"E arrivarono i liguri e si accaparrarono alcune delle cose più preziose che possedevamo". Sembra una frase presa da un libro di storia, e forse lo è per davvero. Il centenario dell'Unione Sportiva è a un passo con una pubblicazione in cantiere e quello che hanno messo in atto Tabbiani e Cammaroto a Fiorenzuola è qualcosa di davvero importante, che rimarrà certamente nelle pagine più belle.
I due "si sono presi" una fetta della nostra città, quella legata al pallone, e non solo. Anche in provincia e nelle zone limitrofe gli estimatori non mancano. Si sono assicurati la stima e la riconoscenza dei tifosi rossoneri, degli appassionati sportivi e dei dirigenti con la professionalità e i risultati ottenuti sul campo.
Il tecnico di Oregina parla con noi di passato e presente, nella homepage del blog
Circa un anno fa, una sera d'estate arriva la chiamata di Di Battista. Su due piede cosa hai pensato?
Su due piedi, quando ho buttato giù il telefono ho pensato che mi stava passando davanti una grande occasione. Conoscevo le competenze di Simone Di Battista che aveva lavorato nel girone A in cui allenavo, e sapevo le sue qualità nel costruire squadre forti. In più Fiorenzuola è una piazza conosciuta per la categoria serie D, con una società che si avvicina di più ai professionisti che hai dilettanti. Poi sono arrivato al campo la prima volta e mi sono trovato davanti a una struttura che ha poco a che fare con la serie D. Non conoscevo personalmente la società anche se sentivo parlarne in maniera veramente positiva. E dopo che ho avuto modo di conoscere i vari dirigenti ho capito ancora di più la grande opportunità che mi ha dato il Direttore. Il primo anno, nei sette mesi le cose sono andate bene, ora bisogna “cancellare” quanto abbiamo fatto e iniziare a pensare di fare di nuovo bene perché il mondo del calcio cambia ogni minuto che passa.
Su due piedi, quando ho buttato giù il telefono ho pensato che mi stava passando davanti una grande occasione. Conoscevo le competenze di Simone Di Battista che aveva lavorato nel girone A in cui allenavo, e sapevo le sue qualità nel costruire squadre forti. In più Fiorenzuola è una piazza conosciuta per la categoria serie D, con una società che si avvicina di più ai professionisti che hai dilettanti. Poi sono arrivato al campo la prima volta e mi sono trovato davanti a una struttura che ha poco a che fare con la serie D. Non conoscevo personalmente la società anche se sentivo parlarne in maniera veramente positiva. E dopo che ho avuto modo di conoscere i vari dirigenti ho capito ancora di più la grande opportunità che mi ha dato il Direttore. Il primo anno, nei sette mesi le cose sono andate bene, ora bisogna “cancellare” quanto abbiamo fatto e iniziare a pensare di fare di nuovo bene perché il mondo del calcio cambia ogni minuto che passa.
Il binomio vincente con Vincenzo Cammaroto prosegue. Quando e dove vi siete conosciuti, e come si è cementato il vostro rapporto?
Tre anni fa ero a Savona e ho avuto Vincenzo come giocatore in una esperienza che per me non è andata. Spesso ci confrontavamo da allenatore e giocatore e quando poi sono stato mandato via abbiamo continuato a sentirci e a confrontarci, mantenendo vivo il rapporto. L'anno dopo Vincenzo doveva decidere se continuare a giocare o provare a fare un esperienza assieme. Io sono andato ad allenare la Lavagnese e gli ho proposto di venire a lavorare con me. Lui ha accettato ed è partita la cosa. Vincenzo è un valore aggiunto per la squadra. Ha fatto il difensore per tutta la carriera a ottimi livelli e ha tante competenze nei dettagli. Negli aspetti singoli del ruolo del difensore. A me piace lavorare tanto con la palla, mentre senza palla mi piace lavorare nel collettivo. Lui lavora di reparto, sull'aspetto singolo del giocatore. Poi cura i calci piazzati, in maniera accurata sia in possesso palla che a sfavore. Poi lavoriamo assieme sui video analizzando gli avversari. E’ per me un collaboratore di altissimo livello, abbiamo un rapporto splendido anche fuori dal campo e spero vivamente di continuare a lavorare assieme.
