata di chilometri dalla città
c'era il grande parco nel bosco, con il trenino e le fonti con l'acqua che "puzza"

giovedì 21 maggio 2020

E' ufficiale stagione conclusa, 2° posto Fiorenzuola


E' arrivata ieri la notizia con un comunicato del Consiglio Federale. Sarebbe stato bello giocare il resto delle partite e soprattutto la gara di ritorno contro la capolista Mantova. Sarebbe stato bello salutarci al termine dei play-off e con la partitella con fra squadra e tifosi più giovani.

Si è chiusa la stagione calcistica che sarà ricordata per il Coronavirus, con le presenze a metà nelle carriere dei calciatori, la doppia cifra non raggiunta da diversi attaccanti.

Anche quest'anno si è visto un bel calcio, crescita e risultati importanti.
Chiudiamo il campionato dietro l'AC Mantova, in una posizione che ci garantirebbe la partecipazione ad un eventuale Tim Cup professionistica.

C'è chi storce il naso davanti al verdetto e chi fa festa nonostante tutto. 
A noi non resta che goderci questo 2° posto meritato, e ringraziare tutti.

Grazie Ragazzi! Grazie US Fiorenzuola!

lunedì 18 maggio 2020

Bissacco e un pezzetto di storia si ricompone

Mi capita sovente di incappare nel desiderio di conoscere e sapere.
E' come aprire un libro di storia. Parte tutto da un articolo di giornale ingiallito che finisce sulla mia scrivania di casa.

Il mondo dei dilettanti ha pianto la scorsa settimana la scomparsa di Carlo Bissacco. Non un ex calciatore del Fiorenzuola, ma comunque un nome conosciuto a cui sono legati molti frammenti della nostra storia quasi centenaria.

Come detto mi trovo sulla scrivania una pagina di giornale anni ottanta che sembra una tovaglia. Vado alla ricerca di nomi e risultati ed ecco comparire il nome di Bissacco.
L'articolo di cronaca di "Libertà" porta la firma di un certo Sandro Pietra che non conosco. La partita del campionato di Promozione è Broni-San Nicolò. Mi soffermo scrupolosamente sul tabellino.
Bissacco allenatore dei pavesi che sfoderano in attacco il centravanti Maurizio Tassi vecchia conoscenza dei fiorenzuolani per i trascorsi nella Castellana e relativi derby con noi della stagione 1982-83. Dietro di lui un certo Giuseppe Sannino sul calare della carriera a servire assist prima di iniziare una brillante carriera di allenatore. Nel San Nicolò il portiere è l'ex Fiorenzuola e Piacenza Stefano Veneziani con Perotti altro ex rossonero. Alla guida dei piacentini quel Patrizio Bonafé, passato importante nel Piacenza Calcio. Prima giocatore e poi allenatore nel Caorso avversario del Fiorenzuola in Promozione agli inizi degli anni ottanta.
Al Comunale di Broni finisce 4-1 per i padroni di casa. Mi incuriosisce il club del paese dell'Oltrepò Pavese; forse per i colori sociali: rosso e nero come noi, o per lo stemma: un diavolo con maglia a strisce rossonere, il corpo dalla vita in giù di un cinghiale, e un tralcio di vite tra le mani; o per i trascorsi nel campionato di Promozione da avversario del Fiore. A Broni da anni spopola la pallacanestro femminile mentre la squadra di calcio è sprofondata in Seconda Categoria.
Nell'impianto pavese siamo stati l'ultima volta nel gennaio del 2010 in occasione dell'impegno contro l'SBC Oltrepò Voghera.

Carlo Bissacco e il Fiorenzuola si sfiorano più volte, toccandosi a metà degli anni Settanta quando l'ex ala della Pro Vercelli porta in alto i colori del Pavia Calcio.
Campionato di Promozione lombarda, Fiorenzuola-Pavia del 22 dicembre del 1974. Il bomber maggiostrino Cironi in gol al 35' ed è impresa. Agli ordini di Mario Gabbiani il Fiorenzuola schiera: Santi in porta, Favari, Puerari, Morsia, Rota, Vernizzi, Cironi, Mainardi, Guareschi, Fermi e Fanni. Nel Pavia, Bissacco gioca con la maglia numero 7.
La gara di ritorno si gioca il 4 maggio. Vincono i biancoblu con rete del difensore esterno Facchin, con Stablum fra i pali ad incuriosire. Bissacco sempre con il 7. Fiorenzuola: Santi, Mondani, Puerari, Mainardi, Morsia, Favari, Cironi, Fermi, Martorana, Guareschi, Bocchi.
Appese le scarpette al chiodo Bissacco allenerà un pò ovunque, anche a Castel San Giovanni e nella sua Stradella con un giovane Roberto Alberici alle dipendenze, futura bandiera rossonera.


