I tifosi under 30 più appassionati ricorderanno il giovane centravanti brevilineo di Cremona chiamato a sorreggere il reparto offensivo in un momento particolare della storia quasi centenaria dell'Unione Sportiva. Correva l'estate del 2002 e avevamo appena spedito agli annali la vicenda farsesca del mancato passaggio di proprietà dalla famiglia Villa al patron dell'Alessandria, il piacentino Antonio Boiardi. Il Fiore aveva appena dato l'addio alla serie C per riabbracciare il dilettantismo e nelle stanze di via Campi Sportivo 1 si stava per scrivere un nuovo inizio con l'insediamento della cordata di imprenditori locali composta da Pinalli (capo fila), Bargazzi, Zambonini, Rossi, Mutti e Arduini, spalleggiata da un gruppo di soci parmensi. Bisognava ricostruire una società. Un nuovo inizio come detto. Il tempo rimasto per allestire la nuova squadra era poco.
Dalle giovanili della Cremonese entri nel giro della prima squadra a soli 16 anni. Come fu l'impatto con il calcio dei grandi
Il mio esordio è stato nel derby di coppa Italia con il Mantova vinto 2 a 0, per l'appunto a 16 anni. Uno spezzone di gara di venti minuti agli ordini di mister Montorfano e Bonacina poi il debutto in campionato il 6 gennaio a Poggibonsi. Ricordo la felicità e l'emozione per aver coronato il sogno di giocare a livello professionistico, in serie C2.
Ricordo che si giocava un calcio molto fisico e studiato nei minimi particolari, dalle sedute di allenamento, alla visione delle partite degli avversari, all'alimentazione. Anche se non ero molto maturo e smaliziato ero riuscito ad adeguarmi subito anche perché nel settore giovanile ci formavano in previsione di chiamata in prima squadra.
L'anno dopo arriva la chiamata del Fiorenzuola. Come era sbocciata la trattativa
Nell'estate 2002 la Cremonese mi manda in prestito al Matera. In Basilicata avevo effettuato tutta la preparazione, ma non mi trovavo bene. La chiamata di mister Luigi Galli che mi aveva avuto nelle giovanili grigiorosse era irrinunciabile. La squadra in questione era appunto il Fiorenzuola, una società glorioso con la possibilità di avvicinarmi a casa. Accettai senza esitazioni. Subito mi trovai molto bene e a mio agio infatti il mio benessere traspariva in campo.
E infatti egni subito in coppa contro il Crociati e all'esordio in campionato a Vigevano. Contro la Canavese tra andata e ritorno ne fai tre. Regoli il Pinerolo con una doppietta e vai a segno alla Dossenina contro il Fanfulla. Quali sono i ricordi più belli del tuo anno a Fiorenzuola?
Il ricordo più bello è stato raggiungere l'obiettivo della salvezza e la convocazone nella Nazionale di serie D dove sono stato nei top 11 dei giovani d'Italia.
Cosa ha significato per te vestire la maglia dell'Uesse?
Vincere una grande sfida. Il nostro gruppo era stato assemblato dalle ceneri dell'ultimo anno del Fiorenzuola in serie C. Si doveva ripartire in serie D e costruire un nuovo ciclo.
Compagni di squadra esperti come: il portiere Ferrari, il difensore Ubaldi, l'argentino Elia, Ciceri e Melotti, Centofanti cosa riuscivano a trasmettere a voi giovani?
Riuscivano sempre a dispensare un aiuto o una parola di incoraggiamento nei momenti di difficoltà. Sicuramente giocare al fianco di questi giocatori ha contribuito alla nostra crescita. Ricordo che mi spronavano a fare sempre meglio. Con Centofanti in attacco, mi trovavo benissimo (una coppia da 40 gol). Dieci io e venti lui di cui una decina dei sui realizzati dai calci di rigore procurati dal sottoscritto. Poi c'era Sandro Melotti, che conoscete bene tutti. Un giocatore di ben altre categorie.
Fra un paio di domeniche il Fiorenzuola sarà impegnato in trasferta contro il Fanfulla di mister Ciceri. Ricordiamo ancora quando all'ultima giornata del capionato 2002/03 la tua rete sembrava potesse "regalare" la salvezza diretta. Non fu così. Tu che sei riuscito a bucare le porte della Dossenina che consiglio daresti ad Arrondini per fare gol E come era il Ciceri compagno di squadra?