Tre anni fa ero a Savona e ho avuto Vincenzo come giocatore in una esperienza che per me non è andata. Spesso ci confrontavamo da allenatore e giocatore e quando poi sono stato mandato via abbiamo continuato a sentirci e a confrontarci, mantenendo vivo il rapporto. L'anno dopo Vincenzo doveva decidere se continuare a giocare o provare a fare un esperienza assieme. Io sono andato ad allenare la Lavagnese e gli ho proposto di venire a lavorare con me. Lui ha accettato ed è partita la cosa. Vincenzo è un valore aggiunto per la squadra. Ha fatto il difensore per tutta la carriera a ottimi livelli e ha tante competenze nei dettagli. Negli aspetti singoli del ruolo del difensore. A me piace lavorare tanto con la palla, mentre senza palla mi piace lavorare nel collettivo. Lui lavora di reparto, sull'aspetto singolo del giocatore. Poi cura i calci piazzati, in maniera accurata sia in possesso palla che a sfavore. Poi lavoriamo assieme sui video analizzando gli avversari. E’ per me un collaboratore di altissimo livello, abbiamo un rapporto splendido anche fuori dal campo e spero vivamente di continuare a lavorare assieme.
Cammaroto, Tabbiani e Luca Baldrigni |
Roselli è stata una persona fondamentale per la mia carriera calcistica. Sono arrivato alla Cremonese in C2 e giocavo punta, e lui mi ha cambiato ruolo. Una svolta. Non avrei fatto la carriera che ho vissuto se non avessi avuto lui come allenatore, perché da centravanti non sfruttavo le mie caratteristiche. Ho nel cuore tanti aneddoti legati a quegli anni. Ricordo che non c’erano tantissimi soldi e volte dovevamo pulire gli spogliatoi noi calciatori. Pareggiavamo una partita e ci mandavano in ritiro, ritrovandoci a dormire nelle stanze senza riscaldamento di un albergo di Tabiano Terme. Eravamo un pò in conflitto ma alla fine è stata la nostra forza. Ci siamo uniti contro tutto e tutti e alla fine siamo riusciti a fare qualcosa di davvero importante. Nell’anno della C1 avevamo una squadra di altissimo livello, capace di vincere il campionato con quattro giornate di anticipo. Quando fai una doppia scalata è particolare. Non è mai facile vincere due campionati di fila. La tua autostima come singolo giocatore sale alle stelle. Negli anni di Cremona noi compagni di squadra abbiamo creato un rapporto particolare con la città. Ho vissuto 4 anni che mi hanno fatto crescere molto.
Corbari adora "i marubini", e Luca? Hai avuto modo di provare la cucina cremonese, e della cucina della nostra zona cosa ti piace di più?
Direi senza dubbio i salumi. Sono una cosa speciale. Rispetto a quelli che abbiamo in Liguria sono di un altro mondo. Salame, coppa e prosciutto crudo sono qualcosa di eccezionale dalle vostre parti. A dire la verità non vado matto per gli anolini mentre adoro i tortelli all’erbetta. sono veramente pazzeschi. Devo dire la verità, dalle vostre parti a tavola si sta volentieri.
Hai giocato al Sud in una delle piazze più importanti del Mezzogiorno. Cosa ha significato per te l’esperienza di Bari?
Mi è servita tantissimo. Vivono il calcio in una maniera molto forte, vicini alla squadra ma molto critici quando le cose non vanno bene. Maturare un’esperienza in una città grande, con tanto calore, è stato fondamentale per raggiungere un maggiore equilibro. Al San Nicola, un giorno ti puoi sentire un eroe, sette giorni dopo un fallito davanti a quarantamila spettatori. Se a Bari ti fai travolgere dal troppo entusiasmo o dal troppo pessimismo non ne esci vivo. Nella nostra professione è fondamentale mantenere un equilibrio quando diventi allenatore. Bari mi ha aiutato molto in questo. Dal Sud siamo risaliti a Trieste ora torniamo a Genova, la tua città. Se veniamo un giorno a trovarti dove ci porti?
