GAAP TRASPORTI ACEF Marco Fogliazza in gol a San Polo d'Enza IMPRESA EDILE FIORENZA |
A Correggio ci siamo già stati. Anno 2006. Partita nervosa. I biancorossi di casa, disperatamente affamati di punti salvezza. Noi fascinosamente invischiati nella corsa a 3 per la vetta con Fidenza e Formigine. Sotto quasi subito, per una rete a zero (gol di Reami se non ricordo male), siamo riusciti a ristabilire la parità grazie ad un "cucchiaio" capolavoro del grande Roberto Alberici. Sul bomber siculo Gigante la museruola del nostro attuale fantastico capitano. Nella ripresa, il "maestro" Sandro Melotti va a procurarsi e realizzare il gol che risolve la disputa. Per la cronaca, fu una sofferenza che non vi dico, con il nostro Pietro Rancati a lasciare sul campo incisivi dopo un aspro contrasto. 2 a 1 per noi! Che città Correggio, così piccola e a quanti artisti, personaggi illustri (addirittura il maratoneta Dorando Pietri) e calciatori ha dato i natali. Che roba. Sarà la terra, l'aria.. chissà.
All'andata, alla prima di campionato fu un mezzo disastro.. stavolta la musica, la trama del romanzo potrebbe essere diversa. Francesco Salmi lo conosciamo bene dai tempi di Scandiano, è un grande allenatore. La squadrache ha nelle mani è ottima, con un bomber che sta facendo faville, quell'Alessandro Napoli, classe 1988 ex professionista a Manfredonia, Scafati e Vibo Valentia che assieme al nostro ex Marco Arena fa copia da "bellu guaglione" in vetta alla classifica cannonieri del girone. Io che temevo di più l'ex Sampierana: Tani, sono stato smentito. La Correggese, seconda forza del campionato a sei punti dalla vette, dispone di una delle migliori difese e uno dei migliori reperti avanzati del girone. Sette giorni fa, mentre noi facevamo di un sol boccone la Sampolese, i nostri prossimi avversari impattavano nel derby con la Rubierese. 1 a 1 con gol del nostro ex Federico Pecorari. Noi siamo in gran salute, nonostante la grave assenza di Cerati in mezzo al campo (menisco?) e gli allenamenti condizionati dalla neve quando a Correggio, in settimana forse non è neppure caduta una faliva.
Tempo permettendo, domenica al "Borelli" di Correggio sarà sfida fra big da non perdere. Per la Correggese la chiamata è fondamentale per non perdere ulteriori punti nella rincorsa alla capolista Lupa Piacenza. Dalla nostra c'è sicuramente più tranquillità ..ma non vi dico la voglia che c'è di fare bene da qui alla fine da parte dei nostri. Neve permettendo Correggese-Fiorenzuola è da non perdere..
Rossoneri Alè !
blogfiorenzuola1922@gmail.com
ALTRI LIBERTINI
Nel primo racconto, il più neorealistico, Postoristoro, i protagonisti, tossicodipendenti, prostitute e sbandati attendono nella cornice nebbiosa e scalcinata di una stazione l'arrivo "messianico" di uno spacciatore, ma anche di un qualcuno che gli doni un po' di amore sincero, non prezzolato. «Ricerca» è anche il leit motiv dell'emblematico Viaggio o dell'eponimo Altri libertini dove i giovani studenti migrano da una dimora all'altra, da un ostello a una piazza europea sempre in cerca di un nuovo amore omosessuale; si tratta forse di puro ed ingenuo edonismo corporeo, eppure, genuina appare l'esigenza, sempre frustrata del resto, di una stabilità amorosa, di una maturità dei sentimenti definitiva. Cercano anche le protagoniste di Mimi e Istrioni, che con la creazione di una bislacca radio, New mondina radio, tentano, in un modo o nell'altro, di riacciuffare il treno delle neoavanguardie artistiche europee degli anni Settanta. Si tratta dunque di cavalieri degradati, senza armatura emotiva, di pìcari chiassosi che cercano un improbabile Eden in un'Europa, quella degli anni 70, in subbuglio.