Ricordo ancora quella partita in una giornata molto calda e con tantissimi tifosi rossoneri al seguito i quali non hanno mai fatto mancare affetto e sostegno nei nostri confronti ma dove purtroppo la nostra vittoria non ci aveva permesso di evitare i play out.
So che fra qualche domenica giocherete appunto contro il Fanfulla perché non ho mai smesso di seguire i risultati del Fiorenzuola. Per la sfida contro il Guerriero, ad Arrondini consiglio di stare sereno e di presenziare di più nell'area avversaria. Il gol arriva da solo.
Ricordo felicemente Andrea Ciceri da mio ex mio compagno di squadra. Una vera forza della natura, capitano in campo e fuori. Aveva grandi potenzialità, era il nostro allenatore in campo. Gli auguro una grande carriera da allenatore. Per la sfida di Lodi, per non fare torto a nessuno vorrei pronosticare un buon pareggio: 2 a 2!
La stagione 2002-2003 fu molto travagliata, con una squadra partita in ritardo e costruita in corsa. Credevate alla salvezza a inizio campionato? A Zanica la palla non voleva saperne di entrare in porta e si dovette soffrire fino all'ultimo. Cosa avete provato al termine della gara di ritorno della finale play-out vinta contro la Bergamasca?
Quando ho accettato la sfida di venire a Fiorenzuola sapevo che sarebbe stata molto dura ma allo stesso tempo molto intrigante ed ero convinto che avremmo raggiunto l'obiettivo della salvezza. Al termine dello spareggio vinto contro la Bergamasca ho provato un insieme di emozioni positive.
Sei rimasto in contatto con alcuni dei tuoi ex compagni del Fiorenzuola?
Come ho già ricordato, sono sempre aggiornato sui risultati del Fiorenzuola e seguo anche i mie amici allenatori Ciceri e Melotti.
Dopo la buona stagione dai noi sei passato all'ambizioso Pergocrema. Cosa ha frenato la tua carriera verso il mondo del professionismo?
Volevo rimanere a tutti i costi a Fiorenzuola ma la Cremonese mi dirottò sempre senza il mio consenso al Pergocrema agli ordini di Maurizio Tassi. Avevevamo una squadra fortissima con giocatori del calibro di Pier Paolo Curti, Cantoni, Delmonte ma purtroppo fu una stagione disastrosa, ci salvammo alla penultima giornata. C'era molta concorrenza in avanti e il cambio di 6 allenatori non ha contribuito ad aiutarmi a trovare continuità.
Torni una notte di autunno allo stadio Comunale da avversario. La maglia che hai addosso è quella del Pico (ex Mirandolese) e a certo punto della gara vieni fischiato. Continuavi a cercare il gol e noi ti temevamo molto. Da ex cosa si prova in quei momenti?
Ricordo la mia prima partita da ex contro il Fiorenzuola. Prima uscita di campionato di Eccellenza, io giocavo nel Viadana e molti tifosi fiorenzuolani mi accolsero con applausi e cori. Al Velodromo invece, a seguito di una scorrettezza con un giocatore avversario rossonero mi fischiarono e ci rimasi molto male.
Hai girato mezza Lombardia ed Emilia in carriera. Che differenza hai incontrato fra il Fiorenzuola e le altre realtà
A Fiorenzuola come a Cremona e a Crema si viveva il calcio a livello professionistico.
Nonostante la giovane età in campo dimostravi tanta personalità e "cattiveria". Che consiglio daresti ai giovani che si affacciano ora alla prima squadra..
In effetti giocavamo con molti Under ricordo: Donato Pugliese e Maurizio De Falco, ed io non avevo paura di nessuno, giocavo già con molta malizia e personalità e davo sempre il massimo. Ai giovani di oggi che si apprestano a giocare le loro carte consiglio di metterci impegno, personalità e un pizzico di spensieratezza. Il gioco del calcio è il più bello del mondo. Aggiungo anche di non abbattersi mai nei momenti difficili e di sconforto.
Il Montanari di oggi vive ancora di calcio e gol ?
Ho fatto gol in tutte le categorie dei dilettanti, dalla serie D agli amatori (record di realizzazioni). Il calcio di oggi non mi appartiene e si è abbassato molto il livello dei giocatori. Ora non gioco più, solo saltuariamente, visti i miei impegni lavorativi e la nascita di mia figlia Stella nel settembre 2018.
Grazie Claudio per la bella intervista
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