domenica 17 maggio 2020

Noi compriamo a Fiorenzuola

vogliamoci bene, tendiamo le mani, aiutiamoci a vicenda dentro i nostri cari confini quotidiani

venerdì 15 maggio 2020

Voglia di vintage e football retrò

Sono tornati di moda.
Sarà la nostalgia di quel tempo perduto dove tutto era più ingenuo e magico, anche nel gioco del pallone.
Saranno i jenas a vita alta rispuntati a distanza di anni addosso alle ragazze.
Sarà la quarantena che ci ha fatto sposare Netflix con le sue serie con chiari rimandi "agli anni dei magici ...anta" come Straing Things; o la canzone di The Weeknd, Blinding Lights.
Mentre aleggiano previsioni di riforma dei campionati e di un ritorno al calcio vicino a quello di trent'anni fa è bello fantasticare e ed esplorare vecchie cose stipate negli armadi.


La ricerca del minimale e del retro stile anni Ottanta ha ripreso piede in questi anni di incertezze. Niente sintetico ma vera lanetta, ammorbidente sì, ammorbidente no, da litigarci un pò con i lavaggi. Senza paura di esporre il rosso sgargiante dei nostri fantastici colori sociali. Poche scritte e con font idoneo alla stampa, bianco.

Ho visto la tuta di allenamento di Tavani e me ne sono innamorato subito...

Era quella griffata "Aemme Sport" del Fiorenzuola Calcio anni Ottanta dei campionati di Interregionale. Per capire meglio il contesto, nella hit parade dei successi del 1986 troviamo nelle prime 10 posizioni: "Papa don't preach" di Madonna, i Duran Duran spalleggiati dai rivali, gli Spandau Ballet, "Take on me" degli A-Ha, e un "Bello e impossibile" nazionale della Gianna Nannini.

Sui campi di gioco: un Fiorenzuola bello ma non impossibile, che insegue a distanza il sogno serie C, mentre in serie A Maradona fa le grazie del Napoli fra coca e giocate incredibili.
Da noi i Rossoneri si presentano così: con il biondo piacentino Veneziani in porta, Petrolini e Volpi i terzini, Marco Torresani mediano, Ravasi stopper, Tavani difensore di belle speranze, l'ex Lazio Cenci a centrocampo con Mazza, Massimo Porcari e Arnaldo Franzini; Bertelli e Pircher in avanti con licenza "di uccidere"


Tutti loro indossavano questa tuta durante la settimana e alla domenica. 
Un vero pezzo da collezione con un appunto non da poco e senza ironia: "se esci di casa oggi con addosso questa e un paio di Ray Ban a goccia, non sei figo, di più"

… sempre Forza Fiore

mercoledì 13 maggio 2020

La bella intervista all'Airone Arrondini di TSD

Davide Arrondini racconta ai microfoni di TUTTOSERIED la sua esperienza al Fiorenzuola


[...] A Fiorenzuola ho trovato un ambiente fantastico, dai magazzinieri allo Staff Tecnico, passando per la segreteria. Per quanto riguarda il campo ho ancora tanto da lavorare e da migliorare, ma penso di avere imparato tante cose quest’anno, sia dal Mister sia dai miei compagni. E' un gran peccato che purtroppo sia andata a finire così, perché ci eravamo posti degli obiettivi importanti che speriamo di raggiungere l'anno prossimo magari migliorandoci ancora [...]

* Leggi qui l'intervista integrale

domenica 10 maggio 2020

Di Battista verso il Piacenza Calcio

Non avevamo mai sentito dare pubblicamente del "Grande" dal presidente Pinalli, a qualcuno in ambito calcistico. Mai.
Nell'intervista rilasciata a LIBERTA' in merito all'imminente addio di Simone Di Battista al Fiorenzuola è successo. E questo dice tutto.