La vivacità, l'inquietudine del libro tondelliano è però restituita anche attraverso uno sperimentalismo linguistico e sintattico che mira ad una mimesi, una fedele imitazione del parlato. Lo scrittore vuole infatti «spezzare le catene sintattiche» che imbrigliano, mummificano l'urgenza del narrare, la fretta del vivere giovanile. Ecco dunque spiegata la frequenza sulla pagina di una scrittura spesso "sgrammaticata", ipertroficamente gonfiata di paratassi, enumerazioni, neologismi, onomatopee.
Il torrente linguistico di Tondelli non ha però un regime anarchico, obbedisce piuttosto ad una precisa strategia, quella di far respirare la pagina e dunque il lettore, all'unisono con il sentire degli stessi personaggi. Ora rallentando, ora accelerando, Tondelli crea una scrittura decisamente musicale, ritmica, quasi un chewin gum sintattico, plasmabile in continuazione.Autobahn, l'ultimo racconto, riassume perfettamente tali caratteristiche, quasi esasperandole e tramutando l'esile spunto narrativo, un viaggio in macchina alla ricerca dell' "odore" nord europeo, in un divertissement picaresco, che si allontana parecchio dall'atmosfera greve, caravaggesca, dello struggente racconto Postoristoro.
Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli
di Mirko Roglia
Pier: "Ho sempre scritto, da quando avevo sedici anni... Per me il fatto di scrivere è sempre stato legato al sogno, al desiderio. Quel primo testo - il dattiloscritto che ha preceduto Altri libertini - molte pagine, un linguaggio ricercato, con anche delle pretese strutturali notevoli, inviato alla casa editrice Feltrinelli, rivisto col senno di poi, diventa una questione molto personale, non pubblicabile ."
Altri libertini, l'opera migliore di Tondelli, è sicuramente la più completa, con le sue metamorfosi umane incanalate "senza soluzione di continuità" nella idolatrata voglia di viaggiare, nel mito cosciente di Bukowski e Burroughs, nella jazzistica coast to coast europea, nei compagni "cinematografari" di sventura; l'opera prima di Tondelli appare la migliore non per il poco valore delle altre (eccezionale la prova di Camere separate) ma per l'intrinseca, immediata, intuitiva empatia che da subito genera con il lettore, questi "altri libertini" (altri... ad aggiungersi a quelli passati) sembrano concludere un discorso interrotto e, in queste duecento pagine scarse scolate alla goccia, con sei episodi collegati da cortocircuiti colmi di turpiloquio e nefandezze col sorriso, gli "altri libertini" - lambrusco beat - arricchiscono la diatriba con il groviglio di carne sudata del sabato notte e le scorrazzate delle puttane in bici sulle piazze-bene di Reggio - Gran Trojajo (Le bellissime piazze di Reggio assomigliano alle vive di una Amsterdam non colorata, ne esuberante, ma vista attraverso il nero e i grigi delle prime opere di Van Gogh, intabarrata e nebbiosa e malinconica come nei cartoni di Pietro Ghizzardi e di altri eccentrici naïf). Il fattore itinerante dello scazzo quotidiano si erge, insomma, come agnello da immolare alla libertà, anche e soprattutto sofferta, ma comunque fiera della propria indipendenza. Come ebbe a sottolineare anche Massimo D'Alema in una breve recensione, Altri libertini è il manuale un po' folle di tutti i sognatori, di certo non è il solito, banale ed abusato libr-onan da leggere con una mano sola. Veramente efficace questo mordace repertorio singhiozzante della culla post rivoluzionaria, alcova delle tramontate rivendicazione sessantottine: cuffietti peruviani, kebab&cous-cous, gommoni sui bordi della strada, Amsterdam, fumo&fernet, stazioni sudicie, sessorgasmo polimorfo, lacci emostatici e bustinedineve, takeaway&autostop, cessi, cessi rotti, cessi sporchi, Nanni mezzo assiderato, coltellate, amore, odio, un bel paio di Clarks rubate all'angolo, fame, umanità starnazzante ed umanità silenziosa, sbando, sballo, scazzo. Tondelli si