Dipende in che stagione. Sicuramente d’estate è bello visitare le riviere. Se scegliamo Ponente vi posso portare al mare a Varigotti e a Bergeggi. Se preferite la parte di Levante: Chiavari, Recco, Rapallo sono zone molto belle da visitare. Se si vuole andare in città direi i vecchi vicoli che noi chiamiamo Carrugi e sono molto particolari e caratteristici. Ultimamente sono stati eseguiti lavori al porto antico dove c’è l’Acquario e l’Expo. Poi proporrei la Passeggiata di Nervi o quella di Corso Italia, dove si può fare aperitivi e mangiare attaccati al mare.
E la giornata tipo di mister Tabbiani quando è libero dai pensieri del calcio?
Il mio giorno libero è il lunedì. Diciamo quasi libero. Al mattino porto Noemi, la mia bambina più piccola a scuola anche se fra poco crescerà e non vorrà più essere accompagnata. Nel pomeriggio accompagno sempre la piccola in piscina mentre la figlia più grande Asia, la accompagno a ginnastica quando fa brutto tempo. Alla sera ci si ritrova tutti a casa per la cena in famiglia. Nella mattinata riguardo la partita che abbiamo giocato alla domenica e con Vincenzo Cammaroto ci confrontiamo preparando "i tagli" da mostrare ai ragazzi il martedì alla ripresa degli allenamenti a Fiorenzuola.
Ad Albenga e Pontedecimo in pratica trent'anni fa il Fiorenzuola conquistò la serie C. I nostalgici fiorenzuolani si ricordano bene i palazzi a ridosso dei campi, gli spazi stretti, e l'agonismo degli avversari. E' diverso fare calcio in Luguria rispetto all'Emilia?Diciamo che in Liguria c'è più "dilettantismo" fra virgolette, ma non per colpa dei dirigenti ma per questioni legate alle strutture. Le società hanno a disposizione un campo dove dal mattino alla sera ininterrottamente si allenano tantissime squadre. Per farvi un esempio, sul campo di Ligorna si allenano più squadre tra Prima categoria, Seconda e Promozione. Tutti sono legati a orari e al poco spazio. Ed è molto complicato costruire qualcosa e di importante. Come detto le società dilettantistiche devono dividere le strutture con altre società. Savona prende affitta i campi per gli allenamenti, incastrando disponibilità e orai. Tutti i campi sono in sintetico e si usurano con il tempo diventando pericolosi. L'agonismo non manca per il fatto che i campi sono più piccoli. Essendo in mezzo alle case, non si hanno spazi estesi come al nostro Comunale. Dopo la riga di campo c'è il muro così devi ridurre prima istintivamente la velocità. I ritmi sono alti perché è più facile coprire il campo però la qualità puramente tecnica è a mio avviso leggermente meno alta rispetto al nostro girone e a quello Lombardo.
Qual’è la partita che vorresti rigiocare?
Quest’anno direi quella contro il Mezzolara, perchè abbiamo fatto una brutta gara e ci hanno messo in grande difficoltà soprattutto sotto l’aspetto tattico. Mi sono sentito un pò in colpa verso i miei ragazzi, perché non ero riuscito a dare le direttive giuste per affrontare quella gara. E quindi mi sono detto non vedo l’ora di rigiocare al ritorno per vedere se riusciamo a riscattare la gara dell’andata. Non abbiamo perso solo quella partita, ma contro il Mezzolara ho sbagliato diverse cose io e quindi anche rivedendola mi sono accorto che non avevamo lavorato bene in determinate situazioni, ma poi non ci hanno fatto giocare per via della sospensione del campionato.
Qual’è invece la partita che vorresti rigiocare da calciatore?