Il giorno che speravamo non arrivasse mai è sopraggiunto. Simone Di Battista saluta. Il Piacenza (serie C) mette il piede nel nostro orto e se lo porta via. Resta la convinzione che con le sue doti la chiamata importante sarebbe arrivata comunque anche dopo la crisi che spinge ora i club maggiori a rivedere le loro politiche.


Si chiudono tre anni bellissimi e indimenticabili per noi tifosi.

Tre anni importanti, perché oltre ai risultati ottenuti, hanno permesso all'ambiente rossonero di aprire gli occhi su diversi aspetti del modo di fare calcio. Hanno aperto nuovi orizzonti e gettato le basi di un progetto che a detta del presidente Pinalli continuerà nonostante la crisi.

La credibilità dell'Us Fiorenzuola, la visibilità, la stabilità, e tutto quanto è stato costruito con sacrificio e passione sono certezze che valgono più di ogni altra cosa.

Di Battista ha aperto gli occhi e la testa a tanti. E' stato forse l'investimento più rilevanti degli ultimi tempi.
Mettere il lavoro davanti a tutto, come ha fatto l'ex Diesse, fino a rimetterci a volte, fa solo del bene. Perché non si impara mai abbastanza nella professione, e il lavoro è la linfa per crescere e raggiungere soddisfazioni e successi.
Di Battista è riuscito a coinvolgere tutti e lascia una eredità preziosissima da cui ripartire. Tanti giovani dal settore giovanile alla prima squadra hanno avuto modo di vivere in prima linea, "gomito a gomito", una grandissima esperienza di vita e di sport.

Ora bisogna guardare avanti, e pensare al futuro con il grande "tesoro" che abbiamo fra le mani.

Ora tocca a noi sfruttare al meglio quanto imparato in questi tre anni fantastici; dal settore giovanile alla prima squadra. Ora tocca a noi "non tirare indietro la gamba", essere aperti e collaborativi, avere "fame" e "voglia di fare" come ha sempre fatto Simone; per il bene del Fiorenzuola.

Fiorenzuola è una formica minuscola nel deserto. E' laboriosa, sa aspettare, non ha pressioni e sa fare il passo lungo come la gamba. A volte la formica può stupire e fare parlare di sé.

Ringraziamo di cuore Simone Di Battista per questi 3 anni veramente fantastici, augurandogli le cose più belle che "il calcio sano" può regalare

venerdì 8 maggio 2020

"Vita da Academy" parliamo di settore giovanile con ANDREA FANZINI

Istruttore e non solo, ANDREA FANZINI è un vulcano di idee e di voglia di fare. 
Spende il suo tempo fra settore giovanile e Marketing rossonero, per cui è la persona giusta, a nostro parere, per conoscere un pò meglio la "cantera" dell'Uesse.


Come nata la tua passione per il calcio e per allenare?
Mastico calcio fin da bambino. Ho fatto la trafila da modesto difensore centrale mancino nel settore giovanile. Mi sono accorto però già dai primi anni della fascia agonistica che in spogliatoio non ero una persona che parlava molto, mentre in campo mi trasformavo, e spesso ero colui che conduceva la linea difensiva.
Ho avuto la fortuna di poter essere chiamato a fare da collaboratore in una squadra di Giovanissimi dello Sporting Fiorenzuola quando avevo 18 anni, rimanendo sul campo dalle 17 alle 19 con i ragazzi e poi andando ad allenarmi con la mia squadra.
Con il trascorrere delle settimane, mi sono reso conto che iniziavo a volermi aggiornare, ad avere le mie idee calcistiche.
Dopo due anni, nel gennaio del 2012, a stagione in corso, sono stato chiamato dall'allora responsabile del settore giovanile Piero Negri a seguire una squadra di Pulcini da ''primo istruttore'', leva 2002.
Ricordo che mi convocarono in sede. Sinceramente non avevo idea di cosa volessero chiedermi.
Negri disse che aveva visto una bella attitudine in quello che facevo come vice. Alla proposta fatta non pensai un secondo, fu subito un sì, dando inizio al mio percorso.
Nel corso degli anni, dove ho lavorato nelle categorie Pulcini, Esordienti, Giovanissimi ed Allievi con le leve 2002, 2003 e 2004.