addentra, con questa raccolta di sei racconti, nelle anse di un mondo che fino a quel momento era rimasto dominio e demanio delle inchieste sociologiche, in un ambiente che suscita ribrezzo e scandalo ai più (fessi) o curiosità morbose come quella del giovane Carlo Emilio Gadda che chiese a Filippo De Pisis "come fanno l'amore gli omosessuali", l'artista gli fornì l'icastica spiegazione con la sua "erre" arrotata: "Cavo il mio Gadda, questo geneve di vappovti si visolvono solitamente pev via ovale". Tondelli sfata tabù inibenti e sbagliati e, in questo romanzo, ci parla del senso dell'amicizia intesa come ricerca dell'indispensabile solidarietà necessaria per sentirsi uomini, come della sacralità della parola d'onore, il marchio a fuoco che contraddistingue ogni singolo uomo ed i personaggi del libro (come quando, per sanare la crisi d'astinenza dell'amico Bibo, Giusy fa... beh, leggetevelo). Ma sono i sogni che governano le redini di un Tondelli vagabondo ed autostoppista radicato prima nell'Emilia e poi nel mondo come fosse la sua casa, la sua grande famiglia, non con la volgare sciatteria dell'incauto ma con la gioia cosciente del libero libertino che ama la libertà, non come uno scarso imitatore nipotino di Kerouac ma come una persona slegata dai canoni semi-sacrali e falsi del "faccio quello che mi pare"; per Tondelli come per ogni persona sincera, la libertà non significava poter cagare in mezzo alla strada ma possedeva il senso profondo della conquista e della presenza indescrivibile della leggera umanità coraggiosa. Tondelli non fu assolutamente la crisalide che molti, con scarsa intelligenza, descrissero come arenata nei melmosi meandri di una solitudine impregnata d'egocentrismo asfissiante (quanto gli piaceva la compagnia! No, la sua solitudine era metafisica ed in un certo senso in funzione della letteratura), non fu nemmeno il bieco trasformista dai freddi calcoli commerciali che sperperava il suo talento nel nome della money; anzi si avverte, nella sua maturazione umanistica (importante leggere i suoi libri rispettando l'ordine cronologico di uscita), una riconosciuta base comune ed indiscussa della scrittura: l'intreccio, Tondelli aveva bisogno di avvinghiare e districare intrecci e se la prova di Rimini può risultare più "leggibile" non è certo perché scade nel consumismo massmediatico della carta stampata ma perché la facoltà narrativa risulta perfezionata e ben stemperata nelle pause di riflessione esistenziale, che vanno spesso ad analizzare i dilemmi umani, anche i più drammatici. I problemi dei libri di Pier derivano dalla sua esperienza e lui affrontava queste difficoltà come ogni uomo le affronta, forse anche esorcizzandole con la narrazione di disperazioni cieche (Verso il silenzio in Camere separate), cavalcando la letteratura anche come un organismo simbiotico. No, non fu certo un cliente della rispettabile carta&inchiostro da supermercato ma un narratore eccezionale per la sua polivalenza totale che in Altri libertini trova l'acme versatile della comunicazione, questo suo primo libro è cioè straordinario per la sua duttilità. Sì, è veramente bello. Una visione stramba del mondo. Un rigurgito d'amore per l'uomo. Un inno alla libertà.
Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli
1980, 198 pp.
Edizione: Feltrinelli,
Prezzo 6,20 euro
fonte: http://www.flashgiovani.it/libri/approfondimenti/pagina/16/87/
BIOGRAFIA
Pier Vittorio Tondelli è nato a Correggio il 14 settembre del 1955.
Vive la sua adolescenza nell'ambiente cattolico, in particolare nelle comunità giovanili dell'associazionismo.
Dopo il liceo si iscrive al DAMS di Bologna, laureandosi con una tesi sulla letteratura epistolare come problema di teoria del romanzo.
Nel 1980 pubblica la sua prima opera, "Altri libertini", generando scandalo e condanna per le sei storie di giovani narrate in presa diretta in un linguaggio immediato ed emotivo.