Ho avuto la fortuna di giocare il derby Genoa-Sampdoria da titolare a 19 anni. La vorrei rigiocare perché allora ero giovane e spensierato, che è una cosa bella, ma rigiocare con qualche anno in più avrei apprezzato più cose. Per me che sono di Genova e sono genoano dalla nascita avere avuto l’opportunità di giocare in un Marassi pieno il derby della città è una cosa unica. La vorrei rigiocare per rivivere quelle sensazioni che solo una partita così può dare. Tutto esaurito, coreografia pazzesca, tanta tensione e agitazione tutta la settimana che porta alla partita. Tutte sensazione che sono state molto belle. Rigiocarla nel pieno della carriera sarebbe stato più emozionante sotto diversi aspetti.
A proposito di derby, scendiamo in Toscana e nei tabellini dei marcatori di giornata di Lucchese-Pisa c'è il tuo nome marchiato a fuoco in zona Cesarini…
Segnare in quella circostanza è stata una bella emozione perché c'era tanta gente per un derby sentito in serie C. La partita era bloccata sul vantaggio lucchese e fare gol alla fine è sempre veramente speciale. Segnare nei minuti finali di una gara significa provare un'emozione diversa. Poi ricordo che eravamo dalla parte opposta e abbiamo fatto tutto il campo io e i compagni per andare a festeggiare con i nostri tifosi giunti al Porta Elisa numerosissimi.
Come è iniziato tutto? Come è sbocciata la tua passione per il calcio?
E’ nata come per tutti i ragazzi del nostro paese. Fin da piccolo ho giocato a pallone per strada e poi nella scuola calcio. Da noi in Italia, il sogno di tutti i bambini è poter fare di questo sport un mestiere. Una passione che ti porta forse la nostra cultura, la nostra storia.
Si dice che Pinalli straveda per Tabbiani. Un presidente storicamente non facile a prendere in simpatia allenatori e calciatori. Come hai fatto a entrare nelle grazie del presidente?
Ma, io penso sia una cosa reciproca. Ho un ottima opinione del presidente. Con Pinalli mi sembra di parlare con un padre anche se lavoriamo insieme da poco (solo sette mesi). Abbiamo subito creato un rapporto bello, e si percepisce quando stai bene con una persona. Sarà forse alchimia, non lo so, io sinceramente lo reputo una persona speciale, con un grande cuore, sempre vicino ai ragazzi, mai parlato in maniera sbagliata davanti alla squadra. Ha sempre mantenuto un equilibrio costante. Io non so se lui realmente stravede per me, io sinceramente sì, perchè ci fa stare veramente bene a Fiorenzuola.
In una recente intervista Melotti ha ammesso di invidiare il tuo modo di approcciarti e coinvolgere ogni singolo componente della squadra. E’ una cosa che ti è spontanea oppure è ricercata con il lavoro?
Sono contento perché è un bel complimento. Sandro è venuto spesso a vedere i nostri allenamenti e prima delle sessioni facevamo colazione assieme al bar. Ci siamo confrontati spesso. Quando ho iniziato a fare l’allenatore mi sono dato alcune regole. Una di queste è di cercare di coinvolgere tutti nelle proposte che faccio. Ho avuto tanti allenatori e la cosa che mi dava più noia era quando si consideravano solo gli undici che giocavano alla domenica. Quando inizio una stagione il mio obiettivo è coinvolgere tutti e mantenere un’alta intensità negli allenamenti che è fondamentale per ottenere risultati. E se vuoi richiedere l’intensità anche da parte di chi gioca meno occorre rispettare ogni singolo come persone e come giocatore e fare scelta in maniera onesta. Durante la settimana trattare tutti allo stesso modo. La soddisfazione più importante, ancora di più dei risultati è a fine anno è quando tutti ti riconoscono il lavoro e capiscono che sei stato onesto con loro. Per essere onesto è necessario coinvolgere tutti e capire che tutti quelli che iniziano un avventura sono importanti. Se 5 o 6 ragazzi mollano e si allenano a bassa intensità ne risente tutta la squadra come del resto quando si ottengono risultati per la gente contano quelli che emergono la domenica ma per noi che alleniamo il merito è di tutta la rosa che mantiene un’intensità alta.
Nei rapporti umani nel mondo del calcio cosa metti in testa alla classifica dei valori?