Hai un modello di allenatore?
Ci sono tanti allenatori che stimo. Da quando sono bambino ho sempre ammirato Sir Alex Ferguson come modello ideale, ma in questi ultimi anni ci sono tanti allenatori molto bravi, a partire da Guardiola o Klopp.
Nella mia visione però credo che i modelli di prima squadra debbano rimanere lì. Nel settore giovanile non è corretto a mio parere imitare.
E' preferibile cercare di insegnare e lasciare un proprio segno positivo nelle conoscenze calcistiche dei ragazzi.
Dovessimo imitare gli allenatori top, potremmo sentirci ''migliori'', ma sarebbe una visione miope, perchè ne risentirebbe molto il miglioramento dei veri protagonisti: i ragazzi.

Come ti sei avvicinato all'U.s. Fiorenzuola?
Il primo ricordo fotografico che ho dell'U.S. Fiorenzuola è di quando mio nonno, interista, mi aveva accompagnato allo Stadio a vedere l'amichevole Fiorenzuola-Inter, se non ricordo male stagione 1997/1998.
Ero veramente piccolo, e di quel giorno ho conservato come ricordo l'avere chiesto un autografo a Sandro Mazzola su consiglio di mio nonno, quando io non sapevo sinceramente chi fosse allora, e il goal di Ronaldo, il fenomeno. Partenza dalla zona della nostra panchina, e fino in fondo con il tiro all'angolino.
Nel 2012 quando ho iniziato l'attività di istruttore, il settore giovanile si chiamava U.S. Fiorenzuola Sporting. Anche quando è scomparso il nome ''Sporting'' sono rimasto nel nucleo dei tecnici, anche se per me sinceramente non è cambiato niente perchè non è stato un -cambiare squadra-. Ho continuato il percorso per volere anche di Luigi Galli e Lino Boiardi che avevano assunto la gestione del settore giovanile.

Nell'arco di un anno o di un percorso di più stagioni che obiettivi ti poni?
Nel corso delle prossime stagioni spero a livello personale di poter continuare il mio percorso di crescita come istruttore.
Sono ancora giovane per entrare nel mondo degli allenatori e credo che io possa e debba ancora imparare tanto.
Avere la fortuna di collaborare con un parco-istruttori qualificato e con competenze come quello dell'Academy mi permette di migliorare attraverso la formazione interna, combinata a corsi di aggiornamento costanti e confronti anche con istruttori extra settore giovanile rossonero.
A livello di proposta, spero di poter essere d'aiuto alle squadre che ho ed avrò la fortuna di allenare, per poter inserire qualche conoscenza in più nel loro bagaglio e per contribuire a farli crescere anche in un concetto di squadra, riuscendo a instaurare ambienti positivi.

Come è andata quest'anno?
Ho allenato la formazione Under 16, la classe 2004. Un gruppo forte a livello caratteriale.
Inizialmente abbiamo dovuto conoscerci, ma abbiamo trovato una bella alchimia nel corso delle settimane, alternando momenti di lavoro intenso a momenti dove abbiamo scherzato ed ho lasciato sfogo al loro essere ''sedicenni''.
Non parlo tanto di risultati ma di prestazioni, e a livello calcistico sono contento di aver visto una squadra molto propositiva in campo.
Abbiamo continuato un percorso coerente che nelle scorse stagioni era stato condotto da Mister Andrea Contini, un istruttore che personalmente stimo molto.
Sulla parte atletico-coordinativa siamo stati affiancati anche dal nostro Preparatore Atletico Fabio Frazzi, un grande professionista e una persona di alto spessore con cui si riesce ad essere professionali con un sorrisi e una battuta sempre pronti.
Nel ruolo portieri, ci siamo avvalsi della competenza di Mister Nicola Testi, che è arrivato quasi in punta di piedi ereditando il lavoro svolto da Jonathan Zappieri ed è entrato subito in grande empatia con tutti noi grazie anche alle sue capacità.
Con i ragazzi, credo che si sia instaurato un bel rapporto, cosa per cui devo ringraziare loro per essere stati presenti e attenti alle proposte in percentuale altissima, e per un'età simile nel 2020 non è scontato, con così tanti bombardamenti on e offline. Anche le famiglie hanno contribuito in questo, per cui sono soddisfatto.

Come è strutturata l'Academy?
L'Academy è suddivisa in 5 squadre della fascia agonistica (Juniores Nazionale, Under 17, Under 16, Under 15, Under 14) e 6 squadre della fascia di  2 squadre Esordienti, 3 annate di Pulcini-Primi Calci e la Scuola Calcio.
Il numero complessivo di giovani calciatori si aggira attorno ai 250 tra i 6 ed i 19 anni; e noi istruttori siamo circa una ventina incluso preparatori dei portieri e preparatori coordinativi/atletici.