Nel 1982 esce "Pao Pao", romanzo sentimentale sulla vita in caserma. Due anni dopo scrive in varie stesure la sua unica opera teatrale, "Dinner Party".ed il soggetto cinematografico "Sabato italiano".
Nel 1985 Tondelli scrive "Rimini", un romanzo di ampio respiro in cui si intrecciano sei vicende di personaggi «senza qualità», ambientato in una città che diviene «palude bollente di anime», in cui la gente «cuoce e rosola». L'anno seguente pubblica, in una edizione limitata un po' underground, "Biglietti agli amici", un «distillato di "posizioni sentimentali"» rivolte a pochi in uno spazio intimo e riservato ed il soggetto cinematografico "Sabato italiano".
Nel 1989 esce l'ultimo romanzo, "Camere separate", il romanzo dei sentimenti sul filo della memoria, in cui è cifra di comprensione l'esperienza della separazione, dell'abbandono e del desiderio di addomesticare una solitudine ineluttabile.
Ma Tondelli è anche autore di un considerevole numero di articoli e brevi racconti poi confluiti in un progetto realizzato in due volumi: "Un Weekend postmoderno" (1990) e "L'Abbandono", uscito postumo a cura di Fulvio Panzeri, erede testamentario dell'opera di Tondelli, nel 1993.
Nel primo volume il «cine-occhio» tondelliano registra attraverso il filtro del discernimento, fine, quanto pienamente e inoggettivamente coinvolto, frammenti, reportage, illuminazioni sulla realtà degli anni Ottanta.
Nel secondo volume lo sguardo attraversa paesaggi e frammenti umani in forma di racconto interiore.
Tondelli è anche l'ideatore di un progetto che intendeva sondare lo spazio inesplorato della scrittura giovanile, progetto che lo ha visto curatore di tre antologie di testi di giovani narratori inediti ("Giovani Blues" del 1986, "Belli & perversi" del 1987, Papergang del 1992), curatore di una serie editoriale non molto fortunata di Mondadori dal titolo "Mouse to Mouse" e ideatore della rivista di narrativa "Panta".
Il giovane autore muore nel 1991 all'età di trentasei anni di AIDS.
Si tratta di una vita in cui la sostanza sembra essere data dalle sfumature e dai toni, più che dai colori e dalle note. Queste sfumature e questi toni sono diversi, così come diversi tra loro e originali sono i "nomi" con i quali Tondelli viene indicato dai vari amici che lo hanno conosciuto: "Pier", "Viki", "T.", P.V.T.
Sfogliando le immagini pubblicate sul numero della rivista "Panta" a lui dedicato dopo la sua morte, si rimane impressionati dalle fotografie che nel tempo gli sono state scattate; il volto è quasi irriconoscibile tra una foto e l'altra: dalle foto del Tondelli giovanissimo si passa a quelle del 1979 con capelli lunghi e occhiali alla John Lennon, con barba e baffi, a quelle scattate all'osteria «Da Aroldo» o davanti al teatro Asioli di Correggio, a quelle dell'85 con un look più recente fino a quelle più più enigmatiche e a volte malinconiche dei trent'anni e del soggiorno milanese.
Tutto ciò è segno di una liquida complessità, che poi è quella della sua scrittura, della sua vita e del suo carattere.
Il Tondelli dal riso scoppiettante portava in sé anche qualcosa di inquietante. Il suo desiderio di stare con la gente si alternava alla propria natura di solitario e a volte anche riottoso e scostante. Un po' alla mano e un po' snob, dolce ma non sereno, ironico, frenetico ma a volte ripiegato su di sé «melanconico, contemplativo, solitario».
In un racconto mai pubblicato troviamo un piccolo autoritratto: «scorbutico, nevrotico, ipersensibile, piagnucoloso [ma poi qui Tondelli si pente e cancella la parola] e permaloso».
In lui ritroviamo «l'esuberanza dell'uomo d'azione da una parte, la perfetta malinconia dell'intellettuale dall'altra».
fonte: http://www.windoweb.it/guida/letteratura/biografia_piervittorio_tondelli_.htm
Nessun commento:
Posta un commento