Questa domanda si ricollega alla precedente. I valori per me sono molto importanti e in testa alla classifica metto l’onesta. Parlo nel ambito di tutte le componenti della società: dai “capi” a tutti quelli che lavorano per il club, a noi allenatori e ai ragazzi. Venire al campo con l’idea di divertirsi e con il piacere di venire è un altro aspetto fondamentale. Onestamente, non in tutte le annate capita. Una delle cose belle della passata stagione, è che mi sono reso conto che io e i ragazzi venivamo al campo contenti. Non vedevo l’ora di arrivare a Fiorenzuola. Si è instaurato un rapporto con i ragazzi molto bello e onesto, con una continua voglia di confrontarsi e a volte di “scontrarsi” in maniera onesta. Sono sicuro che questi aspetti possono fare ottenere dei risultati importanti. Credo tanto anche nei valori umani del gruppo. Una squadra è composta da tante persone. Non sono solo i ventidue. A volte il rapporto sbagliato con un fisioterapista o un magazziniere, per fare un esempio, può creare problemi in una squadra. Tutti fanno parte di una macchina che va, ognuno per il suo compito. Quando ognuno fa bene il suo lavoro con onestà tutti lo percepiscono e sono stimolati a dare qualcosa in più. Questa è una delle cose belle che ho trovato a Fiorenzuola.
Ti sei già confrontato con il nuovo Direttore Sportivo Marco Bernardi?
Si, abbiamo già iniziato a parlare anche in questa fase attuale un pò particolare, in quanto in serie D non ci sono regole ancora certe sulle date di partenza sull’età dei giovani da schierare che è una componente importante per costruire una squadra in serie D. Marco è un ragazzo giovane, con tante conoscenze, e percorre molti chilometri per visionare calciatori e squadre. E’ un ragazzo educato e ci siamo trovati subito in sintonia. Anche se sembrerebbe prematuro sono convinto che si potrà fare un ottimo lavoro. Abbiamo un’ottima base di calciatori che ha fatto molto bene lo scorso anno. Il mio desiderio è quello di rivedere il maggior numero possibile di calciatori che ho già allenato lo scorso anno, il quanto li reputo ragazzi con valori umani importanti. Ci sono elementi come Guglieri e Corbari per citare solo sue nomi, che hanno un forte senso di appartenenza a questa società. Mi auguro che si possa ricomporre gran parte del gruppo della passata stagione.
Siamo alla fine Luca, abbiamo dimenticato qualcosa?
Vorrei ringraziare la società per avermi dato la possibilità di dare continuità a. lavoro iniziato lo scorso anno. Aggiungo che tutti, staff e ragazzi non nascondiamo ovviamente l’ambizione di salire di categoria. Come ho avuto modo di dire a Luca Baldrighi, persona molto importante che vive con noi le partite in campo e con il quale ho un rapporto speciale, il mio sogno sarebbe salire nella categoria superiore con il Fiorenzuola. Ho la fortuna di lavorare in una società di un certo livello e di grandissimi valori umani. Vedo grande potenzialità come strutture e organizzazione e quindi penso sia lecito avere questo sogno. Il che non vuol dire che si partirà con l’assillo di dover vincere perchè è complicato, la squadra sarà giovane come sempre, ma per questo non è detto che non si possono raggiungere traguardi più importanti di quelli raggiunti nell’ultimo triennio. Io e i ragazzi portiamo questo sogno nel cassetto, condiviso in più di un occasione negli allenamenti e prima delle partite. E non è detto che questo sogno non possa accadere se lavoriamo come abbiamo fatto l’anno scorso. Ringrazio anche voi del blog per questa intervista, con tante domande personali. Speriamo di vederci presto su a Fiorenzuola, con la gente allo stadio, dando un ulteriore senso di normalità dopo mesi particolari per ognuno di noi. L’idea di vedere un giorno gente che si abbraccia in campo e sulle gradinate può voler dire che abbiamo superato questo problema e rivivere di quei contatti umani che abbiamo perso in questi ultimi mesi.
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