Di Battista ha portato in Val d'Arda una ventata di novità e motivazioni. Com'è il rapporto fra voi allenatori delle giovanili e il Direttore Sportivo? Avete occasioni di confronto?
Il rapporto è sicuramente positivo. Il nostro D.S. ha tante competenze e, non lo dico certo io ma tanti addetti ai lavori anche fuori da Fiorenzuola, è un vero top player per la categoria.
Nel corso dei mesi mette in agenda dei momenti di confronto e di aggiornamento. Per la parte tecnica con i mister della Serie D, con Mister Massimo De Paoli e con la collaborazione dell'Empoli F.C.
Sicuramente credo che se la nostra realtà vuole crescere ancora, si debba passare sia dal lato solido e competente a livello societario che dalla figura di Simone Di Battista come Direttore Sportivo.

E fra settore giovanile e staff tecnico della prima squadra?
Beh quest'anno si è creato veramente qualcosa di speciale tra prima squadra e settore giovanile. Qualcosa che personalmente mai avevo visto nei miei anni al Fiorenzuola.
Mister Luca Tabbiani e Mister Vincenzo Cammaroto hanno voluto da subito, da agosto, venire sui campi a guardare le nostre proposte di allenamento, invitandoci spesso, a loro volta, ad assistere agli allenamenti della prima squadra dal campo.
Un bellissimo ricordo per me di quest'anno è stato poter inventare qualche riscaldamento tecnico per la Serie D e proporlo in prima persona.
Aspetto per nulla scontato, specialmente in una squadra che navigava in zona playoff come la nostra.
E poi, più nel quotidiano, abbiamo potuto cenare insieme diverse volte, ascoltando aneddoti e scoprendo persone veramente super.

E la collaborazione con l'Empoli?
E' partito tutto nell'inverno 2019. Ci siamo conosciuti a vicenda e abbiamo instaurato soprattutto nelle fasce dell'attività di base uno scambio di idee molto interessante, con la presenza di Mister Diego Rognini sui campi in modo periodico durante questi mesi.

Ci sono giovani che hai seguito che sono arrivati a debuttare in prima squadra?
Sì. Per ora sono arrivati in prima squadra alcuni elementi dell'annata più ''grande'' che ho avuto, ossia i 2002.
Facchini, Romeo, Hathaway, e non dimentico Cremona che non ha avuto occasione di esordire quest'anno ma si è allenato per tutto l'arco della stagione con la prima squadra.
Spero di avere la fortuna di vedere anche ragazzi delle altre annate, ci sono alcuni prospetti sicuramente interessanti in chiave prima squadra.

Oltre ad allenare, ti occupi a pieno ritmo del marketing dell'Us Fiorenzuola, con belle iniziative e curando sito e pagine social ufficiali della società? Come giudichi i risultati fino ad ora ottenuti in questa attività?
Sono entrato nel ramo marketing e comunicazione diversi anni dopo il mio ingresso nell'U.S. Fiorenzuola come istruttore.
Tutto è partito su richiesta del D.S. Di Battista, che aveva visto parte del mio lavoro svolto nell'ambito di altri progetti sportivi.
Stiamo proponendo un taglio di comunicazione abbastanza fresco, e ho molta libertà di iniziativa e non è assolutamente scontato, per cui su questo devo ringraziare la società. E nella fattispecie il TM Luca Baldrighi che segue sempre con grande affetto e passione, ma devo dire che anche il Presidente e tutta la Dirigenza mi stanno dando grande fiducia. Menziono anche Alberto Fabris, una persona spesso nell’ombra ma che porta sempre una ventata di positività ed "internazionalità" nell’ambiente.
Sull'operato in sè, sinceramente non so dare un giudizio, preferisco continuare a chinare la testa e lavorare, perchè l'obiettivo deve essere sempre quello di migliorare.

