domenica 11 ottobre 2020

il Fulvio

L'ho sempre immaginato di corporatura esile avvolto in una vecchia marsina sgualcita. Riparato dal freddo da una larga sciarpa rossonera di lana legata al collo. Il pantalone un po' scappato. Calze di lana  infeltrite con scarpe della festa dritto in piedi sui gradoni ghiacciati della vecchia gradinata del Comunale.
Il Fulvio Calestani, osserva attento quello che succede oltre la pista di ciclismo. Nel rettangolo di gioco. Si dimena per una brutta entrata su Ferrari. Strilla qualcosa in dialetto verso Puerari esortandolo a tentare l'iniziativa personale a centrocampo. Un break è servito dal passaggio del treno lungo la linea posta dietro la porta difesa da Frugoni. Poi improvvisamente le urla e un gesto quasi di stizza. Le braccia tese rivolte verso l'alto. Come quelle del numero nove: Cironi che ha appena fatto gol.
Nel clima euforico prendo coraggio e mi avvicino: "Hai da accendere?". Il Fulvio annuisce e con un sorriso estrae dalla tasca un cerino in legno.

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