Il Camp Estivo si farà?
Per l'estate del 2020 avevamo intrapreso una bella collaborazione con il Real Madrid.
Le pre-iscrizioni sono state un successo con più di 70 giovani atleti che avevano dato la loro adesione. A causa dell'emergenza sanitaria, i piani sono tutti in bilico; sarà però il Real Madrid assieme ai nostri dirigenti a prendere la decisione

Oltre al Fiorenzuola Calcio collabori anche con la Pallacanestro Fiorenzuola...
Sì, come dicevo, il D.S. Di Battista ha visto quello che a livello di marketing comunicazione avevo sviluppato nel basket (nelle esperienze in A2 con UCC Assigeco Piacenza, Piacenza Basket Club e Pallacanestro Fiorenzuola 1972) e streetball, basket 3vs3 (con il torneo DKB Darwin Knew Basketball). Con Fiorenzuola Bees si stava disputando un bel campionato in Serie C Gold, al comando della classifica e con la volontà, in caso di promozione, di accedere alla Serie B.
Devo dire che anche sotto canestro ho trovato un bell'ambiente, sintomo che nonostante le difficoltà, a Fiorenzuola si riesce a fare sport di alto livello con dirigenze e competenze giuste.

L'ultima parola a te...
Beh io devo ringraziare il blog per questa intervista. Lavorando ''dietro le quinte'' non sono abituato a riceverne.
Spero ovviamente che questa situazione di emergenza sanitaria volga al termine quanto prima per poter tornare a giocare, allenare, tifare, supportare il Fiorenzuola.
Sono contento che si sia data voce anche alla parte di settore giovanile della società rossonera, anche se credo che ci siano tante storie dei nostri istruttori (che saluto anche da qui) che meritano di essere condivise.
ANDREA FANZINI a sinistra con mister Lucio Brando in conferenza stampa al Braglia di Modena

giovedì 7 maggio 2020

La bombonera di provincia

quella che piace tanto a noi...
Nelle immagini riportate sotto, prese dalla pagina Facebook di "Serie C History" sono immortalati l'Attilio Bravi di Bra e il Carlo Chiesa di Sant'Angelo Lodigiano.
Tanti ricordi della storia dell'Us Fiorenzuola calcio sono legati a questi impianti che ai tempi delle sfide contro i valdardesi si infiammavano di pubblico ed agonismo.


martedì 5 maggio 2020

6 maggio 2020, oggi è un giorno importante

30 anni fa, al triplice fischio di FIORENZUOLA-CARCARESE i rossoneri per la prima volta tagliavano il traguardo della serie C2

[...] Il sole è già alto e in cielo non c’è nemmeno una nuvola. Sole le 10.00 del mattino e gira di già per la città la vecchia auto che annuncia con gli altoparlanti a tutto volume la grande festa. Tutto il viale alberato che porta allo stadio è colorato di rosso e nero. Sopra il sottopasso della linea ferroviaria è stato appeso un grande striscione rossonero con scritta a caratteri cubitali: “GRAZIE RAGAZZI” [...]

[...] Un pubblico mai visto. Sono le 16 appena passate, i densi fumi dei fumogeni invadono tutto. Non si respira. Gli spettatori della gradinata alzano al cielo tanti cartoncini rossi consegnati all’ingresso. Sventolano tantissime bandiere rossonere e dal punto centrale della gradinata spuntano due sagome giganti di polistirolo bianco che compongono la sigla “C2”. C2 ragazzi!!! C2!!! [...]

[...] Marco Torresani viene lanciato più volte al cielo, poi il gruppo si sposta sotto la tribuna dove la gente è rimasta ad osservare lo spettacolo. Non è rimasto più niente. [...]

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Protagonisti rossoneri: Massimiliano Farris

Nella Lazio dei record di Simone Inzaghi c'è un pizzico di Fiorenzuola dentro...
Massimiliano Farris, origine sarde, terzino sinistro possente, ha indossato la maglia della nostra passione nella gestione Cavasin.

Molto bene il primo anno (campionato di serie C1 1996/97), male il secondo con la retrocessione in C2.

Possedevo gli album Panini che lo ritraevano con le maglie di Pisa, Ternana e Pescara… fu una gioia la notizia del suo passaggio al Fiorenzuola.

Dopo le esperienza da allenatore alla Viterbese e al Sora ha sposato il progetto Lazio e da alcuni anni è il braccio destro del tecnico piacentino, alla guida di una squadra di campioni in lotta per lo scudetto.

domenica 3 maggio 2020

Le feste di paese

La normalità era anche questo, le feste di paese
La fila ai chisolini della festa del 1° maggio al quartiere Darwin. La musica, le risate, il divertimento